Caro Presidene
di Dante Fasciolo
Caro Presidente,
in questi giorni in molti ti hanno scritto,
hanno sentito il bisogno di comunicare
non già per alleviare il duro isolamento,
bensì, credo, per riaffermare in se stessi
il senso di un' appartenenza…esserne in qualche modo
testimoni e protagonisti.
A chi altri, avrebbero potuto manifestare
questo sentimento…questo sgomento del cuore
in un tempo in cui l’ascolto sembra
definitivamente caduto…ignorato per ignavia.
A chi altri, avrebbero potuto confessare
i timori che attanagliano i semplici.
Gli attuali codici della vita degli uomini
hanno mutato il pensiero e l’azione di ciascuno,
hanno stravolto l’esistenza, immergendola in un vortice
che non permette respiro, riflessione,
e che omologa e cancella antiche cadenze,
più sagge e corroboranti misure di esistenza.
A chi altri, in contrapposizione all’ indifferenza
di autisti di apparati senz’ anima, di costruttori
di intrigate matasse di potere,
di giullari così assuefatti e distinti
nei loro panni "arlecchino"…tutti
così perdutamente immersi nel loro annaspare quotidiano.
Scrivo al Presidente…voglio farlo,
non già come ultimo rifugio possibile,
non già come consolazione di un giorno…
ma come ad un cittadino mortificato al pari di tanti altri
dalla ferrea morsa che attanaglia la difficile vita sociale,
resa ancor più precaria, oggi, in presenza di un male invisibile,
che mette in evidenza i danni di altri molteplici virus
creati dall’ uomo nei laboratori del potere e dell’ingiustizia.
Scrivo al Presidente…altrimenti a chi…
potrei comunicare il senso di appartenenza,
di testimonianza, di coerenza per questa mia terra…
nel mentre assecondo la cadenza del respiro al ritmo del cuore.