Museo Interattivo del Cinema - Milano
Fritz Lang americano
di Eva Mari
Dal 5 al 28 agosto 2016 presso il MIC - Museo Interattivo del Cinema, Fondazione Cineteca Italiana presenta Fritz Lang Americano, una rassegna dedicata ai film realizzati in America dal maestro tedesco, dopo la fuga dalla Germania nazista.
Dal 1935 fino alla fine degli anni Sessanta Lang infatti si trasferisce negli Stati Uniti dove, pur restando fedele alla sua estetica, s'impossessa dei generi del cinema americano (western, gangster movie, di guerra e d'avventura) e dirige alcuni dei suoi più grandi capolavori, primo fra tutti Furia (1936), denuncia sociale che affronta i temi della giustizia, della vendetta e della fragilità e solitudine dell’individuo di fronte al cinismo della società .
In programma anche Sono innocente (1937), che insieme a Furia e You and Me forma una sorta di “trilogia della critica sociale”: anche qui i protagonisti lottano da soli contro l’ingiustizia e la crudeltà di una società cinica e spietata che non lascia possibilità di fuga né tantomeno salvezza.
Nella retrospettiva alcuni titoli degli anni ’40: La donna del ritratto (1944), thriller inesorabile dove la vita di un professore viene sconvolta dall’incontro con una donna; La strada scarlatta (1945), storia di colpa e degradazione dove nessun personaggio si salva, con Edward G. Robinson nel ruolo di protagonista e Dietro la porta chiusa (1948), titolo meno noto ma non meno inquietante che indaga il tema del doppio.
Degli anni ’50 Il grande caldo (1953), sul tema della vendetta e della corruzione con Glenn Ford, Gloria Grahame e Lee Marvin; Gardenia blu (1953), torbida vicenda di gelosia che, secondo il critico Renato Venturelli, insieme a Quando la città dorme (1956) e L’alibi era perfetto (1956), costituisce la newspaper’s triology.
Certo non poteva mancare il grande western Rancho Notorious (1952), suo terzo e ultimo, che vanta fra gli interpreti Marlene Dietrich; il remake del film di Jean Renoir L’angelo del male (1938), La bestia umana (1955), liberamente tratto dall’omonimo romanzo di Émile Zola e Il covo dei contrabbandieri (1955), “una storia romantica, ambientata nel passato, che fa ricordare Dickens”, come ha dichiarato il regista.
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