#212 - 24 febbraio 2018
AAAAA ATTENZIONE - Amici lettori, questo numero resterŕ  in rete fino alla mezzanotte di venerdi 05 aprile, quando lascerŕ  il posto al numero 349. BUONA LETTURA A TUTTI - Ora ecco per voi alcune massime: "Nessun impero, anche se sembra eterno, puň durare all'infinito" (Jacques Attali) "I due giorni piů importanti della vita sono quello in cui sei nato e quello in cui capisci perchč (Mark Twain) "L'istruzione č l'arma piů potente che puoi utilizzare per cambiare il mondo" (Nelson Mandela) "Io non posso insegnare niente a nessuno, io posso solo farli pensare" (Socrate) La salute non č un bene di consumo, ma un diritto universale: uniamo gli sforzi perchč i servizi sanitari siano accessibili a tutti (Papa Francesco) Il grado di civiltŕ  di una nazione non si misura solo sulla forza militare od economica, bensě nella capacitŕ  di assistere, accogliere, curare i piů deboli, i sofferenti, i malati. Per questo il modo in cui i medici e il personale sanitario curano i bisognosi misura la grandezza della civiltŕ  di una nazione e di un popolo (Alberto degli Entusiasti) Ogni mattina il mondo č un foglio di carta bianco e attende che i bambini, attratti dalla sua luminositŕ, vengano a impregnarlo dei loro colori" (Fabrizio Caramagna)
Racconto

Cioccolatini

di Ruggero Scarponi

E questa che roba è ?- si chiese Elena, mentre prendeva in mano la scatolina che aveva trovato in bell’evidenza sulla sua scrivania - Chi l’avrà lasciata? – Era una scatolina di cioccolatini, di un’ignota marca, da tre pezzi. La prese, la rigirò un poco tra le mani per cercare di risalire al motivo o a chi potesse averla lasciata proprio lì. Nessun indizio. Decise di chiedere ai colleghi. Niente da fare, nessuno ne sapeva nulla. Elena non si perse d’animo. Era una tosta, aggressiva, dotata di un’intelligenza vivace, avrebbe risolto il mistero; cascasse il mondo, l’avrebbe risolto. D’altronde erano proprio queste sue qualità che l’avevano fatta notare ad Antonio, il capo-ufficio, un uomo sui quarantacinque, sempre immerso negli studi filosofici e letterari, quando una mattina si era presentata con la domanda d’impiego tra le mani. Lui l’aveva subito capita e voluta, a tempo indeterminato. Non è che avesse propriamente il potere di assumere personale, Antonio. Ma la sua parola aveva un peso e con Elena l’aveva fatto valere. Le era piaciuta, non tanto per il fisico, che sicuramente non gli era sfuggito (Elena era davvero una bella ragazza), quanto per la sua determinazione. Lei, non lo deluse. Lavorava sodo, faceva un sacco di straordinari. Poi si seppe anche il perché. Doveva mantenere il suo ragazzo, Gennaro, uno senza arte né parte, buono solo a letto. Ma a lei piaceva tanto. Non le pesava lavorare per due, anzi.

Ora, però, c’era da risolvere questa storia dei cioccolatini che sembravano piovuti dal cielo. Dopo aver inutilmente indagato, Elena rientrò nella sua stanza e si mise a lavorare. Aveva posizionato la scatolina al centro della scrivania e non l’aveva aperta. – Se qualcuno l’ha piazzata qui con intenzione – pensò – prima o poi si farà vivo. Elena sospettava che fosse un omaggio ingenuo e galante di uno dei colleghi. Di spasimanti che le avevano inviato fiori e regali vari, nella sua vita, ne aveva avuti tanti e ci era abituata. Qui l’unico motivo d’interesse era la discrezione con cui si era mosso il personaggio. Questo la incuriosiva non poco. Però non riusciva a focalizzarlo e ne era turbata. Aveva sempre contato molto sulla sua capacità di individuare i pensieri nascosti di quelle semplici e grossolane creature che sono gli uomini e immaginava di poter andare a colpo sicuro nello scoprire il misterioso spasimante, o quello che era.

Alla fine della giornata tutti i colleghi, per vari motivi, si erano avvicendati nella sua stanza, e nessuno aveva accennato alla scatolina che continuava a far mostra di sé, dove Elena l’aveva lasciata. Così anche al mattino seguente. Dopo pranzo, Elena, vinta dalla curiosità, decise di concedersi il dolce. Con calma aprì la scatolina, prese un cioccolatino, lo mise in bocca e…ne restò estasiata! Appena i denti ebbero frantumato il tenue rivestimento di cioccolato, la lingua e il palato furono investiti da un’ondata di crema, liquore e profumi di spezie sconosciute che presero a solleticarle impudentemente le papille gustative. Elena deglutì e riprese fiato. Era disorientata, non ricordava di aver mai provato un piacere simile nel gustare un dolce o altro cibo – Un orgasmo! – mormorò incredula – un orgasmo! - Restò ancora un istante trasognata, scombussolata per l’esperienza appena vissuta.

  • Non è possibile – si disse – mi sono solo suggestionata – ora ne mangio un altro e…- in quell’istante entrò nella stanza, Antonio, il capo-ufficio, con in mano un fascicolo di un lavoro urgente. Nel consegnarlo alla donna, notò la scatolina aperta. Non disse nulla e parlò del lavoro. Elena che aveva scorto il movimento degli occhi di Antonio sui cioccolatini, subito gliene offrì uno. Lui lo prese, lo scartò e lo mise in bocca. Elena era ansiosa di vedere l’effetto che avrebbe avuto su Antonio. L’uomo pigiò con i denti il dolcetto, ne spalmò il ripieno tra lingua e palato e in men che non si dica lo trangugiò con l’evidente piacere con cui si ingerisce un cioccolatino. Niente di piĂą. La donna restò delusa. Sarebbe stata contenta di condividere quell’insolita esperienza che ora le appariva solo frutto di una sua suggestione.

La mattina seguente cercò ancora di indovinare chi potesse averle donato quegli strani cioccolatini. Chiese a più riprese a colleghi e colleghe chi dovesse ringraziare per quel goloso omaggio. Nessuno fu in grado di darle una risposta. L’ultimo cioccolatino era lì che la tentava. La tentava in maniera vagamente impertinente. Non voleva ammetterlo ma ne provava un’attrazione erotica. Pregustava il piacere che ne avrebbe ricavato e già si sentiva mancare al solo pensiero. – E’ assurdo – si disse - tutto questo è assurdo, non posso essermi infatuata di un cioccolatino - ma non riuscì a finire di formulare questo pensiero che già le sue mani, tremanti, in preda ad una folle eccitazione avevano preso a scartare, o meglio a spogliare il dolcetto come se si fosse trattato di un giovane amante. Questa volta non ebbe dubbi. Fu letteralmente travolta da una sconvolgente voluttà. Quando ebbe ingerito l’ultima scaglia di cioccolato si lasciò cadere sfinita sulla sedia. Sorrise di quella situazione. Poi cominciò a ridere. Era incredibile! Era come se avesse tradito Gennaro… con un cioccolatino! La risata le si strozzò in gola…Un senso di angoscia la pervase tutta…i cioccolatini erano finiti…Come avrebbe fatto adesso? Già sentiva di non poterne fare a meno. Avidamente volle leggere il nome della marca sulla confezione – Cioccolatini - c’era scritto – nient’altro – Cercò di riprendere il controllo di sé. A poco a poco si ricompose e riprese il lavoro. Ma per il resto della giornata restò sconvolta da quanto le era accaduto.
Cominciò ad avere strane fantasie. Immaginò di come sarebbe stato eccitante mangiare il cioccolatino sotto la doccia, oppure nell’ascensore del posto di lavoro, oppure mentre era a letto con Gennaro. Rise con malizia di questo pensiero perverso e provò un senso di selvaggia lussuria. Se solo avesse saputo dove trovarli, quei maledetti cioccolatini!

Tornò a casa depressa. Gennaro le sembrò scialbo e noioso e quella sera accusò un forte mal di testa. Ebbe un sonno agitato. Quando il mattino seguente rientrò al lavoro si sentì pervadere da un senso d’insofferenza. Rispose male a un collega che le aveva fatto una battuta un po’ piccante – Ok! Ok!- rispose quello - Ma non è mica colpa mia! Forse non ti rendi conto di come vai in giro!

  • Mi rendo conto un accidente – rispose acida Elena. Ma poi in ascensore si guardò allo specchio e comprese. E’vero che abitualmente si vestiva in maniera provocante, ma quella mattina aveva esagerato. Che le stava succedendo? Tutto questo per un cioccolatino? Aveva bisogno di fermarsi un attimo a riordinare le idee – Calma si disse, debbo stare calma, sono certa che è solo frutto di suggestione, forse un po’ di stress, forse debbo…- nel frattempo era arrivata alla sua stanza. Aprì la porta e…Una scatolina da cinque pezzi era lì sulla sua scrivania. – Non trattenne un moto d’entusiasmo - Chiuse la porta in atteggiamento furtivo. Non sapeva che fare. Era in preda all’eccitazione. Aveva completamente dimenticato le riflessioni di poc’anzi. Era tentata di mangiarne uno subito, ma si trattenne, per timore di essere sorpresa…Infatti, poco dopo, entrò Antonio - buongiorno Elena! – la salutò gioviale - volevo sapere se ha completato quel lavoro…ma vedo che ha di nuovo quei buoni cioccolatini…- Elena indugiò ad offrirgliene, non voleva privarsene, ma fu costretta dalla circostanza e Antonio non disdegnò l’offerta. – Buoni, accidenti! buoni davvero. – esclamò. - Che marca sono? – Prima che Elena, trovasse modo di rispondergli lui la prevenne dicendo – Ora debbo tornare di lĂ , ho del lavoro da sbrigare - e poi, dopo una pausa – appena lo completa, me lo porti lei, quel lavoro, di lĂ , in ufficio. - Quella, fu per Elena, una giornata memorabile. Aveva a disposizione quattro cioccolatini. Era come pazza. Volle provare a mangiarne, prima due di seguito e si può immaginare con quali risultati e poi, due insieme. Poco ci mancò che svenisse. Ebbe bisogno di tutto il giorno per riprendersi. Solo nel tardo pomeriggio riuscì a consegnare il lavoro ad Antonio. Tornò a casa sempre piĂą depressa. Con Gennaro era diventata insofferente e cominciò a rinfacciargli di essere un buono a nulla. Oramai non lo sopportava piĂą e non volle farci l’amore. Glielo disse senza ricorrere a scuse, come aveva fatto il giorno prima. Lui dette un’alzata di spalle e se ne andò. Rimasta sola si gettò a piangere sul letto. Non era per Gennaro, ma per i cioccolatini. Erano inesorabilmente finiti. Tornò di umore nero in ufficio e…Una scatolina da sette pezzi campeggiava sulla sua scrivania. O felicitĂ , il giorno si era trasformato. Passò tutta la giornata centellinando il piacere, avendo diviso i cioccolatini in piccoli pezzettini. Ma anche stavolta quel ficcanaso di Antonio le fece visita e si mangiò il suo bel cioccolatino. La storia continuò per qualche giorno ancora. Dalla scatolina da sette pezzi si passò a quella da dieci, dodici e da ventiquattro!

Elena mangiava tutto quel cioccolato senza avvertire problemi di sorta. Era costantemente immersa in un piacere che la soggiogava dal mattino fino alla sera, quando nel letto, prima di addormentarsi si concedeva l’ultima razione. Ma al mattino si risvegliava in preda all’ansia cercando i dolcetti sul comodino. Era come se si stesse drogando, con quei cioccolatini. Un giorno Antonio, la convocò per un altro lavoro, nel suo ufficio. - Cara Elena, le disse - lei dovrebbe, per favore, sbobinare questo nastro. E’ la registrazione di una serie di poesie che ho raccolto durante tutta la mia vita. – Bene, - assentì Elena - provvedo subito – Prese il nastro e stava per lasciare la stanza di Antonio quando notò sulla scrivania un curioso testo, inconsueto per un uomo di studio come lui. Era intitolato “Diavolo di un cioccolato” e mentre Antonio raccoglieva alcune carte, notò anche, dall’antina semi-aperta del suo armadio, una riserva di scatole di cioccolato…- Ma… allora è lei!- Esclamò Elena, con sorpresa.- Io? Io cosa?- Si schermì Antonio – Ma si, incalzò Elena, allora è lei, quello dei cioccolatini!- E pensare che più facile di così non poteva essere. –
Si sono io - rispose sconsolato Antonio. - E in quel nastro… c’è il ripieno, - aggiunse – Tutte le più belle poesie amorose della letteratura. Prendile e declamale mentre impasti il ripieno dei cioccolatini, così come dice la ricetta a pagina 80. E la tua bella, non potrà resistere. Solo, che…non funziona. Io mi figuravo che lei si sarebbe innamorata di me e invece…

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