#263 - 16 maggio 2020
AAAAA ATTENZIONE - Cari lettori, questo numero rimarrà  in rete fino alla mezzanotte del giorno sabato 30 novembre quando lascerà  il posto al numero 358 - BUONA LETTURA A TUTTI - Ora ecco per voi alcune massime: "Nessun impero, anche se sembra eterno, può durare all'infinito" (Jacques Attali) "I due giorni più importanti della vita sono quello in cui sei nato e quello in cui capisci perchè" (Mark Twain) "L'istruzione è l'arma più potente che puoi utilizzare per cambiare il mondo" (Nelson Mandela) "Io non posso insegnare niente a nessuno, io posso solo farli pensare" (Socrate) «La salute non è un bene di consumo, ma un diritto universale: uniamo gli sforzi perchè i servizi sanitari siano accessibili a tutti». Papa Francesco «Il grado di civiltà  di una nazione non si misura solo sulla forza militare od economica, bensì nella capacità  di assistere, accogliere, curare i più deboli, i sofferenti, i malati. Per questo il modo in cui i medici e il personale sanitario curano i bisognosi misura la grandezza della civiltà  di una nazione e di un popolo». Alberto degli Entusiasti "Ogni mattina il mondo è un foglio di carta bianco e attende che i bambini, attratti dalla sua luminosità , vengano a impregnarlo dei loro colori" (Fabrizio Caramagna)
Lettere al Direttore

Questa lettera, giunta in redazione, sostanzialmente si fà portavoce
del pensiero dominante degli italiani
in questo martellante frangente che ci colpisce senza pietà.

Caro Direttore,

Buongiorno Direttore,
per anni, ricorderai certamente, ci hanno proposto miriadi di hollywoodiani film con situazioni sempre più catastrofiche di epidemie, esplosioni atomiche, inondazioni, terremoti, uragani e via disastrando, tanto che alla fine è successo: abbiamo avuto un’epidemia mondiale da virus.
La differenza sta nel finale, perché nei film arrivavano i nostri e potevamo stare sicuri perché c’erano eserciti di persone perfettamente addestrate ed equipaggiate costate miliardi di monete, di battaglioni NBC (Nucleari Batteriologici Chimici), di agenti 007, di Navy Seals, che sorvegliavano su di noi, erano subito operative e soprattutto risolvevano il problema.
Ma la realtà supera sempre la fantasia: arriva un banale, anche se più patogeno, virus dell’influenza e improvvisamente ci ritroviamo proiettati nel medioevo del XXI secolo. Siamo tornati alla peste del Manzoni.
Sì perché la sconfitta è stata totale.

La prima sconfitta è stata l’Umanità, perché è umano che sorga il sospetto che il virus sia sfuggito, più o meno casualmente, da qualche laboratorio civile o militare. Ma questo sospetto io l’avevo già ai tempi del virus HIV, a causa delle modalità di propagazione.
Poi c’è stata la sconfitta della Medicina. Una Waterloo con degli esperti che non hanno saputo dirci altro che “state a casa e cercate di non ammalarvi perché altrimenti non sappiamo cosa fare”. La Medicina che non è riuscita neanche a proteggere i propri lavoratori, con innumerevoli medici ed infermieri morti negli ospedali nel tentativo di curare i malati. La Medicina che investe soldi e fa ricerca per permettere di partorire fino a 60 anni, che manipola spermatozoi ed ovuli per avere il figlio con gli optional che hai chiesto e che poi non sa cosa fare a fronte di un banale virus, cioè di qualcosa identificato come un parassita dei primi organismi sub-cellulari (la definizione ovviamente non è mia bensì della Grande Enciclopedia Medica Curcio), tranne che di consigliare di non ammalarti. Che poi è più o meno quello che si diceva nelle epidemie del Medioevo, quando ci si curava con le processioni (e non ci siamo andati lontano). La Medicina che ora litiga su chi finanzia di più la ricerca e su chi avrà la primizia del vaccino.

E qui arriviamo all’altra grande sconfitta: l’Economia. L’Economia che, col beneplacito della Medicina, decide chi curare e chi no sulla base del criterio dell’età, che nell’epoca delle monete virtuali e con la finanza di carta che produce derivati il cui ammontare supera il PIL mondiale afferma che non ci sono soldi per tutti. Ma sappiamo che dietro le valute non c’è ormai più alcuna copertura: che stampino più banconote se non sanno fare altro.

E da ultimo la sconfitta della Politica. Eternamente oscillante tra il permissivismo più totale e la chiusura più intransigente. La Politica che ha imperversato H24 su tutte le televisioni per inondarci di numeri incomprensibili ai più. Che si è circondata di esperti di tutti i tipi dai quali ci saremmo aspettati qualcosa di più dei banali consigli di buon senso come il rimanere a casa il più possibile per evitare il contagio, detto dalla loro casa di centinaia di metri quadri magari anche con qualche ettaro di parco intorno e rivolto a chi abita in un seminterrato di 40 metri quadri in 4 persone. L’unica cosa che si può ascrivere al Governo di positivo è quella di aver mantenuto una sostanziale linea di coerenza nella gestione dell’emergenza avendo deciso di affidarsi agli esperti. Anche se poi c’è stata una proliferazione di comitati e task-force composti dai soliti plurisaggi, pluiripremiati, pluridecorati e pluriincaricati, il cui unico fine è sembrato essere quello di condividere gli errori e deresponsabilizzare il decisore. Perché, come si sa, le vittorie hanno mille padri e le sconfitte sono sempre orfane.

Avrebbe potuto aiutarci di più la Tecnologia, ma non si è voluti andare oltre il lavoro da casa. Mentre i robot avrebbero potuto fare le mascherine senza paura di contagiarsi, avrebbero potuto aiutare negli ospedali senza andare in isolamento. Invece si è pensato di fare l’app per avvisare se chi incontri sia stato contagiato. Ma è l’evoluzione di una tecnologia che si usava già nel Medioevo quando, in mancanza dello smartphone, si applicava una campanellina agli appestati per avvisare chi stava intorno di evitarli. Dieci secoli dopo dagli esperti mi sarei francamente aspettato qualcosa di più efficace e meno costoso per mantenere il distanziamento sociale, più politicamente corretto.
Se dalle organizzazioni internazionali, sovranazionali e nazionali dei singoli stati questa è stata la risposta, poveri noi. Possiamo solo augurarci che non succeda più! Sicuramente ci sono tutti gli elementi per una serie di licenziamenti in tronco, oltre l’articolo 18 (venir meno della fiducia), però trattenendo la liquidazione, perché servirebbe a ripagare i danni.

E in tutto questo il Paese si accapiglia, ma questo è un problema interno, sul significato profondo di congiunto e se si può considerare congiunta anche la segretaria in ufficio che qualche volta te l’ha data nel weekend.
Poi ci si rallegra che i calciatori possono ricominciare ad allenarsi, almeno singolarmente. Anche se ci preoccupano certamente le difficoltà dei portieri che per allenarsi dovranno tirare una punizione e poi correre contemporaneamente tra i pali per pararla.
Ma siamo speranzosi che ripartirà il rito dell’Aperitivo, che sembra uno dei riti principali degli italiani. Anche se non si capisce perché: se la povertà è alle porte e si soffrirà la fame, l’aperitivo non rischia di aggravare il problema?

E per ultimo c’è il caso delle mascherine senza certificazione. Ma se le geniali autorità lombarde avevano affermato che, in mancanza delle mascherine, bastava coprirsi naso e bocca con una sciarpa, a che serve la certificazione delle mascherine? Neanche le sciarpe erano certificate! Mascherine che comunque mancano. E non fare la solita domanda “cosa avresti fatto tu”, perché sarebbe sbagliata sia la domanda che la persona: IO NON MI SONO MAI CANDIDATO NE HO MAI CHIESTO IL VOTO PER DECIDERE PER GLI ALTRI! Come tutti, le decisioni le subisco.
E per questo finisco con le parole del Signor G che in un suo testo diceva:
io non mi sento italiano ma per fortuna o purtroppo lo sono.
E poi aggiungeva:
ma se fossi nato in altri luoghi poteva andarmi peggio.
Con stima
Giuseppe (email)

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