#215 - 7 aprile 2018
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Editoriale

Il Gioco

di Dante Fasciolo

Quando il gioco era una cosa seria
si regalava nelle buone occasioni una scatola
con gli scacchi, le pedine per dama, e quelle per il filotto;
un regalo che accontentava tutti
dai più piccoli ai più grandi.

Una scatola di giochi che durava a lungo in casa
e che di tanto in tanto veniva rispolverata
quando tra amici ci si riuniva
per qualche avvenimento che prevedesse
un brindisi e un intrattenimento.

Questi tre giochi non sono stati dimenticati
dai politici dei nostri giorni
e i protagonisti stanno sperimentando l’idea
di giocarli contemporaneamente su più tavoli
ciascuno con la voglia di vincere a tutti i costi.

I più intelligenti, pochi per la verità,
azzardano mosse con gli scacchi
subito neutralizzate dai furbi presenti a iosa;
mentre altri ripiegano sulla dama semplice ed evocativa
nella speranza di mangiarsi le pedine dell’avversario.

Nella girandola delle mosse e delle contromosse
tutti giustificano le contraddizioni di tutti,
e i compromessi annunciati e negati…
le inconcludenti partite finiscono sempre più
per scopiazzare la Torre di Babele.

La voglia di potere è duro a morire,
e se né gli scacchi, né la dama assicurano vittoria,
sarà bene ripiegare sul filotto, dove
o per dritta o per storta, si troverà comunque
una linea per fare un governo pur che sia.

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