Una nuova rubrica dedicata alla televisione: croce e delizia
Zapping
Frammenti semiseri di cronaca televisiva
di Luigi Capano
Da qualche settimana la stagione televisiva ha preso nuovamente l’abbrivio a tamburo battente, dopo il rituale sopore estivo accompagnato, con poche eccezioni, dalle consuete repliche del trascorso palinsesto. A parte, ecco un’eccezione, il sempre gradevolissimo e istruttivo Techetechetè su RAI1. Ma la televisione si sa, assolve anche il ruolo di loquace badante per anziani in solitudine, quindi ben venga anche la torrida replica.
E poi, diciamolo, la consuetudine del medium, la normalità - per usare un termine ingrato ai salotti della tolleranza - della sua onnipresenza domestica oblitera la meraviglia dell’accadimento: un momento panico di azzeramento del tempo e dello spazio di cui ciascuno è testimone nel tiepido alvo del proprio nido, questo – ci sembra - il lato oscuro e sorprendente della televisione.
Impugnando il virtuoso telecomando, ci siamo abbandonati allo zapping, come si suol dire anglicizzando il saltabeccare dei tordi o lo springare dei grilli campagnoli (si perdoni la reminiscenza pirandelliana).
Ed ecco nuovamente il salotto elegante e ben congegnato di Fabio Fazio, quest’anno per la prima volta su RAI1, sempre di gradevole e gustosa visione; nonché quello più modestamente popolare dell’incazzoso Del Debbio su Rete 4, orfano- e si vede- di Mario Giordano altrettanto incazzoso ma più puntuale e dominante nelle baruffe politiche. Di nuovo su RAI1, il sempre sorridente – e a tratti atonico - Fabrizio Frizzi conduce un eterno estenuante gioco a premi, mentre il vociante Carlo Conti coordina anche quest’anno la gara canora di un manipolo di imitatori più o meno noti o comunque bisognosi di una rinnovata notorietà .
Canale5 ci ammannisce sempre Il grande fratello,di mediocre ispirazione orwelliana, nella versione vip, con i soliti piccoli scandali che fanno lievitare gli ascolti – almeno questo si crede - e con il moralismo compiaciuto dei commentatori in studio. Molti, ancora una volta, i salotti televisivi, immancabili quelli ormai storici di BrunoVespa (RAI1) e di Giovanni Floris (LA7). Un po’ ovunque i numerosi e ripetuti telegiornali ci informano sulle intemperanze di Trump e sui motti di Papa Francesco, e sulla Catalogna che minaccia la scissione dal regno ispanico creando un precedente pericoloso e destabilizzante per la giovane e perennemente immatura Unione Europea.
Né ci viene lesinato a tutte le ore - Deo gratias - lo speziato condimento di cosce accavallate, seni aggettanti, natiche inquiete, labbra suggenti. Il celebre e compianto Dino Risi, alla domanda di un giornalista su cosa fosse il cinema - un chicca, questa, che cogliamo dal prezioso scrigno di Techetechetè - rispondeva con arguto cinismo: una via di mezzo tra un un’orologeria di precisione e la tratta delle bianche. Ma erano altri tempi, e un altro cinema…