Una iniziativa della Fondazione Carispezia
Between Darkness and Light
Intervista a Filippo Maggia curatore della mostra fotografica
di Jodi Beiber artista di grande umanità
di Elena Marchini
Fino al 4 marzo 2018 , negli spazi espositivi della Fondazione, sarà visitabile la mostra di Jodi Bieber “Between Darkness and Light. Selected Works: South Africa 1994 – 2010”, la prima grande personale in Italia della fotografa sudafricana, vincitrice nel 2011 del World Press Photo. Il curatore della mostra, Filippo Maggia, ci ha raccontato chi è Jodi Bieber e le caratteristiche del suo lavoro.
- Come definirebbe il linguaggio fotografico di Jodi Bieber?
È un linguaggio titpicamente reportagistico, che fa riferimento da un parte al reportage classico di scuola americana, dall’altra risente della tradizione e degli insegnamenti del Market Photo Workshp, un importante centro di aggregazione e ricerca del linguaggio fotografico, a Johannesburg, dove si sono formati alcuni dei più importanti fotografi della scena sudafricana.
- Cosa vederemo nella mostra “Between Darkness and Light. Selected Works: South Africa 1994-2010”?
Vedremo quattro serie fotografiche complete prodotte da Jodi Bieber negli utimi vent’anni. Le immagini proposte in mostra sono quelle che meglio raccontano la crescita artistica di Bieber, in cui si vede sia come è maturata la sua ricerca sia come abbia cambiato fisionomia, passando da un bianco/nero asciutto e crudo – tipicamente giornalistico – a una forma narrativa, sottolineata dal colore. “Between Darkness and Light” è quindi un approccio molto interessante alla fotografia di Jodi Bieber, ma anche all’evoluzione storico-sociale del Sud Africa in quest’ultimi venti anni. Un paese che sta cambiando pelle, che è passato dall’apartheid ad essere un esempio di modernità, rinascita e sviluppo, un modello che tutti si augurano possa realizzarsi nell’intero continente africano.
- Quindi il messaggio che vuole trasmettere la mostra potrebbe essere il cambiamento?
Sicuramento il cambiamento del Sud Africa è preso a modello e punto di riferimento da alcuni paesi africani; purtroppo molti altri paesi africani sono ancora governati da leader quantomeno discutibili, e altri ancora vivono conflitti interni di natura religiosa. Il Sud Africa è sicuramente uno dei paesi più aperti e disposti ai cambiamenti e ad abbracciare la modernità.
- Come prosegue il lavoro della fotografa in questi anni?
Come tutti i reportage, anche i lavori di Jodi Bieber, sono dei libri aperti che raccontano una storia infinita. Tornando al cambiamento della precedente domanda, una delle serie esposte in Fondazione, “Soweto” racconta il cambiamento di Soweto da bidonville, luogo di segregazione a un quartiere dove si vive un forte spirito di rinascita e ricostruzione. Questo lavoro di Bieber su Soweto non si è mai interrotto e sta continuando. Al momento la fotografa sta lavorando anche a un nuovo progetto che però non è ancora definito nei particolari e così abbiamo deciso di metterlo in mostra.
- In conclusione, cosa le piace personalmente dei lavori di Jodi Bieber?
Trovo che Jodi Bieber sia una persona molto interessante, di grande umanità, capace di guardare e di far propri temi importanti, magari trascurati da molti altri. Un altro aspetto molto importatente di Bieber è che tutti i suoi lavori non si svolgono nello spazio di poche settimane, ma proseguono per anni. La Bieber infatti vive dal di dentro tutte le situazioni che propone in immagini.