No, non vendo libri:
li leggo soltanto
Francesco Pinto – Il lancio perfetto – Mondadori - 2014
di Giuseppe Sanchioni
Dopo il racconto della costruzione di un’altra grande opera italiana del dopoguerra, l’Autostrada del Sole (La strada dritta – Mondadori – 2011), Pinto ci regala un’altra storia dell’Italia migliore, praticamente contemporanea a questa.
Devo subito dire che per me questo libro, come il precedente che è stato comunque recentemente sceneggiato per la TV, andrebbe letto nelle scuole. Anche se sono convinto che non succederà mai, considerato che difficilmente si arriva a dopo la Seconda Guerra Mondiale, figuriamoci se si studia la storia contemporanea.
Eppure questo è il racconto, seppur romanzato come avverte già l’autore nei ringraziamenti, di un’altra vittoria italiana, di quegli italiani che si sono prefissati un obiettivo ed hanno avuto la tenacia di raggiungerlo nonostante tutto. Infatti, forse pochi lo ricordano, l’Italia è stata la terza nazione al mondo ad aver mandato in orbita, dopo URSS e USA, un satellite artificiale. Satellite artificiale costruito con pochi mezzi ed infinita pazienza da professori e studenti dell’Università di Roma “La Sapienza”. Per me, altro motivo di orgoglio, avendo studiato proprio in questa Università.
Certo erano gli anni sessanta del novecento, gli anni della speranza e della voglia di fare, diversamente da ora, ma sempre con le limitazioni finanziarie e la poca considerazione internazionale, come ora. Ma ci racconta anche come superare le difficoltà con la fantasia, chiedendo aiuto e riciclando materiale, come utilizzare una vecchia piattaforma petrolifera dismessa dall’ENI come isola artificiale per la base di lancio. Ci sono anche delle curiosità, come quando narra della nascita della colonia italiana di Malindi in Kenia proprio a seguito del progetto, oggi solo meta di turismo.
Nella parte finale l’autore si lamenta anche dell’abbandono cui sono condannati i laboratori. Sono d’accordo con lui quando vorrebbe che l’area e gli impianti sviluppati in quegli anni, adiacenti all’aeroporto dell’Urbe, fossero conservati ed aperti al pubblico come un museo della tecnologia e delle potenzialità italiane. Via Salaria 851: questo era ed è ancora l’indirizzo. Ci sono passato ed ho visto sia la sfera metallica della galleria del vento con sopra il logo del Progetto San Marc sia l’aria di abbandono. Insomma, un bel libro aldilà di ogni retorica, che trasmette un’inesauribile fiducia nel fare, che di questi tempi non è poco. Ora però restiamo in attesa di un libro che ci racconti come, in sole due generazioni di venditori di fumo, ci siamo ridotti così!