Tempi...moderni?
Cambi
di Giuseppe Sanchioni
È una caratteristica soprattutto italiana ma ormai, come la pizza e la pasta, diventata patrimonio immateriale dell’umanità , anche se non capisco perché non sia ancora tutelata dall’UNESCO: se non sei in grado o non vuoi cambiare il contenuto, cambia almeno il contenitore. Perché è l’impressione che produci quello che conta.
Ed è tutto un cambiare scatole. Si parte dal TG5 che in settimana, con grande tripudio di trombe, cambia la sigla pur di dare le solite notizie.
La nazionale cambia allenatore pur di continuare a perdere.
Gli autobus che, a Roma una volta, erano verdi, poi diventarono gialli, poi si scolorirono e tornarono di nuovo verdi, ora sono rossi. Ma qualsiasi colore abbiano, continui ad aspettarli invano.
I taxi, che una volta sempre a Roma erano verde-nero, divennero gialli, e ora sono bianchi, con gran tripudio dei carrozzieri. Ma chiunque proponga di liberalizzare le licenze li fa diventare rossi dalla rabbia senza riverniciarli.
I cassonetti della mondezza indifferenziata erano verdi e ora sono neri. Ma per trovarne uno libero devi andare a piedi fino alla discarica comunale.
Ma c’è di più. Chi ha perso le elezioni cambia lo slogan e dice che l’hanno votato per andare all’opposizione. Ma con le stesse persone che volevano andare al governo.
Ci sono paesi con l’inflazione oltre il 1000% che cambiano moneta e la rendono virtuale. Peccato però che l’inflazione rimanga reale.
Si inviano soldati dappertutto, ma le missioni vengono definite di peace keeping.
Non si può più dire disabili bensì diversamente abili, ma i parcheggi loro riservati sono sempre occupati abusivamente.
È un mondo dove tutto cambia (colore) perché nulla cambi (in sostanza), come scriveva il buon Giuseppe Tomasi di Lampedusa nel suo Gattopardo. E quindi, come si diceva all’inizio, è farina del nostro sacco ma è anche il nostro miglior prodotto di esportazione.
Cambiare le cose inutili. Confidando nell’oblio che produce il cambiamento.