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Parte prima
di Ruggero Scarponi
Mi chiamo Aldo e questo non credo che dica molto ai più. Non sono sposato, ho cinquantanove anni e per circa quarant’anni ho lavorato in una prestigiosa azienda a livello nazionale. Ora a due o tre anni dalla pensione mi trovo disoccupato. Disoccupato per mia scelta.
Tutte le mattine, da che non ho nulla da fare, vengo qui, in questo parco, a passeggiare e a passare il tempo. Di rado mi fermo a parlare con qualcuno. Stamattina, però, caro amico, mi è sembrato che lei fosse la persona ideale cui confidare certe idee che vado rimuginando dentro di me e che sono state la causa delle mie dimissioni. Le dirò che sono molto contento che lei si sia dimostrato disponibile ad ascoltarmi, non è facile, infatti, trovare uno sconosciuto con cui chiacchierare di cose che siano più consistenti del più e del meno. Pertanto se desidera pormi delle domande non si faccia scrupolo le risponderò con sincerità e senza reticenze.
- Per la verità , da come si è avvicinato, mi ha subito incuriosito e ho intuito che la sua non era una storia qualsiasi e che valeva la pena di ascoltare. Qualcosa me l’ha già detta, il suo nome, la sua età , il fatto che si trova disoccupato per sua scelta…ma vediamo in tutto questo di fare un po’ d’ordine. Per esempio mi parli del suo lavoro, di cosa si occupava?
- ero agente di commercio, da più di trent’anni.
- Ha fatto studi regolari?
- Si. Dopo le medie mi sono diplomato ragioniere.
- E ha sempre lavorato, dopo, o è stato disoccupato per alcuni periodi?
- No, ringraziando il Cielo nel mio settore non c’è mai stata crisi e ho sempre potuto lavorare senza problemi e anche con qualche soddisfazione.
- Dal lato economico?
- Anche. Guadagnavo molto bene.
- E come mai ha pensato di aprirsi proprio con me, che non ci conosciamo e ci siamo incontrati per caso? Pensa che potrei fare qualcosa per lei?
- No, non credo che lei possa fare nulla per me. E d’altronde perché dovrebbe? mi sono licenziato io, per mia libera scelta.
- E’ forse intervenuto qualche fatto grave che l’ha spinta a tale decisione? Qualche illecito?
- Ci mancherebbe! No, la rassicuro subito. La nostra è un’azienda sana e noi agenti si è sempre lavorato onestamente. No, non è di questo che intendo parlare.
- E allora coraggio, l’ascolto.
- Bene. Le dirò, trovarmi senza lavoro, alla mia età , non è una cosa semplice. Se a questo poi aggiunge che sono stato io stesso l’artefice di tale situazione può capire in quale stato di confusione oggi io mi trovi.
- Certo, lasciare un lavoro sicuro, di questi tempi, è piuttosto inconsueto, mi pare.
- E’ vero altrimenti non sarei qui a raccontarle i fatti miei.
- Ma lei ha riflettuto bene su quel che faceva?
- Vede, a questo punto, prima di rispondere e per essere compreso appieno ho bisogno che faccia un piccolo sforzo d’immaginazione, piccolo, non pretendo molto ma è assolutamente necessario che si faccia carico di una verità che a me appare evidente.
- E sarebbe a dire?
- Che per ognuno di noi c’è un destino già scritto.
- Se può agevolarla nella sua narrazione fingerò che sia così, sebbene io sia sempre stato convinto del contrario e cioè che ognuno forgia il proprio destino da sé medesimo.
- Non voglio entrare in simili disquisizioni, non ci porterebbero da nessuna parte. Anzi trattando della mia vita ciò che interessa conoscere è solo il pensiero da cui sono scaturite le mie azioni.
- Come vuole, l’ascolto, ma con riserva, riguardo al suo fatalismo.
- Mi sarebbe sin troppo facile dimostrarle come anche lei, così scettico, ne subisca costantemente l’influsso, del “mio fatalismo” ma preferisco astenermene per proseguire nella narrazione.
- Giusto, ma prima di continuare, mi dica, in che ramo del commercio esercitava?
- Domanda ottima, direi importante. Io, noi, ci occupavamo di biancheria intima femminile, lingerie.
- però! Un settore alquanto stimolante. Chissà di quanti aneddoti e segreti si sarà arricchita la sua esperienza!
- Non lo nego. Stare tutto il giorno a contatto con l’intimità femminile…ci sarebbe da raccontare, davvero.
- E lei ha avuto il coraggio di abbandonare un lavoro simile?
- Si. E insieme al lavoro tante conoscenze e amicizie interessanti.
- E allora! In tutta franchezza credo che abbia commesso una sciocchezza. Almeno si fosse trovata un’altra occupazione, prima.
- Se la mettiamo sul piano della razionalitĂ non potrei darle torto eppure la mia decisione per quanto impulsiva fu inevitabile.
- Se lo dice lei, la credo. Ma vorrei capire, se permette.
- Certo è per questo che mi sono deciso a parlarle. Comincerò dal principio, da quando ottenuto il diploma di ragioniere presentai domanda di assunzione a diverse aziende.
A quel tempo era sufficiente un diploma per essere assunti e trovare un lavoro non era difficile come oggi.
Dopo qualche settimana, infatti, fui contattato dall’ufficio del personale dell’azienda di biancheria che le dicevo. Era leader nazionale del settore e io fui convocato a Milano, presso la sede centrale per il colloquio. Tutto andò bene e in meno di due settimane entrai come impiegato.
- Quindi il suo primo impiego non fu come agente, bensì come impiegato…in quale settore?
- Amministrativo. Ero alle dirette dipendenze del direttore amministrativo.
- E si è trovato bene in quell’ufficio?
- Più che bene, mi creda. Il mio capo ed io andammo subito d’accordo e presto ricevetti molte lodi e qualche premio in denaro per il mio lavoro. Era molto soddisfatto di me e mi affidava incarichi di fiducia.
- Per esempio?
- Bè, niente di eccezionale naturalmente, non vorrei che si facesse un’idea errata. Erano tutti servizi di supporto all’attività del direttore, come tenere in ordine l’archivio delle gazzette ufficiali e di altri compendi a carattere economico o giuridico.
- Un lavoro mi par di capire da segretario.
- Se vuole.
- Bene e quando avvenne che passò al settore commerciale?
- Dopo qualche anno, il direttore amministrativo ci lasciò definitivamente, nel senso che ebbe un infarto e morì. Il suo posto fu assegnato a un dirigente venuto da fuori che si portò dietro i suoi collaboratori. Per me in quell’ufficio non ci fu più posto e per non essere licenziato o spedito a qualche sperduta filiale accettai l’offerta di diventare agente.
(continua)