Recita a soggetto
di Dante Fasciolo
Scrivo sotto naufragio:
grandine picchia contro i vetri, alberi piegano paurosamente,
tace il rumore delle auto, ma urla la furia della tempesta…
urlano le immagini che vedo scorrere sul televisore:
L’Italia frana, si allaga, perde fisionomia…
terreni e città sepolte da fango…
case crollano, disperazione e rabbia, rimbalzano responsabilità …
promesse a iosa, solidarietà vera di gente di buona volontà ,
e solidarietà falsa di politici e amministratori della cosa pubblica,
sfacciatamente copiata alla falsa solidarietÃ
espressa nelle remote e recenti analoghe situazioni…
In questo stesso giornale troverete riferimenti all’acqua…
l’imputata senza colpe…
la lettera aperta ad una goccia d’acqua reclama riflessione
e i versi di poeti illustri narrano di un’acqua amica.
Ma oggi si fanno i conti materiali e psicologici
che le devastazioni assommano in sé.
Sono conti amari i primi che difficilmente troveranno
soluzioni accettabili né subito né in tempi indefiniti;
persistenti i secondi vieppiù acuiti dall’indifferenza
che già oggi stesso aleggia nell’area della giustizia,
sfuggevole come spesso è accaduto;
e nello spazio della politica che dovrebbe non muoversi
dalla prima linea di combattimento e non lo fa.
Finchè nessuno sarà colpevole delle ripetute tragedie,
finchè nessuno porrà seriamente mano
al degrado delle nostre fragilità geologiche,
finchè politici ed amministratori ricaveranno
gratificazioni e profitti dall’emergenza;
finchè si crederà che il problema non ci riguarda
perché le nostre case hanno fondamenta sicure nella buona terra…
allora, come in passato, anche questa volta
desolazione e disperazione
avranno recitato la loro parte sul palco…
e il sipario, ancora una volta,
scenderà di fronte alla vociante platea
che guadagna l’uscita voltando le spalle.