S.K.1
di Giada Gentili
È il nome, questo, dell’eroe principale, del protagonista di S.K. 1.
Parlare di fanta¬scienza vera e propria sembra un poco falsare i contorni delle intenzioni di Guido Moroni Gelsi.
È vero: si parla in esso di un altro pianeta che un gruppo di terrestri, il giovane Varo Vaschi, il professor Vela e la figlia di costui, Jole, visitano capitandovi per caso, cioè precipitandovi con il loro «stratosferico S.K. 1»: velivolo che più che al futuribile tecnologico sembra imparentarsi con i marchingegni di Robida per altro filtrato da umori decisamente caserecci.
Ma la storia rientra nella sfera del fantastico, del mitico e dell’esotico.
Sembra che Moroni Gelsi non riesca a liberarsi da certi condizionamenti ambientali da lui studiati soprattutto per le vicende salgariane dei thugs strangolatori. Ma è proprio ciò a conferirgli un sapore di originalità che lo distingue da ogni altro fumetto appartenente al filone.
In quell’epoca, dopo il Buck Rogers in the Year 2429 di Dick Calkins e Phillip Nolan e insieme ad altri racconti, trionfavano le strisce raymondiane di Flash Gordon: l’eroe principe dei vagabondi delle stelle, immerso in un alone fiabesco con draghi e strane razze di umanoidi.
Moroni Gelsi non poteva sottrarsi a quel richiamo.
Lo si può notare dalle principali figure che animano l’intreccio del suo racconto: Varo Vaschi è per così dire il Gordon della situazione, mentre il professor Vela sostituisce il savant dr. Zarro e Jole è palesemente Dale. Ma questa somiglianza e le altre, per esempio l’uomo-lupo Upupo, gli uomini-salamandra, l’uomo-tigre, la bestia Orus ecc. pur obbedendo alla medesima matrice in fondo cui si era ispirato Alex Raymond (il mondo della mitologia) riescono ad assumere una singolare compostezza, un cifrario « magico » del tutto inedito.
S.K.1 non ha niente di futuribile. Non vi sono al suo interno marchingegni che oggi possano far gridare al miracolo, cioè abbiano precorso in qualche modo il cammino delle scoperte scientifico-tecnologiche. Anzi vi si respira una certa aria demodé, un certo sapore ottocentesco, dovuto proprio allo stile grafico, inconfondibile, di Guido Moroni Gelsi.
La parabola è anch’essa ingenuamente legata a una mitica civiltà del Ferro e dell’Acciaio: i tre protagonisti finiscono prigionieri di un imperatore appunto del Ferro, quindi si trovano a fronteggiare le ire di Aera, principessa di codesto regno denominato dell’Acciaio.
L’azione è ricca di movimento, di colpi di scena, di agguati, di sorprese: il tutto all’interno di scenografie e di cerimoniali tolti di peso dalle mitologie religiose orientali.
Bello questo fumetto, bello ogni oltre apprezzamento di una lettrice che sta sfogliando da mesi la storia del fumetto.
Non farò la solita omelia sui risvolti sociali e politici.
Godiamoci insieme S.K.1 in santa pace alla faccia delle miserabili scissioni partitiche.