#221 - 23 giugno 2018
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Editoriale

Gradasso

di Dante Fasciolo

Anche questa volta ci viene in aiuto il vocabolario,
la parola che mi intriga è “gradasso”.
La memoria apre le pagine che furono studio
ma anche approccio comico e derisione
visto dal protettivo banco scolastico.
Dunque, Gradasso, Re di Sericana ,
misteriosa regione della sconfinata Asia,
si mette in testa di umiliare Carlo Magno,
sottrarre la spada Durlindana ad Orlando,
fare suo e cavalcare Baiardo, il cavallo di Rinaldo.

Impulsivo e sanguigno, forte della sua corazza incantata,
fanfaroneggia , millanta, minaccia e se ne vanta,
ricoprendo di sé pagine e pagine di un libro
che già nel titolo riporta la parola “furioso”.
Ed ecco che il pensiero corre veloce,
fra parole al vento e righe scritte con smargiassa ipocrisia,
ai gradassi dei nostri giorni
che imitano Gradasso nella speranza di acquisire titolo
per entrare nelle pagine dei libri di storia.
Ma si sa, l’Orlando Furioso è una storia di fantasia,
occorre una storia vera e ricercare la giusta vena
ove innestare il proprio credo.

Eccola, giusto 100 anni fĂ  tre gradassi bontemponi
si cimentarono nell’impresa di cambiare il mondo,
e in qualche modo ci riuscirono; gulag e morte
per milioni di contadini , forni crematori per ebrei, rom e gay,
guerra civile e distruzione per il giardino d’Europa.
Certo non è facile eguagliare questi eroi protagonisti,
ma tentare qualcosa prima di morire a causa
della conquistata “Durlindana” come fu per l’antico eroe,
un posticino nell’albo ricordo può starci…!
Si, ma i nostri gradassi al massimo possono entrare
nel catalogo delle maldestre, inconcludenti imitazioni .

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