Tempi...moderni?
Videogame
di Giuseppe Sanchioni
Il dado è tratto: ormai anche per il CIO (Comitato Olimpico Internazionale) i videogame sono uno sport a tutti gli effetti. Gli smanettatori di joystick e consolle già sognano di partecipare a Parigi 2024.
Ebbene sì, giocare al computer è diventato uno sport: e non come noi che al massimo giocavamo a calcio balilla al bar d’estate tutto il pomeriggio. Ci accanivamo e sudavamo molto ma senza fare sport: forse non eravamo abbastanza virtuali. Oppure facevamo i campionati di tetris in ufficio all’ora di pranzo per seguire la dieta, ma senza nessun riconoscimento sportivo.
C’è pure chi si spinge più avanti sostenendo che questo riconoscimento aumenterebbe anche le possibilità lavorative. Infatti si aprirebbero prospettive per allenatori di videogamer, che dovrebbero essere degli allenatori statici da poltrona e mental coach, una di quelle cose (definite nuove professioni) che vanno tanto di moda oggigiorno, in un mondo dove ognuno ha bisogno di un aiuto mentale e di un accompagnamento psicologico pure per andare in bagno la mattina e dare il meglio di sé.
Comunque sembra che già alcuni sport, come la lega di basket USA, abbiano lanciato dei campionati virtuali mentre le leghe di altri sport, come il baseball ed il football americano, stiano preparando iniziative simili.
L’insana proposta “andiamo a dare due calci al pallone sotto casaâ€, con il rischio di essere investiti da una macchina oppure masticati dal terribile dobberman a guardia del cancello dov’è finito il pallone, va finalmente a scomparire sostituita dalla più tranquilla “inserisci il DVD di FIFA 15 che ci facciamo una partitaâ€. Finalmente non ci saranno più mamme che si raccomanderanno di non sudare e di non rovinare le scarpe nuove. Non ci sarà più da fare la colletta per compare il pallone, quello gonfio rotondo in 3D. Non ci sarà più da trovare il campetto o il praticello per giocare: cosa questa che attualmente rappresenta la difficoltà maggiore, anzi a volte insuperabile.
Avremo un futuro di giocatori virtuali da salotto, tutti sovrappeso, e ci sarà bisogno di fare l’antidoping per scovare quelli che sono sotto effetto di Coca Cola o in overdose di Nutella per mantenere i ritmi di gioco.
Certo questa virtualizzazione ha anche altri effetti positivi. Per esempio potrai giocare a pallacanestro anche se sei alto come un puffo, oppure essere il capocannoniere di una squadra di pallanuoto anche se affoghi sotto la doccia. E poi alla fine della partita la doccia probabilmente non sarà neanche necessaria.
E così un’altra fetta di vecchio mondo se ne va. Prima le criptovalute, cioè le monete virtuali. Ora anche lo sport diventa virtuale. Che il nostro avatar ci protegga!