#238 - 13 aprile 2019
AAAAAATTENZIONE - Cari lettori, questo numero rimarrà in rete fino alla mezzanotte di martedi 31 dicembre quando lascerà il posto al n° 359 - mercoledi 1° dicembre 2025 - CORDIALI AUGURI DI BUON ANNO e BUONA LETTURA - ORA PER TUTTI un po' di HUMOUR - E' da ubriachi che si affrontano le migliori conversazioni - Una mente come la tua à affascinante per il mio lavoro - sei psicologo? - No architetto, mi affascinano gli spazi vuoti. - Il mio carrozziere ha detto che fate bene ad usare WathsApp mentre guidate - Recenti studi hanno dimostrato che le donne che ingrassano vivono più a lungo degli uomini che glielo fanno notare - al principio era il nulla...poi qualcosa è andato storto - una volta ero gentile con tutti, poi sono guarito.
Racconto

L'incidente

Parte terza - Il Groviglio

di Ruggero Scarponi

Parlare con la mamma di Martina fu tutt’altra cosa. La poveretta era caduta in depressione e fu ricoverata in una casa di cura con il divieto assoluto di parlare della figlia fintanto che un adeguato supporto psicologico non glielo consentisse. Ma fu il fratello Luca a suscitare la sorpresa più viva. Il ragazzo non sembrava superare l’accaduto. A differenza della mamma si manteneva lucido e controllato, poi, però, improvvisamente cadeva vittima dell’angoscia e della disperazione. Probabilmente la morte della sorella avvenuta prima di una riconciliazione ne aveva suscitato un profondo senso di colpa. Una mattina Pavesi lo raggiunse a casa, una villetta appartata, in mezzo a una bella macchia di pini marittimi, nei pressi di Aranova, sulla via Aurelia e riuscì a parlarci. Il signor Rienzo lo fece entrare e lo condusse dal figlio che stava lavando l’auto in garage, un modo come un altro per tenersi occupato ed evitare di pensare troppo. Quando Luca vide il magistrato ebbe un leggero tremito, quasi un senso di fastidio, che riuscì a dissimulare con naturalezza.

  • Ah signor procuratore, è lei. Mi scusi se non sono venuto io, ma…
  • Non preoccuparti Luca…come va piuttosto…Te la senti di rispondere a qualche domanda? Il ragazzo non aprì bocca, si portò le mani al volto, restò immobile pochi istanti e poi disse.
  • Perché non entriamo dentro, potremo parlare meglio… Pavesi ebbe la sensazione che il ragazzo stesse per cedere allo stress e che facesse uno sforzo per dominarsi. Una volta in casa, Luca propose un caffè che Pavesi non esitò ad accettare.
  • Mi segua signor procuratore, andiamo in cucina. Una tazzina di caffè la prenderei anche io, chissà che non mi tiri un po’ su…
  • E tuo padre?
  • Credo sia nello studio…Da allora… passa la maggior parte del tempo immerso nelle sue letture…Lo vedo poco durante il giorno…
  • Forse gli farebbe piacere prendere un caffè insieme a noi.
  • Lasci perdere dottore… È meglio così, mi creda.
  • Come vuoi tu Luca. Allora possiamo cominciare? Prima però ti dico quanto ho già detto a tuo padre. Questa è solo una chiacchierata, confidenziale.
  • Mi dica cosa vuol sapere.
  • Parlami di Fiorella, tuo padre mi ha detto qualche cosa di lei e vorrei farmi un’idea più precisa.
  • Fiorella. Immagino che lui le abbia detto di me che le facevo il filo…
  • In un certo senso…Diciamo pure di sì.
  • La cosa non starebbe proprio in questi termini.
  • Vuoi dire che non avevi un interesse per lei?
  • Francamente no o almeno non nel senso…
  • Ma com’è possibile? Tuo padre mi ha riferito anche di certi particolari…
  • lo schiaffo, vero? Le ha raccontato dello schiaffo? Me lo immaginavo!
  • Che c’è di strano? Non è vero forse, non sarebbe come mi ha raccontato?
  • No, no, è vero, è vero che l’ho colpita. Questo non lo nego. Ma il motivo per cui l’ho colpita forse è diverso, da come le ha detto…Glielo posso anche dire, tanto, oramai…È successo che una volta le ho sorprese che fumavano, fumavano roba e lì mi sono incazzato. Le ho gridato a quella stronzetta che non si doveva permettere di portare certa merda in casa nostra e farla fumare a mia sorella.
  • E l’hai colpita? E Martina ha reagito in difesa di Fiorella?
  • Sicuro che l’ho colpita! In quel momento avevo rabbia. Ma non so se lo rifarei! Ci passo sveglio tutte le notti a chiedermelo. Se non avessi avuto quella reazione, chissà, forse sarei riuscito a mantenere un rapporto, a parlarci…forse…Comunque è anche vero, purtroppo, che Martina era diventata succube di Fiorella, e quando ha visto partire lo schiaffo mi si è rivoltata contro.
  • Ma insomma Luca, tu avevi o no un interesse per Fiorella?
  • Ma un po’ sì, è naturale. Fiorella era una ragazza attraente, sensuale e trasgressiva, non passava inosservata.
  • E quindi tuo padre avrebbe interpretato male la storia dello schiaffo.
  • Diciamo piuttosto che per evitare a lui e a mamma dispiaceri peggiori ho lasciato che credesse una certa versione.
  • Però, Luca, ti rendi conto, vero, che a questo punto la tua, di versione è discordante, questo mi obbliga ad approfondire…
  • Non c’è altro, signor procuratore, glielo giuro.
  • Vedremo. Luca, a volte ci sono particolari che vale la pena di controllare, ma vedremo in seguito questo aspetto. -Intanto, dimmi, cosa sai tu del famoso concerto di cui mi ha raccontato tuo padre. È vero che Martina tornò da quella serata completamente cambiata?
  • Ma per favore, dottore, non scherziamo. Le pare possibile che una va una sera fuori e torna che è un’altra persona?
  • Così ha detto tuo padre, Luca, in maniera esplicita. E, infatti, mi proponevo di scoprire che accidenti era successo quella sera.
  • Ma no. La verità è che mio padre non accetta l’idea che Martina fosse insofferente già da tempo. Non vuole ammettere che la crisi fosse in famiglia. Fiorella è stata solo l’occasione per far emergere il problema. In quanto al concerto è possibile che vi abbia conosciuto qualcuno che le ha offerto di lavorare nello spettacolo. Mia sorella era convinta di avere delle doti e cercava disperatamente un’occasione.
  • Tu, Luca, dici che a casa era insofferente. Di cosa esattamente? Dai racconti di tuo padre sembravate una famiglia felice…
  • E come no! Questo è quello che lui vuol far credere. A volte penso che voglia addirittura convincere se stesso della bella favola.
  • Un giudizio duro, il tuo, per quale motivo?
  • Mio padre signor procuratore è uno che ha sempre e solo pensato a se stesso. Non ha visto? Lo guardi, immerso come al solito nelle sue cose, nulla sembra turbarlo, indifferente, distaccato, come se quanto capitato a Martina non lo riguardasse. Ma ne è lui il principale responsabile.
  • Via, Luca, forse per te non sarà stato il padre ideale ma per quanto tu possa rimproverarlo non è stato tuo padre a falciarla quel giorno…Non puoi accusarlo…Non è giusto…
  • Se si fosse minimamente interessato a noi quando era il momento, quando avevamo bisogno della sua figura di padre, forse Martina sarebbe ancora qui. Ma lui aveva i suoi studi, le sue conferenze, la sua cerchia di amici, e di noi figli non si è mai interessato…Mia madre, poi, lo assecondava in tutto…
  • Ma scusa, tua madre non aveva un lavoro?
  • Sì, insegnava tre o quattro ore al giorno, latino, in una scuola privata…Ma era mio padre la sua occupazione principale.
  • E di cosa si occupa tuo padre?
  • Antropologia, etnologia…È sempre in giro per la provincia a rintracciare roba vecchia, vecchie tradizioni, roba da perderci un sacco di tempo…
  • Ma per lavoro o per diletto?
  • Tutt’e due. È direttore editoriale di un mensile che si occupa di queste cose, ma non pensi sa, niente di che, rimedia a stento uno stipendio, quindi non si faccia idee strane riguardo a lui, non è mai stato un uomo di successo…
  • Quindi, per tornare al concerto, Luca, secondo te non ci fu la metamorfosi di cui parla tuo padre. Martina, mi sembra di capire, inviava messaggi alla famiglia, già da tempo senza essere ascoltata, è questo che vuoi dire?
  • Guardi, dottore, che mio padre non so per quale motivo gliel’abbia detto, ma a quel concerto c’ero anch’io. E posso assicurarla che me ne sarei accorto di un eventuale cambiamento in Martina. Perciò nessuna metamorfosi. Era in conflitto con mio padre e a mia madre rimproverava l’eccessiva sottomissione, questo non riusciva a mandarlo giù…mia sorella.
  • Ma Luca l’episodio dello schiaffo avvenne prima o dopo il concerto?
  • Dopo, dopo qualche giorno…
  • Non è possibile allora che proprio in quell’occasione qualcuno abbia avvicinato le ragazze ed abbia offerto loro del fumo…E magari le abbia anche invitate da qualche parte, dove loro speravano di realizzare i loro sogni…
  • Se questo è avvenuto io non me ne sono accorto.
  • Una risposta secca per uno abituato a fornire particolari, come mai Luca? C’è qualche cosa che non dovrei sapere?
  • No signor procuratore…solo che a parlare mi tornano in mente tante cose che mi fanno star male…Mi scusi…
  • Va bene così Luca, per oggi penso che possa bastare. Però, adesso, coraggio ragazzo! Devi farti forza, hai un compito arduo da affrontare…Oramai in famiglia sei l’unico punto di riferimento…a quanto capisco. Comunque, se pensi o se ti viene in mente qualcosa, anche un dettaglio, che senti di poter dire, questo è il mio biglietto, chiamami quando vuoi, anche di notte! Pavesi lasciò la casa della famiglia Rienzo poco prima di pranzo. Si erano dati appuntamento con Villalta in un ristorantino nella pineta di Fregene.
  • Stavolta signor procuratore ho i risultati che aspettava. Disse il capitano dei carabinieri appena si furono sistemati su un tavolino all’aperto sotto un bel pergolato.
  • Un momento Villalta – lo interruppe Pavesi – prima il dovere…Qui fanno un arrosto misto di pesce che glielo consiglio vivamente, branzino, calamari e gamberoni…
  • Non dubito, dottor Pavesi, ma se io non mi faccio un bel piatto di pasta è come se non avessi mangiato. Che propone la casa?
  • Vogliamo andare sulle linguine allo scoglio?
  • Allo scoglio…Ma se lei mi assicura di non naufragare…
  • Parola di bagnino patentato, Villalta…
  • Se è così allora mi trova d’accordo dottore…Come sempre direi…
  • E per vino, non disdegnerei un Frascati superiore…Perché fa quella faccia capitano?
  • Dottore, so che lei ha una resistenza rinomata, ma se bevo un bicchiere di vino, io, poi non combino più nulla per tutto il pomeriggio.
  • Non c’è problema capitano, lei vada pure ad acqua, farò io la sua parte, mi sacrifico, per l’amico e per lo stimato collaboratore! Bisogna dire che il sacrificio di Pavesi fu veramente completo, scolò il Frascati superiore da solo e fino all’ultima stilla senza dar mai segno di cedimento. Un eroe senza dubbio. Ma nonostante il gustoso pranzetto non rinunciarono a parlare di lavoro.
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