#228 - 13 ottobre 2018
AAA ATTENZIONE - Questo numero rimarrŕ in rete fino alla mezzanotte del 19 aprile, quando lascerŕ il posto al numero 350. Ora MOTTI per TUTTI : - Finchč ti morde un lupo, pazienza; quel che secca č quando ti morde una pecora ( J.Joyce) - Lo sport č l'unica cosa intelligente che possano fare gli imbecilli (M.Maccari) - L'amore ti fa fare cose pazze, io per esempio mi sono sposato (B.Sorrel) - Anche i giorni peggiori hanno il loro lato positivo: finiscono! (J.Mc Henry) - Un uomo intelligente a volte č costretto a ubriacarsi per passare il tempo tra gli idioti (E.Hemingway) - Il giornalista č colui che sa distinguere il vero dal falso e pubblica il falso (M. Twain) -
Racconto

La scommessa

Parte Seconda

di Ruggero Scarponi

Fui molto insistente con lei per convincerla a sposarmi.
La corteggiai assiduamente pur sapendo che il suo cuore batteva per un altro.
Alla fine cedette e mi disse di sì. Non ho voluto sapere, allora, se quel sì fosse un ripiego o una decisione spontanea. Ma sono sincero, pur di averla, non me ne feci scrupolo.
Poi si vedrà… dissi tra me. Dopo, dopo…quando saremo sposati…e poi verranno i figli, le solite storie insomma.
Quindi posso concludere che certamente io ho sempre amato Nora…ma Nora…sono sicuro che Nora mi abbia corrisposto?
Ho sempre giustificato la sua freddezza con una naturale riservatezza, con un senso di riserbo che rimandava all’intimità gli slanci amorosi e persino i gesti d’affetto, sempre contegnosi, comunque. Nulla di strano, ognuno è fatto a modo suo e…e Nora era, per così dire un tipo…Era…come si dice…una donna algida, altera, irraggiungibile. Questo era il suo fascino... E già…Ma se ora questo libretto mi rivelasse una Nora diversa, ansiosa di dare e ricevere amore perfino in un luogo pubblico come un lungo-lago, perdendosi nei ridicoli giochi di un’adolescente?
Questo mi fa pensare…Cosa conosco veramente di mia moglie? A parte il lato fisico, dico.
Di lei ad esempio non conosco l’aspetto giocoso e spensierato tipico delle “cotte” delle persone innamorate. Il nostro amore, per quanto ricordo si è sempre sviluppato sui binari di una tranquilla e serena pacatezza. Ma non vorrei trarre in inganno nessuno.
Se qualcuno si facesse strane idee in proposito sgombro il campo dai dubbi.
Tra me e Nora c’era intimità. Passione? Anche…E’ ovvio che non scenda in particolari ma ho la presunzione e la convinzione di essere stato e, essere, perché no, ancora, desiderato.

Con Nora ho trascorso giorni e notti memorabili e i suoi slanci checché se ne dica li ho giudicati e li giudico, sinceri…Il sesso…è determinante. Chi può dirsi indifferente al sesso? E per goderne non bisogna necessariamente essere innamorati del partner.
Si sente dire spesso, è solo sesso…, per giustificare una scappatella che però non pregiudica una scelta più importante. Tutto questo discorso è per arrivare alla domanda fondamentale: In tutti questi anni, dunque, Nora, ha sempre finto?
E se ha finto di amarmi per ben nove anni cosa le impedirebbe di fingere ora e lasciarsi andare a una passione con un amico come una liceale? Che paradosso! Ho passato nove anni a costruire assieme a Nora una vita, una storia condivisa e ora mi trovo qui, come un qualsiasi estraneo a metterla in dubbio, per qualche parola che qualcuno si è divertito a sottolineare in un libro a caso. Vediamo. Se non avesse avuto la malaugurata idea di lasciare la propria firma quella ragazza sconosciuta ora sarebbe tutta un’altra cosa.
A quest’ora me ne starei beato nel giardino di casa a coccolarmi la mia dolce Nora.
Mi scuserete ma mi viene un curioso pensiero. Chiunque sia stata a lasciare la firma, un fatto è certo: poteva farlo, oppure no. La sostanza non sarebbe cambiata. Diciamo in termini brutali, almeno per quanto mi riguarda, se erano corna, con la firma o senza, corna sarebbero rimaste, non vi pare? E dunque? Eh, ma trovarci la firma sotto, fa tutt’altro effetto, vi dico. Senza…Occhio non vede cuore non duole…Quindi è il sapere che rende infelici, (questa riflessione non mi è nuova).
Ma cerchiamo di ragionarci su un momento. Davvero prima di vedere la firma su quel maledetto libretto non sapevo? Mettiamo in parallelo le due condizioni. Ho letto la firma e dunque so o presumo di sapere o quantomeno ho un sospetto forte. Se invece non avessi letto la firma me ne sarei rimasto a vivere tranquillo. Ma non è che le cose stanno così. Tutt’altro. A pensarci bene il sospetto non mi è nato dalla firma. Nossignore. Il sospetto io lo nutrivo già. La firma, anzi ha avuto il merito, di evidenziarlo, tirarlo fuori, mettermelo dinanzi agli occhi. Facciamo una controprova.
Se fosse stata Nora a corrermi dietro perché la sposassi e fossi stato io quello freddino, contegnoso ecc. immagino che il libriccino non lo avrei degnato neanche di uno sguardo. Avrei detto tra me, c’è il nome di mia moglie e quello del mio migliore amico? E allora? Quante Nore e quanti Marchi ci sono a questo mondo? Geloso io? Ma figuriamoci, e così via.
Se invece sono qui a sudare freddo è perché in fin dei conti tutto quanto mi sta avvenendo sotto gli occhi era già potenzialmente possibile.
Ero io a non vederlo, a non volerlo vedere.
Nora, forse non mi ha mai neanche veramente mentito.
Sono io che mi sono ostinato a vederla nel ruolo della mogliettina premurosa sempre in trepidante attesa del marito.
A scavare con sincerità, provo un certo imbarazzo perché con tutta franchezza: quando mai posso dire di avere scorto in lei, la trepidante attesa.
Il mio ritorno a casa dal lavoro è sempre stato dignitoso, onorevole.
La casa in ordine, la cena pronta, i bambini con i compiti fatti.
Un ambiente sereno, senza strepiti, un menage programmato e funzionante come un orologio.
Per di piĂą non posso nemmeno lamentarmi di qualche suo diniego.
Sempre disponibile ad assecondarmi, anche di notte…Eppure se provo a fare mente locale, non mi viene in mente, in quel senso, diciamo erotico, di una sua iniziativa o di un qualche slancio improvviso.
Però neanche ha mai rifiutato le mie avances.
Come marito non posso assolutamente lamentare resistenze. Era sempre mite e disponibile, ma come di chi sta compiendo un’azione che si percepisce controvoglia, e che pure svolge così puntualmente, così correttamente che non la si può biasimare e il disappunto resta una pura sensazione e cioè, un’impressione soggettiva, come di un malessere latente e inespresso.
E Marco?
Il mio migliore amico? Che dire? Non mi sembra possibile. Potrò scandalizzare qualcuno se dico che trovo più accettabile il tradimento di Nora che quello di Marco. Non meno doloroso ma più accettabile, quasi fosse nell’ordine delle cose. Insomma non so come dirlo ma l’amicizia è un sentimento e qui spero di non dirla troppo grossa, più disinteressato e per questo motivo più vincolante. Pensateci bene. Per sancire l’amore da cui nasce l’unione tra una donna e un uomo si è dovuto ricorrere al matrimonio. Un vero e proprio contratto giuridico.
Con tanto di regole e sanzioni. Sembra che a un certo punto si sia addirittura obbligati per legge ad amare il partner.
Invece per quanto riguarda l’amicizia, niente.
Non c’è nulla di più libero e vincolante di un amico.
Per questo forse il suo tradimento è qualcosa che ferisce in profondità.

Quando l’amore finisce tra uomo e donna, a parte i risvolti pratici di carattere sociale ed economico, qualche lacrima, che indubbiamente ci sarà da parte di uno o dell’altra, alla fine per tutti avviene la stessa cosa e cioè ognuno pensa a rifarsi una vita.
E può accadere che ci si trovi anche meglio. Ma non si sentirà mai dire da qualcuno ho perso un amico ora ne cerco un altro per rimpiazzarlo. Non è possibile. Un amico se si perde si perde.
Anche perché non è tanto la persona che viene meno quanto la stessa essenza dell’amicizia, la sua reale consistenza. E questa può essere una perdita irreparabile. Con Marco era così.
Viveva in mezzo a noi, tra me e Nora con la massima semplicitĂ . Non ho mai dovuto pensare a lui come a un rivale. Un fratello piuttosto. Un fratello per me e quindi anche per Nora.
Qualcuno potrebbe giudicare imprudente questo mio comportamento da cui alla fine potrebbe esser scaturito un sentimento di attrazione reciproca, tra i due.
Rispondo senza timore, se avessi dovuto usare delle cautele allora sarebbe stato meglio cessare l’amicizia. Se Marco mi avesse dato la pur minima occasione di sospetto l’avrei estromesso.
Durante le tante escursioni fatte insieme sulle nostre montagne quante volte nell’occasione di attraversare un guado o nel superare un balzo di roccia mi vedo davanti l’immagine di Marco che per aiutare Nora la solleva da terra stringendola alla vita. Non l’avrebbe fatto se ci fosse stata malizia. L’avrei percepito immediatamente…Con Marco non c’erano segreti. Fin da ragazzi ci siamo confidati tutto uno dell’altro…Per questo faccio più fatica a nutrire sospetti su di lui che su Nora…

Seguendo tutti questi ragionamenti il Dottor Michele non si rese conto che si era fatto tardi. Il sole era tramontato da un pezzo e il buio era calato sulla cittĂ .
A casa, purtroppo lo attendeva una notizia terribile.
Sua moglie era rimasta uccisa in un incidente stradale. Come raccontarono alcuni testimoni, Nora non vedendolo rientrare alla solita ora si era preoccupata e l’aveva cercato al cellulare, invano, suo marito, infatti, l’aveva dimenticato in ufficio.
Nora allora, in preda all’agitazione si era decisa a prendere l’auto per andare a cercarlo lungo l’abituale itinerario che Michele percorreva per rientrare dal lavoro. Purtroppo nell’attraversare la strada di fronte casa, dove si trovava parcheggiata la macchina, non si era accorta del sopraggiungere di un’automobile a forte velocità, da cui fu investita in pieno.
E’ facile immaginare come Michele restasse sconvolto alla notizia. Oltre al dolore per la perdita della moglie si agitava in lui il senso di colpa per gli ingiusti sospetti che aveva nutrito in quel pomeriggio.
In cuor suo dovette ammettere che per comprendere l’amore di sua moglie l’aveva dovuta perdere.
Per la veritĂ  perse anche il suo migliore amico, Marco, sempre a causa del senso di colpa che non ebbe mai il coraggio di confessare. Tuttavia restava al fondo della sua anima un che di vago e irrisolto. Qualcosa che non riusciva a raggiungere la superficie, come una ferita antica e profonda.
Provò per molto tempo anche dopo l’evento tragico ad analizzare quella sensazione. Ma ogni volta sentiva una specie di fitta acuta e poi il vuoto. Non riusciva a dare forma all’inquietudine che l’opprimeva. Gli capitò così a molti mesi di distanza dalla morte di Nora che una notte si svegliasse di soprassalto. Stranamente si trovò il viso bagnato dalle lacrime. Cosa inconsueta aveva pianto durante il sonno. Mancavano ancora parecchie ore al mattino. A occhi chiusi lasciò vagare i suoi pensieri. A un tratto come la tela di un quadro ridotta a brandelli nei quali s’intraveda in ognuno una porzione sfilacciata di una scena dipinta e che come per incanto si vada pian piano ricomponendo rivide nella sua mente un’immagine lontana nel tempo. Di quando andava all’università. Ricordò ora chiaramente che un suo amico si era innamorato di una ragazza, una matricola, una certa Nora. Costei sembrava freddina ma aveva accettato nondimeno di uscire con il collega. Michele allora, a quei tempi giovane e spavaldo, scommise con altri compagni del suo corso che sarebbe riuscito a prendersi Nora.
La corte assidua di Michele ebbe successo.
Nora si lasciò sedurre e ne restò talmente presa che fece di tutto per sposare Michele.
Le nozze si celebrarono nel giro di qualche mese.
Marco, che giĂ  allora era intimo di Michele, appena fu a conoscenza dei fatti, lo prese da una parte e gli chiese:

  • Michele, ma almeno questa povera ragazza cui hai fatto perdere la testa, ti piace?
  • Ma va! – rispose quello, spavaldo - E’ stato solo per la scommessa. A me piaceva un’altra ma poi le cose si sono messe in un modo tale…Si vede che doveva andare così.
    Il Dottor Michele restò a letto fino a tardi quella mattina.
    L’inattesa rivelazione l’aveva sconvolto
    Non riusciva a riconoscersi. Per molti anni si era convinto di essere stato un buon uomo e un buon marito. E tutto sommato era stato vero.
    Aveva solo commesso un errore, quello di seppellire sotto la sua coscienza tutto il male della sua gioventĂą.
    Ora che se ne era reso conto non gli restò da fare altro che gridare, gridare di rabbia.
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