Paura vera
di Dante Fasciolo
Non c’è tegua sul fronte degli omicidi,
le cronache di ogni giorno abbondano di notizie:
mogli uccise dai mariti, figli uccisi dai padri, donne uccise dagli amanti…
ce n’è per tutte le tipologie e i dettagli fanno la differenza;
e perdurando l’accavallarsi delle cronache per giorni,
resta difficile memorizzare nomi e circostanze.
I numeri si impongono come grani di un rosario
e lo sconcerto affievolisce sempre piĂą.
Tuttavia, a scuotere l’assuefazione quotidiana,
di tanto in tanto, ecco un delitto piĂą efferato degli altri:
il caso della ragazza sezionata e nascosta in valigia
esplode a dismisura e punta deciso al colpevole,
un ragazzo nigeriano, clandestino, giĂ titolare di malefatte.
E sebbene crescano i dubbi sulle dinamiche dell’atroce delitto,
la pelle nera basta ad accendere il fuoco:
e una mente malata ecco trasformare gli stranieri
in “negri” da abbattere col fucile per vendetta.
E’ solo un mattoide fanatico nazi-fascista?
Un solitario lupo assetato di sangue e rancore?
No, è un prototipo da salvaguardare,
infatti, ogni dove, si levano voci in sua difesa:
C’è il politico che aizza e lo indica come seme,
c’e chi teorizza il gesto inevitabilmente corretto,
e c’è la massa dei mentalmente repressi
che organizzano manifestazioni e scontri
per alimentare un odio capace di trasformare
in consensi e voti la paura latente
nelle fragili coscienze della societĂ .
L’incapacità di reagire di questo popolo
alla violenta, sottile politica del dileggio,
rende l’effettiva portata della paura
che ci trasciniamo colpevolmente dietro.