#215 - 7 aprile 2018
AAAAA ATTENZIONE - Amici lettori, questo numero resterà  in rete fino alla mezzanotte di martedi 30 settembre quando lascerà  il posto al numero 368. BUONA LETTURA A TUTTI - Ora ecco per voi alcune massime: "Nessun impero, anche se sembra eterno, può durare all'infinito" (Jacques Attali) "I due giorni più importanti della vita sono quello in cui sei nato e quello in cui capisci perchè (Mark Twain) "L'istruzione è l'arma più potente che puoi utilizzare per cambiare il mondo" (Nelson Mandela) "Io non posso insegnare niente a nessuno, io posso solo farli pensare" (Socrate) La salute non è un bene di consumo, ma un diritto universale: uniamo gli sforzi perchè i servizi sanitari siano accessibili a tutti (Papa Francesco) Il grado di civiltà  di una nazione non si misura solo sulla forza militare od economica, bensì nella capacità  di assistere, accogliere, curare i più deboli, i sofferenti, i malati. Per questo il modo in cui i medici e il personale sanitario curano i bisognosi misura la grandezza della civiltà  di una nazione e di un popolo (Alberto degli Entusiasti) Ogni mattina il mondo è un foglio di carta bianco e attende che i bambini, attratti dalla sua luminosità, vengano a impregnarlo dei loro colori" (Fabrizio Caramagna)
Cinema

Da Africa - Rivista dei Missionari Padri Bianchi

Contromano

Pessimo il film di Albanese sull’immigrazione

Recensione di Simona Cella

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La commedia italiana è in crisi, ma quando la commedia decide di occuparsi di immigrazione la crisi si trasforma in catastrofe. Contromano, il nuovo film di Antonio Albanese, ne è la prova. Un film piatto, noioso e, ancor più grave, zeppo di stereotipi buonisti.

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Partiamo dalla storia: Mario Cavallaro cinquantenne abitudinario è proprietario di un negozio di calze nel centro di Milano. Mario ama l’ordine, la precisione, la puntualità, il rispetto. La sua filosofia di vita si riassume in un unico concetto: ognuno al proprio posto. La sua unica passione è un orto sul terrazzo della sua abitazione. Il suo equilibrio vacilla quando il vecchio bar viene venduto ad un egiziano e davanti al suo negozio arriva Oba, senegalese venditore di calzini. Mario decide di rapire Oba per riportarlo in Senegal. Oba si fa accompagnare dalla sorella, Dalida, che ovviamente sorella non è ….

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Inizia così un on the road all’insegna della noia che vorrebbe avere il ritmo di una commedia degli equivoci ma si trascina invece in un infilata di situazioni prevedibili appesantite da battute ancora più scontate.

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La storia fa acqua da tutte le parti e la recitazione, compresa quella di Albanese, non aiuta. Ciliegina sulla torta la ricostruzione di un fintissimo villaggio senegalese dove tutti sorridono, zappano la terra e ovviamente ballano e suonano tamburi. Tutto è bene ciò che finisce bene… Albanese, in un’intervista dichiara di aver fatto i provini in Francia perchè in Italia non esistono professionisti afrodiscendenti….

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Questo la dice lunga sulla superficialità di un certo cinema italiano che decide di parlare di un tema di attualità (l’immigrazione, in questo caso) senza fare un minimo sforzo di ricerca. La Francia è piena di ottimi attori di origine senegalese, difficile comprendere la scelta di due interpreti non brillanti che oltretutto tra di loro parlano francese… Ridere con intelligenza sul problema dell’immigrazione di questi tempi può essere molto difficile in italia. Meglio lasciar perdere.

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