Quattro passi a Ischia
di Alessandro Gentili
Ci sarà pure una ragione perché Angela Merkel passa le sue vacanze ad Ischia?!
Ischia non è famosa come Capri, d’accordo, ma, diciamocelo: meglio così. Il bello di quest’isola è che si è fermata agli anni settanta, quando qui venivano ricchi e famosi per una visitina o per un soggiorno. E’ un vintage da ricchi, se vogliamo, ma le sue meraviglie stanno in queste stradine strette e irte, comprese ovviamente le ascese.
Noi abbiamo scelto il monte Epomeo, circa ottocento metri e devo riconoscere che pareva di stare in quel bellissimo film di Peter Weir “Picnic ad Hanging Rock”.
Partiti dall’albergo con un mini bus affollato oltre le regole, per salire poi su un altrettanto minibus pubblico, l'autista, che conosce le stradine del luogo meglio delle sue tasche, ci ha fatto provare l’ebbrezza di tornanti a perdifiato che infilzava come lo spiedino nella tenera carne del pollo di allevamento.
Dunque, scesi da questa giostrina pubblica, abbiamo iniziato l’ascesa in mezzo a negozi e negozianti che ci urlavano dietro e davanti tutte le occasioni magnifiche che avremmo potuto trovare nei loro negozietti.
Subito l’irta stradina che tagliava in due le casette bianche, ci ha dato il benvenuto. La giornata era splendida e già si vedevano i contorni del monte da aggredire con i nostri fiati mozzi (ma c’erano pure professionisti della disciplina). Finite le case, eccoci in aperta campagna tra un fiorire di agrumi che lasciava basiti e poi tutta una varietà di piante grasse, talune enormi, che parevano mostri del giurrasico.
Dopo un’ora di cammino eravamo a metà percorso quando il viottolo ha fatto un tornante brusco e l’ascesa più difficile ci invitava a stare zitti e concentrarci sulle forze da usare parsimoniosamente.
I gruppi di trekking sono costituiti da gente esperta, poco esperta e per niente esperta. E’ la bellezza e l’incognita di questa disciplina dove i più esperti ed allenati si mettono a disposizione per aiutare gli ultimi della classe. Io ero nel mezzo.
Abbiamo scollinato metà monte e ci si è aperto il paesaggio marino: Capri, Anacapri, Procida, la costiera amalfitana, un mare senza increspature, di un blu che mi ha ricordato quello del Beato Angelico.
C’era solo da ringraziare (credenti e atei): il Creatore o il caos che ci ha regalato una vista così paurosamente bella….l’ultimo tratto, il più difficile, l’abbiamo percorso in religioso silenzio. Durissimo, in un canaletto scavato dagli eremiti che hanno abitato la chiesetta sotto la cima.
Ad attenderci, gruppetti di turisti e scalatori, soprattutto tedeschi (forse obbligati dalla Cancelliera a venire da queste parti?).
Il vento ha fatto subito sentire la sua voce e in cima le nuvolaglie pesanti e incombenti facevano temere il peggio. Abbiamo resistito e abbiamo fatto bene. Ci aggiravamo sulla cima come poverelli in cerca di un riparo, ma eravamo solo felici, in quel momento niente ci poteva far fuggire.
L’altro versante si poteva godere da un passaggetto a strapiombo degno di alpinisti (e infatti chi scrive, che soffre di vertigini) ha fatto ridere la compagnia con la sua malcelata paura. Foto di gruppo. Breve ristoro. C’erano italiani del nord, del centro, del sud: la bell’Italia tutta insieme tra saluti e auguri di fine anno (era il 31 dicembre).
A questo punto non mi resta altro da fare che consigliarvi una gita ad Ischia, godervi il buon cibo locale e quell’aria partenopea o campana che fa tanto bene alle orecchie e all’umore.
Ecco qui una scenetta. Eravamo sul bus a comprare i biglietti. Eravamo otto ma di biglietti l’autista ne aveva solo due. Comprati quelli e preoccupati di fare i bravi e diligenti italiani che pagano tanto volentieri le tasse, le multe,etc….abbiamo chiesto all’autista che cosa potevamo fare senza i restanti biglietti. E quello:”Stattebuono su o’sedile e tanti auguri….”