Contrappunti semantici
di Ruggero Scarponi
Maureen ascoltava in silenzio. Sul volto aveva disegnata un’espressione dolente e con le mani torceva nervosa un fazzolettino che portava ora sotto il ciglio inferiore dell’occhio destro, ora del sinistro, per asciugarne lo stillare dell’umore salino.
L’uomo che le stava di fronte, dall’altro lato della scrivania e che sembrava essersi infilato con tutta la testa dentro a una quantità di documenti dai quali faceva risuonare la sua bella voce baritonale era il signor David Steimberg, il direttore della filiale.
Quando questi cessò di elencare la lunga serie di dati che purtroppo la riguardavano, Maureen emise un breve sospiro, socchiuse un poco la bocca, mostrò i preziosi dentini scintillanti, reclinò il capo sulla spalla sinistra e assunse un’espressione mite e supplichevole.
Il signor Steimberg che nel frattempo aveva riordinato le carte che stava esaminando, alzò la testa, la fissò dritto negli occhi con sguardo grave e attese una breve pausa prima di parlare.
- Hmmm - disse – è proprio un bell’ ”imbroglio”.
Maureen sospirò nuovamente e raddrizzò il capo, si eresse sul busto e protese leggermente in avanti il viso incorniciato dal manto ondulato dei capelli color miele che le scendevano fin sulle spalle. Una ciocca, poi, era andata quasi a nasconderle l’occhio sinistro. Si mordicchiò il labbro inferiore e restando in ascolto richiuse le mani sul manico della borsetta che teneva in grembo.
Il Signor Steimberg deglutì vistosamente, prima di continuare: - deve ammettere, signora, che già sei mesi fa l’avevo ammonita di quanto stava rischiando – disse - e lei mi assicurò che avrebbe posto rimedio al sistematico dissesto del suo conto, in rosso da diversi mesi. E oggi dopo tutto questo tempo, cosa abbiamo? Che la situazione è peggiorata. Peggiorata! – aggiunse con un tono incredulo, leggermente stentoreo. - Ora non posso fare più nulla per lei. Questo lo capisce?
Maureen in verità non capiva, si era distratta a causa della ciocca che le era scesa sull’occhio sinistro e che la stava infastidendo non poco. Per questo aveva preso a soffiare con molto impegno, ma molto discretamente, dall’estremità sinistra della bocca, nel tentativo di allontanare i capelli.
- Se potessi venirle incontro – continuò Steimberg - lo farei, ma non posso; come potrei giustificarmi con il Consiglio di Amministrazione? Se sei mesi fa la sua situazione era, per dirla con un eufemismo, grave, oggi è: disastrosa. Lei, signora, ha prodotto un’autentica voragine nei suoi conti e nutro seri dubbi che la banca riuscirà mai a rientrare dei prestiti che le sono stati erogati.
Il Signor Steimberg scosse forte la testa. - No – aggiunse – mi dispiace, così non va, non va proprio. La sua domanda è respinta. Anzi, temo che saremo costretti a chiederle il “rientro” immediato.
A questo punto Steimberg s’arrestò facendo scendere nell’ufficio un silenzio pesante.
Maureen si agitò nervosa sulla sedia. La gonna attillata le procurava un certo fastidio e fu costretta a dissimulare un tentativo di sollevarsi impercettibilmente sia sul fianco destro che sul sinistro per mettersi comoda lasciando trapelare la temporanea insofferenza con una smorfietta che le fece arricciare il naso.
- Sa cosa può significare questo? – disse Steimberg riprendendo il discorso interrotto, a bassa voce – che in caso d’insolvenza, assai probabile, d’altronde, sarò costretto a inviare la pratica all’ufficio legale, con tutte le conseguenze che può immaginare. – E quest’ultima parte la pronunciò rallentando il ritmo, distaccando significativamente le parole.
Maureen scosse la testa per allontanare la ciocca ribelle che ora le aveva occultato per intero l’occhio sinistro e così facendo mise in risalto il bel taglio di capelli tutto morbido e svolazzante.
Il signor Steimberg non poté fare a meno di notare come quel gesto così naturale e spontaneo assumesse in Maureen una grazia speciale. Constatò pure come apparisse debole e indifesa seppure dannatamente bella ed elegante nella sua camicina bianca guarnita sul davanti da fini roselline ricamate. Continuò a fissarla, con un accenno di sorriso sulle labbra, e poi riprese a parlare. - Come vede, signora, la sua, non è una situazione brillante, e io – disse mettendosi una mano sul cuore - ne sono sinceramente addolorato…
Poi si arrestò, in attesa di una qualche reazione, quindi: - Se lei non ha proprio nulla da aggiungere…
Maureen invero si era messa a guardarlo con una strana espressione, come sorpresa e perfino perplessa. - Ma in nome del cielo Maureen – sbottò alla fine Steimberg abbandonando il tono formale di poco prima – Dì qualcosa! Sai bene che mi sono esposto per farti avere quei prestiti! Se non fosse che ci conosciamo da quando eravamo bambini io… e ora ti rendi conto in che razza di situazione mi hai messo? Devi rientrare di un mucchio di soldi e non posso offrirti ulteriori dilazioni. E devi credermi se ti dico che non vorrei dover… perché lo sai bene quanto mi sei cara, vero? Se solo pagassi una parte, anche minima, questo ti farebbe guadagnare del tempo…e in questo caso, io…si…potrei mettere una buona parola con la direzione… insomma, io farei di tutto per aiutarti, Maureen. E’ da tempo che ci penso perché conosco i guai che stai passando, non sono uno sciocco. Credi che non sappia che tuo marito ha perso il lavoro? O quanto costi mantenere due figli al college? Per non parlare del mutuo di casa da pagare e poi, si… le cure, cui una bella donna come te non può rinunciare…Sono spese. Spese correnti tutti i mesi. I prestiti si esauriscono in fretta e poi restano le rate da pagare. Lo capisco Maureen, credimi. E vorrei sinceramente fare qualcosa…se tu fossi disponibile, s’intende.
Maureen ebbe un leggero sussulto che la fece irrigidire sulla sedia. Durò meno di un istante. Poi abbassò il capo e frugò con le mani nella borsetta. Ne estrasse un pacchetto di sigarette e ne prese una. Una lunga sigaretta con il filtro. La prese tra l’indice e il medio della mano destra. Con gesto elegante sollevò la mano all’altezza del mento mentre con lo sguardo fissava interrogativamente Steimberg.
L’uomo assentì con la testa e si affrettò a offrirle del fuoco con l’accendino.
Maureen si sporse con tutto il busto in avanti e serrando la sigaretta tra le labbra l’avvicinò alla fiamma, aspirò lungamente e poi si ritirò appoggiandosi allo schienale della sedia, trattenendo il fumo nei polmoni, un po’ più del necessario.
Espirò una nuvola azzurrina dalla quale guizzò un lampo di luce, riflesso dal brillante incastonato su un anellino che portava all’anulare.
Si raccolse come assorta in pensieri e poi con studiata indolenza sollevato lo sguardo di tre quarti tornò a fissare Steimberg, rimasto in attesa di una risposta affermativa.
Lottò con un invisibile residuo di tabacco che le era rimasto appiccicato sulla lingua. Lo espulse raccogliendolo con le labbra e soffiandolo via. Trattenne la sigaretta tra le dita distese. Ora aveva assunto un’espressione di grande calma e sicurezza.
Steimberg assentì ancora una volta con il capo. Infine, prese tra le sue, la piccola mano sinistra che Maureen aveva abbandonata sul bordo della scrivania e la tenne stretta come volesse scaldarla.
- Vedrai, Maureen, – sussurrò rassicurante – sarò per te come un tutore amorevole e ti garantisco che ne verrai fuori, anzi, che ne verremo fuori, tutti e due – aggiunse, baciandole il palmo aperto della mano che lei gli aveva consentito di tenere.