#185 - 4 marzo 2017
AAAAA ATTENZIONE - Cari lettori, questo numero rimarrŕ  in rete fino alla mezzanotte del giorno sabato 30 novembre quando lascerŕ  il posto al numero 358 - BUONA LETTURA A TUTTI - Ora ecco per voi alcune massime: "Nessun impero, anche se sembra eterno, puň durare all'infinito" (Jacques Attali) "I due giorni piů importanti della vita sono quello in cui sei nato e quello in cui capisci perchč" (Mark Twain) "L'istruzione č l'arma piů potente che puoi utilizzare per cambiare il mondo" (Nelson Mandela) "Io non posso insegnare niente a nessuno, io posso solo farli pensare" (Socrate) «La salute non č un bene di consumo, ma un diritto universale: uniamo gli sforzi perchč i servizi sanitari siano accessibili a tutti». Papa Francesco «Il grado di civiltŕ  di una nazione non si misura solo sulla forza militare od economica, bensě nella capacitŕ  di assistere, accogliere, curare i piů deboli, i sofferenti, i malati. Per questo il modo in cui i medici e il personale sanitario curano i bisognosi misura la grandezza della civiltŕ  di una nazione e di un popolo». Alberto degli Entusiasti "Ogni mattina il mondo č un foglio di carta bianco e attende che i bambini, attratti dalla sua luminositŕ , vengano a impregnarlo dei loro colori" (Fabrizio Caramagna)
Racconto

Il lettore

Parte terza

di Ruggero Scarponi

Volevano una storia Horror.
Ci voleva l’atmosfera. Ma io, avevo il metodo.

  • Prego – dissi – le luci, si dovrebbero spegnere. - Ne rimase accesa solo una sul leggio. Illuminava la pagina che dovevo leggere e in modo spettrale la mia faccia.

Si fece silenzio nell’ampio salone. Un brivido percorse le schiene nude delle signore, strette negli abiti da sera. E anche gli uomini provarono una certa inquietudine.
Durante il corso avevo appreso il metodo. Sapevo come far brillare lo sguardo. Fare le smorfie con la bocca. Deformare la faccia. E modulare la voce, nei toni giusti. Man mano che procedevo col racconto, catturavo l’attenzione del pubblico. Sentivo una forza mai provata prima. Era come se con le parole penetrassi l’anima delle persone. Era come se in ognuna di esse deponessi un pezzetto di ghiaccio. Il terrore. Mentre leggevo compresi che per i presenti le parole diventavano fatti e le vicende da fantastiche si trasformavano in reali. Le signore presero ad agitarsi sentendosi insidiate da ignote entità e gli uomini sembravano atterriti e impotenti di fronte alla minaccia. Tenevo tutte quelle persone strette in un laccio e avrei deciso io il momento di liberarle.
Quando terminai la lettura e sciolsi l’ ”incantesimo”, fui letteralmente sommerso dagli applausi e non vi dico le signore, che sguardi infuocati mi lanciavano!

Dopo qualche mese ero diventato un’altra persona. Soddisfatto, ben pasciuto, e sicuro del mio lavoro. Ogni tanto osservavo con piacere la lista degli appuntamenti che si allungava sempre di più. Ogni nostra esibizione lasciava il segno. Nessuno spettacolo cinematografico o teatrale era più emozionante.
C’era solo una cosa che m’inquietava. Ne parlai con l’amico ma quello mi guardò come fossi stato un marziano.

  • Forse sei un po’ esaurito, forse troppo lavoro tutto insieme, è stato deleterio. Tuttavia, decidi tu, non posso concederti un periodo di riposo al momento, se non te la senti, amici come prima, ma, ognuno per la sua strada.

Ci rimasi male. Mi sarei aspettata più comprensione. D’altronde, pensare di lasciare il lavoro, non era possibile. Decisi di continuare.
Ma, al solo ricordo di ciò che avvenne quel pomeriggio, l’ultimo della mia carriera di lettore, ancora oggi mi si drizzano i capelli.
Ero a casa di un industriale piuttosto noto in cittĂ . Si festeggiava il fidanzamento della figlia. Qualcuno, una giovane signora, mi propose di leggere una storia presa da una raccolta di racconti neri.
Dapprincipio, ne fui contrariato, io avevo preparato una storia fantastica, piuttosto ingarbugliata, ma a lieto fine. Ma la signora insistette e per farmi decidere mi prese in disparte e mi allungò una mancia molto generosa.
Che volete, di fronte a certi argomenti, sono stato sempre molto sensibile. E poi che male c’era, se a quella piacevano i racconti noir. Tanto valeva accontentarla, per me non c’erano problemi, avevo acquisito i segreti del metodo ed ero in grado di affrontare quel testo, anche in prima lettura.
Non appena iniziai a leggere, già dal titolo, una sorta di formula magica, ebbi la sensazione di come l’ambiente circostante subisse una perversione. Non saprei dire ma ogni parola che pronunciavo sembrava contenere il germe di una velenosa infezione capace di contaminare uomini, cose e perfino lo spazio. Un lugubre velo di mistero avvolse la sala e per la prima volta ebbi paura. Le mie parole procedevano incerte evocando da profondi abissi echi di oscure lamentazioni. Il pubblico mi ascoltava immobile, ipnotizzato. Scorgevo negli occhi la paura, quella paura che tanto emozionava e che costituiva il segreto del nostro successo.
Poi però avvenne qualcosa che ancora oggi non so spiegare. Qualcuno o qualcosa era stato evocato. Ne avvertivo la presenza. Cominciai a sudare freddo. Sentivo un dolore lancinante penetrarmi l’anima. E ancora una morsa serrarmi la gola. Mi accorsi all’improvviso che stavo lottando. Nessuno era in grado di aiutarmi. Tutti sembravano immobili con lo sguardo fisso e completamente assenti. Mi sentivo stringere fin quasi a soffocare. Non stavo più leggendo. Stavo vivendo il racconto.
D’improvviso l’incantesimo si ruppe, non so come, e io riuscii a liberarmi dalla stretta e a lanciare un urlo.
Ma non ero stato io a urlare.
Quando finalmente tutti ritornammo allo stato di coscienza, fui applaudito come non mai. La lettura aveva suscitato un tale uragano di emozioni che tutti ne furono entusiasti. Fui letteralmente subissato dalla richiesta di altre serate e fioccarono le prenotazioni. Ero contento, ma anche sconvolto. Cercai invano tra la folla dei miei fans, la giovane signora che mi aveva passato quello stranissimo racconto. Nella sala non c’era e nessuno sembrava averla notata. Anche il libro da cui avevo letto il noir e che ero sicuro di aver lasciato sul leggio, non c’era più, svanito nel nulla. Ero ancora piuttosto confuso quando gli invitati nella sala furono presi da grande agitazione. La figlia dell’industriale era scomparsa.
Poco dopo, le urla isteriche di una cameriera, preannunciarono la tragedia.
La ragazza fu trovata strangolata, dietro una tenda, vicino a una finestra. Sul collo presentava segni orribili di violenza.
La polizia mi arrestò all’alba del mattino seguente. Sul collo della giovane erano state rilevate numerose, le mie impronte digitali.
Chiuso in cella, ancora oggi non so spiegarmi quei fatti misteriosi.
Per quanto abbia cercato di sapere, né il mio avvocato, né altri cui ho fatto la stessa richiesta, hanno mai sentito parlare dell’anziano signore da cui ero stato ingaggiato e del suo metodo di lettura miracoloso.
La giovane signora, invece, quella che mi aveva richiesto il racconto noir, viene tutte le notti a trovarmi. Si siede su una sedia vicino alla mia branda e mi tiene compagnia fintanto che non mi addormento, a volte fino al mattino. Non parla, non dice nulla, si limita a sorridermi con un’espressione mesta. Credo di sapere chi è. L’ho scoperto consultando l’archivio giornalistico nella biblioteca del carcere. Non è stato difficile ricostruire i fatti. E’ il fantasma di una giovane ragazza che fu abbandonata dal fidanzato per un’altra donna, la figlia di un industriale. Poveretta, dal dolore si uccise. Ora è un’anima inquieta cui la vendetta non ha concesso l’eterno riposo.
Se potete, ricordatela nelle vostre preghiere, affinché anche lei, Se Dio vorrà, possa trovare un poco di pace.

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