Psocotteri
Parte seconda
di Ruggero Scarponi
Domenico attese ansioso che Del Toma aprisse il volume.
- Ecco, vedi – disse quello – volevo parlarti di questo. Indicò le opere di alcuni giovani autori che comparivano nel testo alle quali Domenico aveva dato ampio risalto.
- Un tempo ti avrei massacrato sui giornali. Ma l’altra notte mentre leggevo…
Il critico continuò a parlare lungamente, mentre Domenico a poco a poco si perdeva dietro alle righe delle pagine che a una a una erano sfogliate dall’amico. Non lo ascoltava più. La sua era una ricerca spasmodica.
Ogni tanto aveva un sussulto, convinto che dall’occhio di una “e” minuscola o di una “a” o di un’”erre” spuntasse l’orribile insetto devastatore. - Ecco, caro Domenico, - concluse Del Toma – ci tenevo a dirtele personalmente queste cose.
Mi hai convinto. E il testo come dicevo nel biglietto che ti inviai è bello.
Congratulazioni, il tuo è stato un passo che forse nella comunità scientifica non tutti saranno disposti a riconoscere, ma io, da vecchio antagonista, approvo sinceramente. - Senti – lo interruppe Domenico – non è che per caso sfogliando il volume ti è capitato di scorgere uno di quei pidocchietti, quelle pulci della carta…Uno psocottero – pronunciò con un filo di voce.
- No. Perché me lo domandi? E poi su un libro nuovo? Quelli infestano i sottoscala, le cantine…
- No, dicevo per dire. E’ che sono rimasto contrariato perché proprio la copia che hanno spedito a me, la prima che ho presa in mano… mi fanno schifo quegli insetti.
- Comunque, non te la prendere. Può succedere. Chissà quanti microrganismi popolano queste pagine!
Del Toma aveva pronunciato la frase aprendo il volume a caso.
Domenico trasalì visibilmente. - Che succede? – Chiese Del Toma allarmato – ti senti male?
- Non è niente. Ho solo bisogno di distendermi. Penso di essere stanco.
Quando l’aiutarono a salire nella camera che gli avevano riservato Domenico aveva in volto la stessa smorfia di disgusto della prima volta quando aveva scorto lo psocottero nel proprio studio. - Resta un momento qui – chiese quasi supplicando a Del Toma – devo chiederti un favore.
- Tutto quello che desideri.
- Allora, con molta pazienza, senza che io guardi, devi sfogliare le pagine del mio libro una per una e dirmi sinceramente se trovi traccia di quei maledetti moscerini.
- Ma Domenico – obiettò Del Toma – non ti sarai mica sentito male per questo?
- Ti prego…
- Va bene. Ma è una sciocchezza. Una suggestione. Non c’è nulla nel volume, te lo garantisco.
L’uomo comunque accontentò la richiesta di Domenico e pazientemente sfogliò tutte le pagine del libro. - Niente. Disse alla fine
- Niente? Eppure io qualcosa ho visto.
- Ti sarai sbagliato. Come ho detto. Una suggestione.
- Hai guardato nella cucitura?
- Caro Domenico. Mi sembri esaurito. Perché non consulti un medico?
- A volte quelle bestiacce si nascondono così bene che solo con grande attenzione si riesce a scovarle.
- Ti ripeto che ho controllato attentamente. Il tuo libro è immacolato.
- Fammi vedere per favore. Io l’ho visto mentre lo sfogliavi.
Domenico di fronte a un Del Toma sempre più perplesso cominciò un’analisi scrupolosissima di tutte le pagine copertina compresa. - Hai visto? Hai trovato l’ospite indesiderato?
- No.
- Vedi. Non c’è da preoccuparsi. Ti capisco però. Anche a me avrebbe dato fastidio trovare l’insetto proprio sulla prima copia…
- Mi capisci. Veramente?
Del Toma guardò Domenico, preoccupato. Era chiaro che l’uomo non stava bene. Doveva essere preda di uno stato ansioso depressivo. - Forse non hai voluto vedere, quello che ho visto io. – continuò Domenico.
- Ma se tu stesso hai analizzato il volume e non hai trovato nulla.
- Nulla!
- Nulla!
- E’ tutto quello che hai trovato?
- Garantito.
- Quindi nulla. Me lo potresti giurare?
- Domenico, io ti sono amico, ma non ti capisco. Dove vuoi arrivare?
- Che invece io ho visto.
- Del Toma cadde di peso su una sedia.
- Forse dovremo chiamare un medico, subito. Non mi sembra piĂą uno scherzo questa storia.
- Gli psocotteri, devi capire Gabriele, sono esseri minuscoli. Io però con la lente li ho visti. Sono mostri in miniatura. Repellenti.
Del Toma guardava Domenico senza replicare.
Poi improvvisamente scattò in piedi. Appena in tempo a sorreggere l’amico che svenuto rischiava di cadere di peso a terra.
Si precipitò al piano terreno. - Presto Anna – disse concitato alla moglie – chiama il medico, di sopra le cose non vanno bene.
Il medico arrivò quasi subito. Visitò Domenico scrupolosamente. - Non trovo nulla di anomalo, a parte il polso un po’ accelerato e uno stato di evidente agitazione nervosa. Voi che eravate con lui sapete dare una spiegazione?
- Per la verità … - dottore – disse Del Toma prendendo l’uomo sottobraccio e portandolo in un angolo della stanza per evitare di essere ascoltato da Domenico.
Del Toma parlò lungamente. Poi prese il volume di Domenico. - Dottore, il mio amico probabilmente è sotto stress. Guardi – aprì il volume al centro – sì è convinto che sia infestato da certi imenotteri, abituali abitatori della carta, gli psocotteri, che di norma vivono negli ambienti umidi e malsani.
Come può vedere anche lei dottore il libro è perfettamente pulito. Non c’è traccia di quegli insetti.
Il medico prese in mano il volume e lo scorse con attenzione. - No. Pare anche a me che il suo amico sia vittima di una suggestione.
Se tuttavia dovesse insistere in tale ossessione, sarĂ bene portarlo da uno specialista.
Buona sera e mi chiami se ci fosse necessitĂ , senza problemi. - Buona sera. Ma penso che non sarĂ necessario. Dorme.
Mi sembra tranquillo. Domattina starà meglio. - Ma cosa è successo? – Chiese Anna quando il medico se ne fu andato.
- Niente di che. Domenico deve essere stato vittima di un po’ di stress. Troppo lavoro. Il denaro moglie mia è una brutta bestia. Più ne hai e più ne vorresti.
- E il libro, Gabriele? Che c’entrava il libro con tutto questo?
Così dicendo Anna fece per prendere il libro che richiuso era stato posto sul davanzale di una finestra. - Il libro, Anna? – replicò Gabriele – ma niente. Non c’entra per niente il libro. Però cara non toccarlo.
- Che cosa?
- Si. E’ meglio bruciarlo. Dentro ci sono delle bestioline, che non mi piacciono per nulla. Potrebbero infestare casa.