Il tuo tempo, madre
Di Melina Gennuso
Non allevia, la nostalgia, i segni del cuore
della terra di sole che accendeva vene
giacigli di gelsomini e fiati d'ulivi
e giare antiche colme d'isbisco di memorie.
Memorie che ho di te, madre
partita chissà dove a mani vuote
tu
che hai partorito figli, nutriti al senso
calice d'amore e nenie
fra rintocchi lenti di campane.
Momenti dolci, cormorani al sole
ad asciugarsi immobili
poi liberi di sfiorare arcobaleno.
I melograni, in ogni chicco un sogno
scorreva tra le maree e la quiete di saline
e il ritmo di ombre vacillanti
nell'eclissi di luna blu, nel suo silenzio.
Ancora altre stagioni, le tue cascate d'ore,
non più spora che travolge di passione
ma artigli di affanni e l'oceano del tempo
che si asciuga.
Poi scaglie di un'alba a germogliare pace
nel disadorno tonfo di cose, sogni
sfaldati nel riposo dell'epoca vissuta.
Ma la tua età non ha mai dissolto
quel sorriso che implorava luce.
Ora, madre,
con la tua veste di frumento me vento
nel passo che percorre l'orizzonte,
ti vedo al davanzale d'ogni aurora,
e commossa, quando la luna sale al cuore
e poi, declina.