#166 - 12 settembre 2016
AAA ATTENZIONE - Questo numero rimarr in rete fino alla mezzanotte del 19 aprile, quando lascer il posto al numero 350. Ora MOTTI per TUTTI : - Finch ti morde un lupo, pazienza; quel che secca quando ti morde una pecora ( J.Joyce) - Lo sport l'unica cosa intelligente che possano fare gli imbecilli (M.Maccari) - L'amore ti fa fare cose pazze, io per esempio mi sono sposato (B.Sorrel) - Anche i giorni peggiori hanno il loro lato positivo: finiscono! (J.Mc Henry) - Un uomo intelligente a volte costretto a ubriacarsi per passare il tempo tra gli idioti (E.Hemingway) - Il giornalista colui che sa distinguere il vero dal falso e pubblica il falso (M. Twain) -
Pagine Preziose

Pubblicato per la Arane Editrice un libro che fa riflettere

Prefazione di Dante Maffia - introduzione di Lorenzo Spurio

Migranti

a passi nudi, a cuori scalzi

Poesie d'amore e di denuncia

Quando la poesia bussa non si pone domande, non conosce risposte, non propone soluzioni. S’attarda in quel limite tremendo tra la vita e la morte, lo rende infinito : non è la soluzione che il poeta è capace di proporre. E’ umilmente, semplicemente, l’incontro tra il dolore e chi lo può in qualche modo raccontare. Emigrare dalla propria terra, dalla storia che ti ha costruito, significa migrare da se stessi. Anche il poeta emigra dalle proprie emozioni e approda nelle emozioni dell’alter. Un alter che non è un alieno però, ma un nostro simile, un appartenente alla grande famiglia umana. Che troppo spesso perde nei viaggi, in qualunque viaggio reale o metaforico, la dimensione dell’umanità e naufraga nell’apocalisse dei sentimenti che prova e che suscita.

Abbiamo voluto salvare dal naufragio almeno quel bagaglio terribile di emozioni: al poeta non è concesso altro. Ma nella speranza di salvare il bagaglio loro a volte abbiamo perso il nostro.

Ci siamo identificati provando a restare a galla. Noi con le nostre penne traballanti, in un viaggio dell’anima che non risparmia la sofferenza vera della mente : quella capace di scrivere lo sdegno e la necessità di reagire allo scempio della nostra epoca tristissima.

Così Daniela Fabrizi e Anna Manna firmano il loro libro di poesie, scritto insieme,Migranti a passi nudi, a cuori scalzi per l'editore Aracne.

La silloge di Anna Manna , dal titolo L'Esodo, apre il libro. Poi segue la silloge di Daniela Fabrizi dal titolo L'Esilio.

MigrantiMigranti

Non è il primo tentativo di scrittura allo specchio, già avevano pubblicato negli anni precedenti Donne di luna e di scure-poesie nel web per Il Convivio editore.
Dunque una simbiosi già collaudata, un'amicizia poetica che ha già sperimentato il dialogo.
Ed infatti questo libro ha sicuramente il pregio di mostrarsi subito come un'opera matura, composta, costruita, sostenuta con grande slancio dai molti commenti critici di alto livello.

La tematica drammatica del resto non poteva presentarsi in altro modo.
E le poetesse sono state all'altezza del compito arduo e difficile. Senza mai scadere nell'ovvio, nel banale, nella cronaca , nella polemica.
Le due poetesse hanno fatto poesia, confrontandosi ed immergendosi in una tematica di vasto respiro e di complessa costruzione poetica. Già una silloge a tema unico può spaventare il lavoro di un poeta, qui inoltre e di più, c'è la tragedia che incombe, il dolore che strazia, la visione di un'umanità che naufraga sulle sue idee e nei suoi marosi.

Dante Maffia, il poeta candidato al Premio Nobel per la letteratura, nella prefazione al libro scrive:
...*Sì, la poesia ha molte funzioni, e il poeta, se tale è davvero, deve essere un supremo realista. Ovviamente non nel senso in cui la parola era intesa dai critici quando nacque la moda della cronaca fatta romanzo o poesia, ma nel senso più ampio e universale del termine, perché solo la poesia può svelare, e Platone ce lo ha insegnato, i segreti del Divino, i progetti che stanno nel divenire umano.

Io scrissi, mi si perdoni l’autocitazione, un intero libro sui clandestini, circa venti anni fa.
Lina Sergi lo mise in scena nella sede del Sindacato Scrittori in Corso Vittorio Emanuele a Roma. Adesso ritorna, con la regia di Anna Teresa Eugeni, al Teatro dei Conciatori e perciò sono interessato a opere che fanno sentire una forte indignazione civile.

Le due poetesse non parlano del metafisico e non si muovono nelle confessioni personali; non cincischiano sporcando il vocabolario con casuali accostamenti.
Affrontano le vicende disumane che stanno scuotendo il mondo e lo fanno con quel pathos che è il timbro di garanzia di autentiche vocazioni*...

Questo il giudizio di un grande della poesia. Ma l'introduzione di Lorenzo Spurio, critico letterario e poeta, si inoltra nella tematica allargando lo sguardo alle vicende storiche.

Anna Manna con i suoi versi ci fa sentire con nitidezza le urla rotte, le grida lancinanti, i rumori assordanti e impetuosi, i gorghi rumorosi e affannanti del mare, descrivendoci la tragedia dei barconi che si inabissano in maniera diacronica: dal giorno dominato da un sole all’apparenza timido allo scenario notturno, cupo e privo di conforto nel migrante alle prese con l’avaria del mezzo di trasporto...

...l’altra poetessa, Daniela Fabrizi, si concentra in particolar modo sull’elemento terra.
Anch’essa ci parla del fenomeno... e sottolinea con particolare enfasi nelle sue liriche la durezza dei cuori che si esplica negli elementi di chiusura, recinzione, allontanamento che non fanno altro che esacerbare differenze tra etnie, culture e società contribuendo alla segregazione di alcune e al dominio di altre: “Un certo Abele mi chiamava fratello”, scrive nella poesia “Fratello”...

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