Fuochi d'artificio
di Dante Fasciolo
La festa era stata annunciata ricca e bella
e ora che tutto si è svolto secondo le previsioni
i “festaroli” del bel paese fremono per l’arrivo della notte,
quando, secondo le promesse del “Comitato dei festeggiamenti”,
ci sarà da sparare i fuochi d’artificio.
Le ore passano in fretta , il buio incalza,
e gli sguardi sono rivolti fissi all’orizzonte…
lo scoccar della mezzanotte non ha il suono del mezzogiorno,
al rintocco della campana si sostituisce
il primo colpo secco di un fulmine veloce verticale.
Ohooooo! Un grido collettivo accompagna l’incerta luce,
presto soffocato dal crepitio di fuoco
che fa mostra di se disegnando strani itinerari,
braccia colorate e luminose che si allungano
prima di essere inghiottite dal buio.
Adulti maliziosi sanno che tutto ciò è effimero,
guardano con finta meraviglia l’accendersi d’oro e argento
di questo tenero e intrigante gioco di luci…
solo occhi di bambini guardano increduli,
affascinati comunque, sinceri, fino alla fine.
VerrĂ presto, con un ultimo colpo assordante
a decretare la fine della festa…
un mesto silenzio accompagna i passi del ritorno a casa,
promotori della festa, assertori, o scettici
sanno giĂ di essere nel giorno successivo.
Lo scoppiettio rimbomba negli orecchi,
ma della luce rimane solo il ricordo…
e già dalla valle si sente salire l’odore acre dei fuochi,
così simile e sgradevole come ogni cosa
fatta brillare per strumentalizzare le coscienze.