#253 - 21 dicembre 2019
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Piccoli Grandi Musei Italiani

"una cosa bella è una gioia per sempre" John Keats

Castanea delle Furie (messina)

I "Ferri du misteri"

Il più ricco museo dei mestieri che lentamente scompaiono

di Alessandro Gentili

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In questo museo etno- antropologico è custodita l'arte rurale, contadina e marinara dei peloritani, sellai, tappezzieri, decoratori, fotografi, acquafioristi, falegnami, arrotini, peltrai, orafi, miniaturisti, liutai, tessitori, musicanti e mosaicisti.
Gli antichi mestieri, che rischiano l'estinzione, presentano un elevato grado di professionalità e costituiscono un valore che non vogliamo disperdere.
Tutto questo mondo è ben custodito all'interno di uno stabile Seicentesco, già sede della prima farmacia del paese di Castanea nel 1700.

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Il museo nasce grazie alla passione di Domenico Gerbasi. Qui si trova la testimonianza di un vivere, di un passato lontano narrato nel concreto da oggetti che sembrano usciti dalla macchina del tempo. Ed è questa la filosofia dì questo piccolo museo che ha intrapreso la complessa opera di recupero di oggetti antichi quasi per caso, nel lontano 1963. Non va trascurato il contributo dei vari amici di Domenico che hanno collaborato e continuano, donando alcuni reperti che uno alla volta arricchiscono sempre più la diversità, la pluralità degli oggetti contenuti nel museo. Gli antichi mestieri, che rischiano l’estinzione, presentano un elevato grado di professionalità e costituiscono un valore che in certe zone del nostro paese, ormai quasi nicchie, non vorremmo disperdere. Ahimè, temiamo sia una piccolissima battaglia perduta. La tecnologia avanza spietata….

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Avvicinare i giovani a quello che possiamo considerare un patrimonio culturale e storico del nostro Paese, vuol dire anche fornire loro anche una prospettiva di lavoro che possa raggiungere un mercato selezionato e in espansione. Oggetti, che ci riportano indietro nel tempo, arnesi e utensili vari nei quali sono impressi i segni della fatica dei campi, dell’usura e della vita domestica. Sono reperti che testimoniano frammenti di storia e di cultura.

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Se è vero che senza memoria non c’è identità e senza identità non c’è futuro, il tesoro dell’uomo dei ricordi non può e non deve rimanere il privilegio di pochi, ma diventare opportunità per tutti: sia per quanti giovani locali e turisti, vogliono comprendere la storia e lo spirito che quegli oggetti contengono e che hanno significato fatica, sudore e rinunce, ma anche giovinezza, speranza e vita. I vecchi utensili di legno, di cuoio, di ferro, da taglio, da cucina un tempo utilizzati dalla mano dell’uomo sono stati sostituiti da macchinari ad alta precisione.

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Paradossalmente però, possedere un vecchio oggetto antico è motivo di vanto e, più è strano o raro, più genera soddisfazione per il fortunato possessore. Lo si mette in bella mostra, lo si inserisce nella collezione privata come anello di congiunzione di quella affannosa ricerca nel tempo del “pezzo” mancante. Nascono così, collezionisti di utensili che li custodiscono con sacralità maniacale, e questo è proprio il nostro caso. Dunque, grazie a Domenico Gerbasi e a tutti coloro che, sparsi sul territorio nazionale, si “industriano” a raccogliere testimonianze di un passato quasi perduto.

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Da un punto di vista del turismo, sono tanti i musei che rievocano questi antichi mestieri come il museo “I ferri du misteri” a Castanea che può essere annoverato tra i più ricchi e titolati della Sicilia, il Museo etnografico siciliano G. Pitrè di Palermo, la Casa-Museo A. Uccello di Palazzolo Acreide, il Museo dei luoghi del lavoro contadino di Buscemi, il Museo Regionale delle tradizioni Silvo-pastorali G. Cocchiara di Mistretta, il Museo etnostorico N. Cassata e il Parco Museo Jalari di Barcellona, per citarne qualcuno sito nel territorio siciliano.

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