La scommessa
Parte prima
di Ruggero Scarponi
Non erano ancora le quattordici quando il Dottor Michele chiuse l’ufficio per rientrare a casa.
L’aria in quel sabato di settembre era mite, il sole splendeva ridente e l’uomo pensò che sarebbe stato piacevole fare una passeggiata anziché prendere l’autobus.
S’incamminò senza fretta sul viale fiancheggiato dai platani e che lo avrebbe portato sul lungo-lago e di lì attraverso i vecchi quartieri sarebbe giunto finalmente a casa.
Presagiva la dolcezza di un pomeriggio da trascorrere in giardino assieme a Nora, sua moglie.
C’era poca gente per strada e il Dottor Michele camminava con passo sciolto e tranquillo godendosi la passeggiata mentre svagava la mente in mille piacevoli pensieri.
Giunto sul lungo-lago si arrestò un istante ad ammirare la serena distesa di acqua circondata dal verde.
Con gesto istintivo guardò l’ora: aveva impiegato meno di quindici minuti ad arrivare fin lì. Sorrise al verso di un cuculo. Scrutò il cielo certo di trovarlo sgombro di nubi.
Provò un vivo desiderio di contemplazione. Cercò una panca per sedersi.
Di lì a pochi passi ce n’era una di legno rivolta verso il lago. Davanti, un breve tratto di prato, in leggera pendenza, conduceva fino alla riva.
Qualche anatra nuotava nei pressi emettendo sommessi versi ogni volta che ritirava la testa da sotto la superficie lacustre, lasciandosi cullare docilmente dalle onde.
L’uomo si allungò sul sedile sgranchendo contemporaneamente le gambe e le braccia, emise un sonoro sbadiglio e s’immerse nei suoi pensieri.
Anche in quelle semplici cose la vita si mostrava meravigliosa. Poteva dirsi uomo fortunato, fortunato non tanto per ciò che possedeva ma per la capacità di gustare le sfumature della vita. Sorrise di questo pensiero che giudicò profondo.
Allungò le braccia sullo schienale della panchina e un senso di pienezza e di soddisfazione s’impossessò di lui.
Abbassò il braccio destro e con la mano senza volerlo esplorò il sedile.
Un libro, forse dimenticato lì da qualcuno nella mattinata, attirò la sua attenzione.
Si guardò intorno alla ricerca del possibile proprietario.
Il luogo sembrava deserto, non c’era nessuno. Allora si decise di dare un’occhiata al testo.
Vide che era un romanzo, di quelli in voga tra le giovani donne, in cui vi si raccontano intricate vicende sentimentali.
Sorrise bonariamente e stava per riporlo quando fu attratto da un particolare.
C’erano molte parole sottolineate, qua e là , su quasi tutte le pagine. Ne fu incuriosito. E prese a scorrerlo fin dall’inizio.
Le parole sottolineate sembravano comporre delle frasi come un codice.
O forse una specie di gioco in cui dovevano essersi sfidati due innamorati.
Mettendo in fila le parole segnate se ne ricavavano frasi d’amore, piuttosto banali ma inequivocabili.
Il Dottor Michele si mise con attenzione a decifrare l’intero carteggio.
Sorrise intenerito dall’ingenuità dei due amanti e giunse rapidamente alla fine.
Ma qui restò sgomento per qualcosa che non s’aspettava.
L’ignota innamorata aveva utilizzato le sillabe di due diverse parole per apporre la propria firma: Nora. L’altro, il suo spasimante, tale Marco, aveva fatto lo stesso.
Era certamente un caso, si disse il dottor Michele, che i due si chiamassero come sua moglie e il suo migliore amico.
Però, che coincidenza!
E dopo un po’: ma che vado a pensare!
Per quanto singolare, sarà di certo un caso.
Nondimeno si trovò completamente sudato e con il fiato grosso.
Si sentiva addosso un malessere strano, una vertigine e una morsa gli serrava lo stomaco.
D’improvviso ebbe la sensazione che anche il cielo si fosse rabbuiato e l’acqua del lago da azzurra e chiara si fosse fatta grigia e scura.
Provò a controllarsi a frenare il turbinio delle emozioni e a ragionare con freddezza.
Non era quello un luogo che sua moglie frequentava abitualmente, si disse con animo distaccato.
Il suo amico Marco, poi, abitava dall’altra parte della città .
Se avessero voluto incontrarsi clandestinamente potevano farlo a casa di lui senza problemi…
Questo pensiero momentaneamente lo tranquillizzò.
E già , si disse, ma Marco non vive da solo, vive in casa di sua madre…
La cosa però non giustifica il fatto che debbano vedersi per forza in luoghi pubblici.
Non riesco a immaginare Nora e Marco, che come amici si conoscono da anni, venire qua in riva al lago per giocare con questo stupido libro come due adolescenti.
Eppure…Tutte quelle coincidenze…
Ma poi a pensarci bene perché no?
Non è forse vero che quando si è innamorati si commettono tante sciocchezze?
Però un’imprudenza simile, da parte di due adulti, non mi sembra possibile!
Sarà anche vero che d’abitudine non torno a casa a piedi e che di solito prendo l’autobus, però c’è sempre la possibilità , come oggi, che venga a fare due passi in riva al lago, Nora lo sa che qualche volta ci vengo per prendermi un’ora di svago dal lavoro.
Non può sottovalutare la possibilità di essere sorpresi, venendo essi pure.
Dio mio, però, quanti pensieri! Ma se invece avessero voluto farmi sapere… loro stessi?
Non per un ragionamento perverso…ma involontario.
Potrebbero aver dimenticato, si fa per dire, il libro, presi dalla passione.
A volte può accadere che stretti in un abbraccio due amanti abbandonino ogni cautela.
Una mossa inconscia quindi, dovuta al desiderio di rivelare più che nascondere.
È’ noto a tutti, infatti, che due innamorati sono ansiosi di esibire il loro amore…a tutto il mondo.
Ma il punto è un altro.
È’ lecito che io sospetti di mia moglie e del mio migliore amico?
E subito mi domando, che razza di amore è il mio che cede al primo indizio, sia pure suggestivo per le molte circostanze che pone dinanzi?
Ma mettiamo il caso che questo ridicolo evento che mi tiene tanto in ansia sia solo uno scherzo del destino.
Potrei mai assolvere me stesso per un dubbio tanto malevolo?
E se tornando a casa, quest’oggi, scuro in volto, negassi a Nora un bacio per il solo ritegno di un sospetto infondato, avrei il coraggio di confessarlo una volta che fosse dissipato?
E come ne sarei giudicato da mia moglie e dal mio migliore amico?
E non incrinerebbe questo mio sospetto, anche se fugato, poi, un amore e un’amicizia che mai in tanti anni ha conosciuto ombrosità e inciampi?
Alla luce di queste considerazioni vorrei, con tutto il cuore, convincermi che sia tutto frutto d’immaginazione.
Pure, queste parole, “segnate†nel libro, paiono così evidenti…E le firme!
Non posso far finta di nulla…
Che fare dunque? La parte dell’ingenuo?
Del marito che è sempre l’ultimo a sapere, mentre sua moglie e il suo amico fraterno si trastullano sul lungo-lago in giochi amorosi?
In questi casi non si sa mai che pesci prendere.
Essere ragionevoli? E’ molto difficile…
Se mi ribolle il sangue non è certo colpa mia. Un marito ha l’obbligo di tutelare il proprio onore!
Calma, calma! E l’amore per sua moglie, allora? Non ha forse l’obbligo di difendere più quello che sé stesso? Almeno fin tanto che una qualche evidenza non venga…
Che mai può significare l’onore se l’amore coniugale è minacciato?
E allora vediamo di esser seri.
Questo gioco ingenuo, di due amanti, probabilmente di due giovani adolescenti non può trovare accoglienza nella mia mente.
Cerchiamo di valutare le cose per quello che sono e non per come appaiono.
Da una parte c’è questo libretto che rappresenta il tempo dei giochi, delle amorose schermaglie e della spontanea giovanile incoscienza.
Dall’altro l’onorabilità della mia famiglia, l’onestà di una casa, le solide relazioni stabilite col favore degli anni, delle prove, delle scelte condivise, delle sofferenze patite insieme, delle trepidazioni nel più vasto campo della vita…
Che possono, pochi segni a matita sotto a qualche parola di un libro qualsiasi, trovato per caso?
Facile a dirsi…ma qualcuno saprebbe come arrestare quest’agitazione che mi prende?
È come trovarsi a camminare su un sentiero, una stretta cengia, lungo il fianco d’un monte. Basta scivolare appena e giù…nel precipizio! In questi casi ci si gioca tutto o nulla.
O sono completamente in errore con il mio arcigno sospetto o la verità più crudele mi è stata svelata senza tanti complimenti.
Ahi, ahi! Non so proprio come uscirne.
Ora anche il rientro a casa che poc’anzi bramavo, mi risulta penoso, irto d’insidie.
Se fosse come… ah Dio non voglia! Allora…La fiducia tradita…Gli sguardi sfuggenti, le parole bugiarde…tutto questo, potrebbe attendermi d’ora in poi.
Ma se invece, come me l’auguro, fosse tutto un clamoroso inganno!
Oh come tornerei a quegli onesti pensieri famigliari a quei godimenti sinceri.
Oh come tutto nuovamente mi parrebbe luminoso e pieno di meravigliose promesse!
Intanto è’ già trascorsa un’ora. Tra breve Nora, forse entrerà in pensiero non vedendomi arrivare, oppure sussulterà del mio ritardo imprevisto che le consentirà di tenere per un po’ ancora la mente all’amato.
Quante preoccupazioni in un giorno come questo che mi figuravo beato!
E tutto per uno sciocco gioco di ragazzini!
E se lo portassi a casa questo bel tomo? E se con fare disinvolto lo lasciassi in vista da qualche parte sì che Nora potesse vederlo? Potrei spiarne le reazioni.
Allora vedrei se diventa rossa per la vergogna oppure livida per la rabbia d’esser scoperta o infine, vederla del tutto indifferente perché di tutto ignara.
Oh! Come una semplice smorfia sul viso potrebbe essere rivelatrice più di tante domande. Basterebbe…un’increspatura delle labbra. Uno sguardo improvvisamente allarmato, una mano tremante nell’atto di prendere quell’oggetto, caro o, Dio lo volesse! Insignificante… Senza dire nulla si potrebbe conoscere il vero.
Farei in modo senza essere visto, di spiare il momento in cui scorgesse il libro. E quanti dubbi, quante domande! Di sicuro si chiederebbe: se l’ha portato a casa allora sa tutto di noi…
Oppure…Oppure…Se non fosse giustificato, il mio sospetto? Non mi perdonerebbe mai la volgarità di un’azione simile.
Ora però vediamo d’intenderci. Se sono tanto agitato per un indizio, rilevante, senza dubbio, ma pur sempre un indizio, non è senza motivo.
In fondo, con Nora, non è che sia sempre andato tutto per il meglio.
Devo ammetterlo, a costo di essere spietato con me stesso.
Cominciamo dall’inizio.
(fine parte prima - continua)