Televisione gioia e dolore
Zapping
Frammenti semiseri di cronaca televisiva
di Luigi Capano
Adesso a questa età posso dirlo: il ’68 mi stava antipatico, proprio non capivo cosa andavano cercando questi comunisti… confessa con un sorriso il simpatico Renzo Arbore ospite di Mara Venier a “Domenica in” ricordando gli anni spumeggianti della sua vispa giovinezza. Una confessione che la dice lunga sulla pratica intimidatoria della censura “democratica” nella televisione di Stato: un efficace sistema di controllo dell’opinione pubblica mai dismesso, è il caso di aggiungere (pensiamo alle recenti purghe renziane). Il sempreverde Arbore è stato in questi giorni anche protagonista e artefice di un giocoso e commosso ricordo del suo amico Gianni Boncompagni scomparso due anni fa: gli ha dedicato “No, non è la BBC” , un programma in prima serata su Rai2 che ha ripercorso la carriera di questo geniale protagonista della televisione italiana.
Sempre sulla Rai Alberto Angela ha dedicato una puntata del suo programma “Ulisse: il piacere della scoperta” a Leonardo da Vinci di cui ricorrono 500 anni dalla morte. Abbiamo goduto di una piacevolissima serata in compagnia di questo illustre signore – scienziato onnivoro e sapiente umanista - che in alcuni campi dello scibile ha addirittura precorso i tempi, grazie alla misurata bravura di Angela che ha evidentemente ereditato i cromosomi del padre Piero. Bella la fotografia, ottimi i tempi, coinvolgente il montaggio.
Su Rete 4 ci solleva da un lieve torpore postprandiale (era una cena ma non importa: il clima gastroenterico è il medesimo) Mario Giordano, un giornalista da urlo (è proprio il caso di dire) con la sua forsennata trasmissione “Fuori dal coro”. Nonostante i suoi modi a tratti clowneschi e la mimica da tarantolato le inchieste di Giordano sono oltremodo coraggiose e, per quanto ci riguarda, in gran parte condivisibili. Pensiamo a quella recente sulla giustizia ingiusta – per non dire scellerata - che dà troppo spesso l’impressione di prendersi amorevolmente cura di chi delinque (soprattutto degli assassini, chi sa poi perché); e l’altra su quel servilismo dell’accoglienza che ha coinvolto recentemente purtroppo anche ministri e alti prelati: è ricicciata qualche giorno fa l’annosa questione del crocifisso nelle scuole -ritenuto chi sa mai perché - inopportuno; e addirittura – se non si tratta (lo speriamo) di una fake news – sono apparsi sulla scena del cazzeggio ecumenico i tortellini dell’accoglienza fatti con carne di pollo, proposti dalla Curia di Bologna. Ma un prete romagnolo ospite in studio si è schermito affermando di essere devoto ad un’immagine di Sant’Antonio col porcello.