Mantova - Galleria Arianna Sartori
Paolo Spoltore
Intervista di Diana Alessandrini e Nota di Anna Maria Di Paolo
di Redazione
La Galleria Arianna Sartori di Mantova, ospita la mostra “Antologica” dello scultore Paolo Spoltore.
Inaugurazione 13 aprile, con la presenza dell'autore.
Un felice ritorno quello dell’artista di Lanciano a Mantova voluto dalla curatrice Arianna Sartori, dove è già stato presentato in tre occasioni con tre esposizioni personali dalla Galleria Sartori: nel 2004 con “Naturalmente”, nel 2009 con “Totem. Presenze utopiche 2008” e nel 2011 con “Cuori pietrificati e Bestiario”.
Fino al 2 maggio sarà possibile ammirare in Galleria sculture e pannelli realizzati in pietra, legno, ferro e bronzo che ripercorreranno l’interessante percorso artistico del Maestro.
Ferro-Legno-Chiodi e Chiavi Riciclare ad Arte L’arte di oggi non può non guardare ai temi etici, non può ignorare l’emergenza ambientale.
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Diana Alessandrini: la necessità non più rimandabile per il mondo di avviare un ciclo di riuso delle materie che produciamo e mentre si moltiplicano le mostre di artisti che utilizzano per le proprie opere i rifiuti, noi siamo andati a trovare un grande artista, il maestro Paolo Spoltore, abruzzese, il suo atelier è fuori Lanciano circondato dal verde vicino Chieti ai piedi del Gran Sasso.
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Paolo Spoltore: io recupero dalla civiltà contadina attrezzi agricoli pezzi meccanici, a testimonianza del passato, che poi nel futuro diventa come se fosse un libro scritto che attraverso la scultura questo assemblaggio di pezzi testimonia il percorso di una civiltà, di un periodo storico della tecnologia partendo dalla demolizione dove si trovano le auto da rottamare, alle fabbriche che fanno pezzi per l’industria.
- Diana Alessandrini: mi dice qualche nome di queste sculture che stiamo osservando in questo parco?
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Paolo Spoltore: quella che abbiamo di fronte è un toro, l’altra è un sole con all’interno una maschera, è un ostensorio.
- Diana Alessandrini: ma lei direbbe che queste sculture sono idoli contemporanei?
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Paolo Spoltore: si, esatto, sono idoli. Quando saremo all’interno dello studio le farò vedere una serie di totem, la versione di un dio, ognuno ha il suo, c’è quello religioso, quello pagano il mito mi attira, mi affascina perché c’è sempre del mistero dietro ogni cosa, io cerco di traslare il senso del mito nella realtà quotidiana per un fatto così, personale, viviamo in un contesto in un mondo, dove tutto è frenesia quindi mi porta al di là di queste realtà quotidiane pertanto vorrei volare più in alto.
- Diana Alessandrini: Spoltore si esprime con un linguaggio ricercato capace di realizzare con catene, chiodi, viti, bulloni forme sinuose aggraziate, decorative sempre di grande potenza espressiva.
- Paolo Spoltore: a me piace andare oltre e comunque nel dettaglio, curare e non essere estremamente ermetico, essenziale, tutte queste forme che vediamo sono i totem di cui parlavamo sono in legno, ferro e pietra. La forma totemica più o meno si sviluppa prevalentemente in senso verticale, con tagli che ricorda l’arte africana, e, in qualche modo un certo stile picassiano, invece nella parte terminale della scultura, si caratterizza attraverso l’espressione, il racconto unico e irripetibile.
Ora stiamo osservando l’opera “Recupero del Gran Sasso” che porta in sè una pietra raccolta durante un’escursione sul Corno Grande del sempre sul Gran Sasso d’Abruzzo, la grande finestra sul mondo. Alla fine di questo incontro le farò vedere l’opera, “Guerriero da Capestrano” riprodotto in legno pregiato e in scala reale, questo rappresenta l’identificazione del popolo abruzzese , simbolo di una storia, cultura e tradizione artistica di un territorio.
«Così i Totem, il Bestiario, i Cuori pietrificati, l’Omaggio ai terremotati de L’Aquila, i Volti di pietra, le Metafore offrono al pubblico sì l’idea di purezza, ma non più come sentimento integro bensì come uno stato d’animo spezzato in decise cesure di materia. Nella moltiplicazione delle immagini, l’Artista enfatizza, infatti, il tema tanto potente del dolore, della sottrazione di un’umanità indispensabile al vivere quotidiano. La sua ricerca plastica si appunta, altresì, da un punto di vista operativo, negli scarti industriali che, recuperati, vengono valorizzati nelle sue sculture composite e articolate “nei riferimenti mitici, zoomorfici o antropomorfici” a cui conferisce un “aspetto simbolico ed evocativo”».