Tempi...moderni?
Ludopatie
di Giuseppe Sanchioni
Come noto si definisce ludopatia la dipendenza dal gioco d’azzardo senza controllo e senza freni.
Dipendenza che crea allarme sociale tanto da farla considerare una vera e propria malattia.
Specialmente quando ne sono affette alcune tipologie di persone, come avviene di recente.
Anzi si potrebbe definire una malattia professionale tipica di chi svolge certi mestieri.
E chi sarebbero i malati più gravi?
I padri di famiglia che giocano lo stipendio al videopoker o gli anziani che giocano la pensione al bingo?
Ma no, sono i rappresentanti delle classi dirigenti, i governanti, gli amministratori, i responsabili di grandi aziende.
Persone che si giocano il loro futuro, di cui ci interessa poco, ed il nostro, di cui ci interessa invece molto, su una semplice scommessa.
Risolvono tutto puntando sul Rouge o sul Noir, sul Pair o sull’Impair come alla roulette.
Ne sono esempi il referendum costituzionale italiano di dicembre scorso e quello inglese sulla Brexit che raddoppia la scommessa con le elezioni anticipate, passando per il referendum sull’Alitalia. E così via.
Gente che si gioca il proprio futuro mettendo però noi nella casella rossa o nera, pari o dispari e lasciando che il croupier ci sposti avanti e indietro col suo rastrello, magari chiedendoci pure la mancia.
Che poi, alla luce dei risultati, vale il vecchio adagio che vince sempre il banco, specialmente quando esce zero.
Anche perché alcuni di questi giocatori al massimo riescono a bluffare al videopoker.
Ma siccome io non sono malato di ludopatia e non prendo mai neanche un gratta-e-vinci, sono ormai stanco di fare la fiche che rotola avanti e indietro sul tappeto verde.
Quasi quasi punto tutto sulla loro scomparsa.