#206 - 18 novembre 2017
AAAATTENZIONE - Cari amici lettori, questo numero rimarrŕ  in rete fino alla mezzanotte del 31 LUGLIO PER LASCIARE IL POSTO AL N° 354 GIOVEDI' 1° AGOSTO. BUONA LETTURA A TUTTI . Ora ecco per voi un po' di SATIRA: Il Paradiso lo preferisco per il clima, l'Inferno per la compagnia (M. Twain) - Quando le cose non funzionano in camera da letto, non funzionano neanche in soggiorno (W.H. Masters) - L'intelligente parla poco, l'ignorante parla a vanvera, il fesso parla sempre (A: De Curtis) - Il sesso senza amore č un'esperienza vuota, ma tra le esperienze vuote č la migliore (W. Allen) - Per alcune cose ci vuole tanta pazienza, per tutte le altre c'č la gastrite (L. Limbus) - Non avere un pensiero e saperlo esprimere: č questo che fa di un uomo, un giornalista (K. Kraus) - Le banche ti prestano denaro, se puoi dimostrare di non averne bisogno (B. Hope) -
Racconto

L'oftalmico

Parte seconda

di Ruggero Scarponi

Una settimana piĂą tardi ricevetti una telefonata. Era Silvia.
Senti, disse, potresti venire qui da me, in ambulatorio? Ho da farti vedere qualcosa.
Mi ero dimenticato della nostra precedente chiacchierata e fui piuttosto sorpreso di trovare Silvia nel suo gabinetto che parlava animatamente con un uomo. E’ lui, mi disse, appena mi affacciai alla sua stanza. Ti presento Mister “Occhio di falco”, aggiunse con ironia bonaria.
Dopo la sorpresa iniziale mi presentai e notai che il tizio era un uomo gradevole d’aspetto e di modi, non certo il tipo dello psicopatico, del killer che va in giro a far fuori giovani donne, come usa in tanti film americani.
Allora è lei, dissi sorridendo, il fenomeno…
Da baraccone! Concluse quello, con un sorriso sarcastico.
No, provai a schermirmi, no, è che…
Non si preoccupi, mi rintuzzò il tizio, è normale. Cioè, tutto è, tranne che normale, ma normale è la sua reazione.
Senti, intervenne Silvia, in realtà non sono riuscita a restare con il dubbio e ieri sono andata al caffé di fronte all’oftalmico, ero sicura che l’avrei trovato, e l’ho convocato per stamattina, per eseguire una serie di accertamenti davanti a un testimone, se a te la cosa non dispiace, naturalmente.
Non ho nulla in contrario, Silvia, è che io sono solo un impiegato amministrativo, non sono uno specialista.
Per quello che dobbiamo fare vai più che bene. Si tratta semplicemente di presenziare a delle prove cui sottoporrò questo signore che ha già dato la sua disponibilità. Quella mattina Silvia non era di turno e aveva ottenuto il permesso di usare il suo gabinetto per tutto il tempo che ne avesse avuto bisogno. Pertanto sottopose il tizio a una serie di test e a me chiese di collaborare soprattutto nell’accertarmi che tutto si svolgesse regolarmente e che l’uomo non mettesse in atto trucchi di qualsiasi genere. Per quanto incredibile, dovetti registrare che davvero quello era in grado di leggere brani, i più disparati, in caratteri di corpo piccolo, a distanze che solo con un cannocchiale sarebbe stato possibile. Alla fine, esausta, Silvia: sbottò: tanto non le credo!Disse, lei riesce in qualche modo a ingannarci! E prima o poi lo scopriremo.
Ma no, ribatté il tizio. E’ tutto vero. Questa mia facoltà è una bizzarria della natura, ne convengo ma non c’è nessun trucco, nessun inganno, dovete credermi. E poi il suo amico ha presenziato a tutti i test e può testimoniare che io ho fatto esclusivamente quanto mi è stato detto. Non ho messo in atto nessun piano né ho fatto nulla per distrarvi per confondervi e sono pronto a ripetere questi test anche di fronte a una commissione accademica.

Nei giorni seguenti vinta dalla curiosità e dalla granitica sicurezza del tizio, Silvia, si convinse di portare l’uomo dal suo vecchio professore universitario, Sergio Agresti. Voleva smascherare quell’uomo che un po’ le ripugnava e un po’ l’attraeva irresistibilmente.
Dopo una visita accurata persino Agresti fu costretto ad ammettere che l’uomo rappresentava un autentico fenomeno, un caso unico, forse.
Seguirono altri esami e altri test di fronte a commissioni varie senza che nessuno riuscisse a spiegare le ragioni dell’eccezionale vista di cui era fornito il tizio.
Dopo alcuni mesi d’inutili prove, Silvia cedette, accettò il corteggiamento dell’uomo e promise di sposarlo se solo le avesse rivelato il segreto della sua vista.
Il tizio, raggiante, le chiese di convocare una nuova commissione, al più alto livello che l’indomani avrebbe rivelato il suo segreto e poi di fronte a tutto il corpo accademico le avrebbe rivolto, in ginocchio, con l’anello, secondo le regole, la proposta di matrimonio.
Silvia non riuscì a trattenere le lacrime. La tenacia di quell’uomo aveva fatto breccia nel suo cuore.
Ora si sentiva addirittura in colpa per averlo sottoposto a tante analisi e a tanti test.
Sentiva di doverlo risarcire per le tante umiliazioni e mortificazioni che gli aveva inflitto con la sua incredulitĂ .
No, no, esclamò tra le lacrime, basta, basta, io ti credo, ti credo. Ora voglio solo farmi perdonare da te. Sono io che t’imploro in ginocchio di sposarmi, perché io, ti amo!
E finì che si sposarono. Si sposarono e vissero felici e contenti per molti anni.
Ma per dovere di cronaca va detto che il segreto della straordinaria vista del tizio non fu mai svelato e Silvia non chiese mai di conoscerlo.
Giusto qualche giorno fa si parlava di lei, tra colleghi.
Tu che eri suo amico, disse qualcuno, non hai più avuto sue notizie? Che fa, ora? E’ felice insieme a quel suo strano marito?
Per la verità, risposi, non è che sappia molto neanche io.
Ogni tanto ricevo una sua cartolina da qualche parte del mondo.
So che ha abbandonato definitivamente la professione medica per assistere il marito nel suo lavoro.
Se è felice? Credo di si e d’altronde sarebbe strano il contrario.
Perché? Chiesero all’unisono i miei colleghi.
Perché una che sposa il più grande illusionista dei nostri tempi, cosa vi aspettate che veda nella sua vita, tutto rose e fiori, no?

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