Luglio 1943
Di Giuseppe Cusa
Infine con la coda fra le gambe
se ne andavano via i tedeschi.
facevano pausa i fucili
spianati e le mitraglie, nel rumore
dei carri armati sulla strada larga,
le canne lunghe e gli occhi delle torri.
Stavamo in una grotta a Pilacane.
in dodici famiglie ci stavamo:
i lumi ad olio accesi alle pareti
del corridoio buio, che girava
i pilatro centrale d'arenaria.
I colpi di cannone, che dal mare
cercavano i tedeschi, da lassù
vedevo; un aereo che scppava,
seguito da due caccia americani.
ho visto ch'esplodeva a Bubbonìa.
Il sesto giorno, la mattina presto,
si diceva già che erano sbarcati
e mia madre l'ho vista stando in aria:
io ero andato a prendere il latte
di capra, che la zia aveva pronto
per mio fratello piccolo svezzato;
sul pianoro del casolare bianco
montavano le tende colorate;
un ragazzone nero sorrideva
e mi buttava su, con me giocando.
Non vedeva lo sguardo di mia madre,
ch'era nascosta dietro quella siepe.