Celebrando la leggerezza o se vogliamo la forza della sua illusione,
Benaglia sceneggia in modo inedito la nostra continua meraviglia di esistere, l’amore per la vita...
Alla Silber Gallery di Roma fino al 31 marzo
Taranta e acrobati
Il passo danzante della vita
La fantastica pittura di Enrico Benaglia
Di Alida Maria Sessa
Tutta l’opera di Benaglia è un Elogio della Leggerezza o dell’arte di Sottrarre.
Da sempre nei suoi quadri è bandito il senso del peso e sfidata la forza di gravità .
l’aria scherza, vortica in correnti ascendenti del cuore o in capricci del vento, quando sperimenta con freschezza le sue piccole magie, mentre i corpi, appena possono, si smaterializzano,disfacendosi luce nella luce in un pulviscolo coloratissimo di pixel energetici.
Dappertutto, anche nei notturni, c’è questa ricerca di luce ed un desiderio di volo, o almeno di galleggiamento o di levitazione a cui partecipano spesso anche gli oggetti simbolici dell’attrezzeria emotiva del pittore.
I personaggi di carta poi sembrano sempre presi da una gara tra loro di leggerezza in movimento. Le figurine disincarnate, eppure così espressive, non fanno che guizzare, spiccare salti o intrecciarsi in delicate movenze acrobatiche.
In questa suite, in gran parte dedicata alla taranta quasi sempre le figurine ritagliate ballano su una spiaggia, in riva al mare, sotto un cielo notturno punteggiato di stelle.
Lo scialle rituale della danza salentina vortica attorno al corpo della ballerina, intreccia la figura di un cavaliere evocato dal cuore ma non presente, visto come il suo corpo nascere per subito sfumare nello sfondo nebbioso. Un’altra ragazza danza nel cielo, una stella in mano e l’altra sotto la punta del piede, una terza saltella nella battigia, le mani serrate a sollevare la gonna fluida della taranta ma con gli occhi rapiti da una stella.
Celebrando la leggerezza o se vogliamo la forza della sua illusione, Benaglia sceneggia in modo inedito la nostra continua meraviglia di esistere, l’amore per la vita malgrado tutto, e ci riconcilia con l’innocenza che sonnecchia dentro di noi e pensiamo sepolta. Ci costringe a ricordare che quando l’anima non vola dal basso verso l’alto, il corpo resta carne inerte destinata ad una paralisi fisica e spirituale.
Nelle opere dedicate agli acrobati e ai giochi infantili, Benaglia rivela il bisogno di investigare anche le ambiguità e i rischi che ogni azzardo giocoso implica. Se i personaggi dei suoi primi cicli tematici risalenti a molti anni fa esprimevano un virtuoso e calcolato equilibrio, le figurine più recenti paiono sfidare sempre di più il pericolo e vengono riprese come in un fermo immagine nel preciso istante in cui l’equilibrio si potrebbe rompere. Tutti pretesti per raccontare la gioia di vivere, ebbrezza allo stato puro, insidiata dall’istinto di morte. Tappe dello stesso itinerario inconsapevole tra bellezza e paura, simbolo quindi della condizione umana.