Piccole storie clandestine – 2
Una fortuna sfacciata
di Ruggero Scarponi
Il mondo aveva stretto un patto con Samuele. Ognuno per conto proprio. Senza interferenze. E Samuele alla soglia dei settant'anni, era un uomo solo. Era sempre stato solo. Eppure non era un misantropo semmai un timido, uno schivo.
Essendo sabato, Samuele si accinse alle abituali attività . Dopo la doccia e l'accurata rasatura, era molto attento all'aspetto, l’agenda giornaliera prevedeva una seduta al caffè della piazza con annessa lettura del giornale.
Prima di uscire di casa attese l'arrivo della signora Gloria che veniva per il bucato settimanale e la stiratura.
- Buon giorno Dottore – disse la donna, appena fu in casa.
- Buon giorno Gloria – rispose cortese Samuele – tutto bene?
- Si, grazie...Oggi Dottore se non le dispiace, andrei via un'ora prima...
- Va bene. – acconsentì l’uomo - Mi raccomando solo per il vestito, Gloria. Almeno mi lasci stirato il vestito. Per il resto si regoli come crede.
Samuele si assicurò che la donna prendesse posizione in casa e subito dopo uscì.
Gloria non doveva far altro che richiudersi la porta alle spalle, una volta terminato il lavoro. Non c'era bisogno di chiudere a chiave, quello era un posto tranquillo.
Samuele indugiò qualche istante, nell'atrio del palazzo, di fronte a un grande specchio che lo ritraeva a figura intera. Lo faceva per abitudine, per assicurarsi di essere in ordine. Si osservava con cura. Che l'abito cadesse bene, la camicia stirata a dovere e che la forma fisica non difettasse. Aveva dovuto osservare un po' di regime alimentare ultimamente, da quando aveva notato, aprendo la giacca una mattina, un leggero rigonfiamento sotto il gilé, a livello dello stomaco. Da quella volta aveva preso l'abitudine di aprire la giacca per constatare il ritorno alla linea snella. - Niente male – pensò di se stesso, accennando un sorriso.
- Esame superato, anche stamane. Ora si può procedere.
Cominciava con il saluto ad Ernesto, il portiere. - Buondì Sor Ernesto, novità ?
- Nulla dottore – rispondeva quello, mentre scrutava la posta, nel caso improbabile ci fosse qualcosa per Samuele.
- Tutto secondo la norma – aggiungeva, tanto per dimostrarsi gentile e disponibile.
- Niente per me? – chiese Samuele dopo un attimo di titubanza.
- Non mi pare… – e fingeva il portiere, di controllare ancora la corrispondenza, ben sapendo che anche quella mattina nessuno aveva pensato di scrivere al dottor Samuele.
- Allora… Io vado. Ernesto, se qualcuno dovesse cercare di me… Non sarò di ritorno prima di sera. Può dire così, grazie.
- Non dubiti Dottore. Stia tranquillo.
Samuele si avviò verso la piazza. Si sentiva sereno, nonostante quel fondo di mestizia che lo accompagnava. Per quanto si sforzasse di ricordare non riusciva a cogliere un momento della sua vita che ne fosse privo.
-
Anche da bambino – rifletté – ero già così. Assorto, distaccato. Non posso dire infastidito, questo no, ma quasi timoroso, un poco triste, desideroso di quiete.
Passeggiare gli piaceva. Lo aiutava a distendere i nervi. Intorno, non poteva far a meno di notare come negli anni le cose mutassero. Ma naturalmente erano soprattutto le persone a interessarlo.
Senza farsi notare, lanciava uno sguardo al primo piano della palazzina al numero ventuno. Lì abitava Federica. La conosceva dall'infanzia. Non si erano mai parlati, ma lui conosceva molte cose di lei. Per esempio che a scuola non era riuscita gran che. Troppo carina, troppo corteggiata e...troppo disinvolta. Fidanzati ne aveva cambiati, parecchi. Poi era andata a lavorare. Si era messa, prima col figlio del padrone del bar, poi col padrone del bar e alla fine si era dovuta precipitosamente sposare con Arturo, operaio edile. Per il resto una vita grama, fatta di figli e di “botte”. Arturo era anche un bel po' geloso e a ragione. E uno scivolare triste negli anni, senza più i corteggiamenti e le allusioni degli amanti. E infine i figli come ultima spiaggia di una vita consumata troppo presto e troppo in fretta. - Chissà se mi avrà mai notato – pensò Samuele – se si sarà mai chiesta di come mi chiamavo. Ancora oggi mi domando se, pur incrociandomi tutti i giorni, conosca il mio nome. Se nel declino dei suoi anni migliori si sia mai posta la domanda, vedendomi tutto sommato benestante e ben messo: Ah! Se lo avessi incoraggiato...Se gli avessi fatto capire...se...se...
Samuele sorrise e passò oltre.
Al negozio di ferramenta c'era invece Claudio. Gli era sempre stato antipatico. Era stato un bullo. E un po' l'aveva fatto soffrire, alle medie. Gli faceva un sacco di scherzi. Cattivi, sempre. Si diceva, allora, che era uno che già a tredici anni andava a donne e che…- Bah! Chissà … Forse, seppure. Oggi, invece, - constatò Samuele - guardalo un po’ come si è ridotto, è calvo, peserà più di cento chili e vive solo come un cane, separato dalla moglie e neanche i figli lo vanno mai a trovare. Che strana la vita. Uno così, avresti detto che spaccava le montagne e poi è finito a fare l’aiuto commesso, in una ferramenta, all'età sua, senza neanche la pensione. Un disgraziato.
Prima di arrivare al caffè, sulla piazza, Samuele aveva l'abitudine di fermarsi per una breve riflessione nella chiesetta di Santa Maria.
Dieci minuti, non di piĂą, ma anche questa sosta lo faceva star bene.
Poi il caffè, il giornale, quattro passi su e giù per il corso e finalmente il pranzo alla trattoria di Gianni, anche questo un vecchio amico d'infanzia. Più che amico, conoscente. Infatti, anche adesso che erano almeno dieci anni che pranzava tutti i sabati nel suo locale, non avevano praticamente trovato nulla da condividere. - Buon giorno Dottore – esordiva gioviale il Gianni appena lo vedeva entrare e...Tutto lì. Non c'era altro da dirsi.
- Oggi Dottore abbiamo i cannelloni...
- Va bene per i cannelloni
- Un bel rosso della casa...
- Bianco, Gianni, preferirei un bianco...
- Come vuole lei dottore...
- La cosa strana, si diceva Samuele è che io a questo Gianni praticamente non me lo ricordo. Siamo stati ragazzi insieme, di sicuro, ma proprio non riesco a ricordarmelo fino a ...Quando si è sposato. Mi torna alla memoria il fatto che fece impressione che uno tanto anonimo fosse riuscito a sposarsi quella bella ragazza tedesca che veniva in vacanza qui, tutti gli anni. Ci rimasi male, lo ammetto. Pensai: in fin dei conti, non potevo sposarmela io, una così? E' bella ancora oggi, allora era uno schianto e Gianni, invece, era anonimo anche allora....Boh! Che strana la vita.
I problemi nascevano nel dopo pranzo.
Samuele non sapeva proprio come far passare le ore.
E lo assaliva la tristezza, la depressione.
Girava solo per i giardinetti deserti. Passava da una panchina all'altra e si sorprendeva a invidiare la vita di tutte quelle persone che pur tra sconfitte e insuccessi, ma almeno avevano vissuto un momento di felicità , un sussulto del cuore, una trepidazione, qualcosa, insomma, che ne certificasse il senso della vita. - Vi vedo sa – mugugnava pieno di rancore all'indirizzo di ignoti osservatori – vi vedo che dietro le imposte mi osservate e mi compatite! -
- Ma è forse colpa mia se sono fatto così?
- Per essere felice mi sarebbe bastato poco…
Samuele istintivamente si aggiustò il bavero della giacca e si stirò le balze con le mani. - A che serve tutto questo?- si disse a un tratto con rabbia - Ho settant' anni, a chi può interessare più, se sono ben vestito, curato, in forma! C'è forse una donna giovane che potrebbe interessarsi a me? E se anche fosse, come potrei non dubitare…?
- Che assurda scelta ho fatto nella vita! Ma non è stata colpa mia, è così che sono nato.
Con queste riflessioni, amare, talvolta amarissime, Samuele riusciva a raggiungere le sei, le sette di sera. Un orario decente, quasi l'ora di cena. Dopo, un bicchiere di latte, una fetta di torta, un poco di televisione e un libro e ci si poteva addormentare tranquilli.
Di solito, però, prima di rientrare, aveva l'abitudine di fermarsi presso il fornaio vicino casa, a comprare il pane fresco appena sfornato nel tardo pomeriggio. - Ha fatto una buona passeggiata, Dottore?
Samuele restò di sasso. Nessuno lo aveva mai interloquito in tanti anni. A nessuno era mai interessato sapere se faceva o non faceva passeggiate. E ora questa giovane donna, una straniera, con un sorriso luminoso si rivolgeva a lui come se lo conoscesse da una vita. - L'ho vista sa, Dottore...Le ho anche fatto un cenno di saluto...Ma lei era talmente assorto nei suoi pensieri...
- Io...Io...- Balbettò Samuele – No...Mi scusi...Io...
La donna gli sorrise nel vederlo così imbarazzato. Ma gli sorrise con tanta dolcezza che Samuele quasi si commosse. - Allora, Dottore – continuò la ragazza mentre gli allungava l'incarto con il pane – Se non la disturbo, domani, potremmo passeggiare insieme. Qui, alle due, il negozio chiude e fino alle quattro, non so cosa fare. Vado sempre ai giardinetti, ma a stare da sola, sa, mi viene la tristezza. Ho visto che a quell'ora anche lei passeggia e...
- Lei… ha visto... me ?– Chiese incredulo l’uomo – Ma si, certo, certo – si affrettò ad aggiungere – certo che possiamo passeggiare insieme, come no....Domani, Sicuro! Ci conto!
- Caspita!– commentò, quando fu a casa, Samuele - caspita! E’ pure carina...
Il giorno seguente, come stabilito, s’ incontrarono ai giardinetti e passeggiarono, parlarono e risero!
All’uomo non sembrava vero. Godere della compagnia di una giovane donna che addirittura si era fatta avanti per conoscerlo era davvero incredibile, incredibile e meraviglioso.
Quella ragazza l’aveva notato e voleva passare del tempo con lui. Forse era rimasta colpita dalla sua aria distinta, dai suoi abiti eleganti…Al momento, comunque, era soltanto una conoscenza superficiale, ma poteva diventare un’amicizia e forse…ma no, ma no, andava bene così, un’amicizia era sufficiente, senza mettersi in testa strani pensieri. Era già tanto che qualcuno si fosse accorto di lui, cos’altro poteva desiderare di più? E poi era meglio muoversi con cautela per non rischiare di rovinare tutto. Avrebbe lasciato alla donna l’iniziativa su come condurre le cose, almeno nei primi tempi, in modo da capirne le intenzioni e se poi, volesse il cielo, ci fosse stato un seguito…meglio non crearsi inutili aspettative, però, e incrociare le dita, piuttosto!
Alle quattro Samuele accompagnò la sua amica al forno e si dettero appuntamento per il giorno dopo.
- Ah! Samuele – pensò – Chi l'avrebbe detto? Stavolta hai avuto una fortuna sfacciata...A settant'anni una così e...Sembra anche sincera!
Samuele non resistette alla tentazione di far progetti. - Domani – pensò – dopo la passeggiata e prima di riaccompagnarla al forno, la porto a prendere un gelato e sabato…se fosse libera, potrei invitarla a pranzo, da Gianni!
L'indomani il risveglio fu sorprendente. Si sentiva come trasformato, un altro uomo, pieno di energia e di ottimismo. - La vita comincia a settant'anni! - Canticchiò, sotto la doccia.
Per il resto fece le stesse identiche cose di sempre e finalmente andò ad aspettare la sua amica come d'accordo, ai giardinetti.
Stavolta non si soffermò, strada facendo, a osservare i vecchi conoscenti, soprattutto i più sfortunati, quelli che erano rimasti delusi dalla vita nonostante le premesse. Corse al luogo dell’incontro come avesse le ali ai piedi. Sorrise spontaneamente di sua iniziativa ai radi passanti che incrociava e l’abituale tragitto, compiuto stancamente tante volte, gli sembrò leggero e radioso, come non mai.
Raggiunto il luogo prefissato, con un certo anticipo, si guardò intorno compiaciuto.
Che lo scrutassero pure dalle imposte socchiuse, i ficcanaso e gli sciocchi, a breve, sarebbero rimasti sbigottiti a vederlo in compagnia della sua amica. Il vecchio Samuele, ora, non era piĂą solo!
L'attese tutto il pomeriggio. Ma lei non venne.
Pensò varie cose, ma intanto la delusione aveva preso il posto dell'euforia.
Si fece coraggio e andò al forno.
Naturalmente non la trovò neanche lì e allora chiese. - No, Dottore – gli risposero – Sappiamo solo che non era in regola col permesso di soggiorno ed è stata rimpatriata. Stamattina è dovuta partire.
- Le occorre del pane Dottore?
- Non so – rispose Samuele – Non saprei...