Televisione gioia e dolore
Zapping
Frammenti semiseri di cronaca televisiva
di Luigi Capano
Siamo sintonizzati sul talk show “Io e te” condotto dal giornalista fumantino Pierluigi Diaco che con gran facilità maltratta in pubblico i suoi ospiti quando qualcosa non gli va a genio. E’ successo a Vira Carbone, conduttrice gioviale e sgrammaticata di una trasmissione dedicata al benessere (come si può dimenticare l’immancabile tormentone, in italiano maccheronico, ad ogni fine puntata: “Voletevi bene”!) che avendo – ahimè - fatto squillare in diretta il cellulare, si è sentita chiamare, coram populo, maleducata. E’successo alla scrittrice Antonella Boralevi che ha portato in studio - ahimè, forse a sorpresa - il suo ultimo libro da promuovere: un’azione di cattivo gusto ha fatto notare a favore di telecamera il buon Diaco.
Oggi però il clima è decisamente disteso: è ospite un personaggio storico del cinema italiano, il press agent per antonomasia Enrico Lucherini (classe 1932). Nel corso della conversazione gli viene chiesto cosa ricordasse del periodo bellico.
Risposta: “ Certamente la fuga dei tedeschi che entrarono nella nostra casa di Castel Gandolfo per rubarci la macchina e scappare…ma dopo tre giorni …il passaggio dei marocchini…quindi sai… non è che si passava da una cosa… a …”. Cautamente si ferma con le parole e prosegue con la mimica alludendo al proverbiale passaggio dalla padella alla brace.
Il riferimento, poco velato, riguardava le cosidette “marocchinate”, un tragico momento della nostra storia di cui si dice poco: gli stupri, i massacri, i saccheggi perpetrati sul suolo italiano dalle truppe coloniali del CEF (Corps Expeditionnaire Francais) aggregate agli “Alleati”. La coscienza storica a giarrettiera è tipica dei nostri tempi o, forse sarebbe meglio dire, di ogni tempo.
Lucherini parla quindi della sua passione per il cinema soprattutto quello degli anni ‘30 e ’40. Ricorda le dive del ventennio come Assia Noris e Maria Denis, e il pensiero va ad una grande attrice recentemente scomparsa, Valentina Cortese. “C’è un errore.” - aggiunge – “ In questi giorni i giornali hanno scritto di Valentina Cortese come della stella di Fellini. In realtà lei è stata l’ultima stella del ventennio. Pensiamo alla “Cena delle beffe” di Sem Benelli”.
Altri ci hanno lasciato in questi giorni, che continuano a vivere in qualche modo nella nostra memoria.
L’attrice, ormai da tempo defilata, Ilaria Occhini, nipote del grande Papini e figlia del dimenticato (ingiustamente) storico dell’arte Barna Occhini; lo scrittore Andrea Camilleri di cui confessiamo di non aver mai letto neanche una riga ma che abbiamo sempre ammirato per la straordinaria qualità affabulatoria del suo eloquio; e, soprattutto, Luciano De Crescenzo, scrittore e uomo di spettacolo, simpatica incarnazione di quell’antica saggezza partenopea che sa mescolare armonicamente leggerezza e profondità, amarezza e crassa risata in un’effimera metafisica della quotidianità.