"una cosa bella è una gioia per sempre"
John Keats
Limite sull'Arno (Firenze)
Museo remiero
di Alessandro Gentili
Sede della più antica Società Canottieri d’Italia, fondata nel 1861, e di numerosi cantieri navali, il museo di Limite sull’Arno ospita oggi una interessante collezione sulla cantieristica navale.
Il centro è nato per valorizzare il patrimonio di conoscenze legate alla cantieristica e al canottaggio tramandate per secoli dai navicellai limitesi, esperti nella conduzione delle imbarcazioni sul fiume e da tutte quelle figure professionali, i calafati, gli scafaioli, i segantini e i maestri d’ascia, che contribuirono alla nascita dei cantieri in un luogo così lontano dal mare.
I locali espositivi accolgono modelli in scala ridotta delle imbarcazioni che in passato venivano fabbricate in questa zona, documenti, foto d’epoca e strumenti di lavoro. Un’intera sezione è dedicata all’attività dei cantieri e alla cantieristica in genere.
Ancora oggi questo mestiere è molto importante nel territorio, tanto che il paese di Limite rappresenta uno dei centri più qualificati in tutta la Toscana, anche se molti cantieri si sono spostati sulla costa.
Tra gli oggetti esposto si conservano inoltre numero di trofei e foto degli atleti della Società Canottieri “Limite”che nel corso del tempo hanno ottenuto importanti risultati a livello nazionale e internazionale. La Società Canottieri “Limite” nacque nel 1861 in seno al locale Cantiere Navale Picchiotti per opera di un gruppo di operai e del titolare Picchiotti.
Già nel 1860 un gruppo di operai limitesi, che erano a costruire una draga in località Le Sieci, avevano dato luogo in Arno, durante una festa paesana, ad una gara con i barchetti. Al ritorno parlando di questo con il titolare del Cantiere decisero, visto il successo della manifestazione, di continuare con queste gare, e si costituirono così in associazione.
Museo Remiero è nato per valorizzare il patrimonio di conoscenze legate alla cantieristica navale e al canottaggio, ottenuto importanti risultati a livello nazionale e internazionale.
Del canottaggio, l’Italia ha appreso qualcosa dalle deliranti telecronache di Gian Piero Galeazzi, che ha saputo trasformare gli eroi di quello sport in un elogio personalizzato. Ricordo che si parlava più del Galeazzi che dei fratelli Abbagnale veri eroi nazional/sportivi: ne è divenuto un po’ l’emblema, il simbolo, l’alfiere di questo stupendo sport. Peccato che le riprese televisive si siano trasformate in un: “ A che ora parte Galeazzi?” (ero presente, ero in casa di amici, c’erano le Olimpiadi o i campionati del mondo, non ricordo bene) e tutta l’attenzione era passata dai canottieri al telecronista. Ricordo che, partita la gara, il gruppetto di amici con cui assistevo, non aspettava altro che gli ultimi 500 metri di gara dove il Galeazzi iniziava a strillare, ovviamente incurante della ….sportività di una gara.
Peccato, oggi si ricorda più il telecronista che i grandiosi fratelloni napoletani….