Galleria San Fedele - Milano
Orrore in cambogia
Fotografia sociale di Karl Mancini
Resterà aperta fino al 10 giugno presso la Galleria San Fedele a Milano la mostra fotografica “Ghosts from the past” del fotografo Karl Mancini.
La Cambogia è un Paese in grande sviluppo grazie agli ingenti investimenti stranieri degli ultimi anni, soprattutto Russi e Francesi, che hanno contribuito a questo processo cambiando abitudini e stili di vita di una parte del paese. Ma, non molto lontano dalla turistica Serendipity beach di Sianoukville o dai magnifici templi di Angkor, il tanfo delle latrine si sente ancora forte e la gente vive ancora in condizioni disperate.
Lacerata da decenni di guerre, quella che veniva storicamente definita come “Terra del sorriso”, si scontra tuttora con la silenziosa minaccia delle mine antiuomo. La peggiore delle eredità. Dal 1975 al 1979, le mine vennero usate in massa dai Khmer Rossi. Il loro leader Pol Pot fu artefice di una delle più cruente rivoluzioni nella storia dell’umanità, circa 1,8 millioni di persone persero la vita.
Dopo la fine della rivoluzione, nuove mine furono disseminate sul territorio dall’esercito vietnamita e dal governo cambogiano durante la guerra civile fino anche dopo la morte di Pol Pot a metà degli anni 90. Ancora oggi i conflitti interni devastano il tessuto civile del Paese che è tra primi al mondo per numero di amputazioni pro capite: più di 30000 persone hanno perso arti a causa delle mine e degli ordigni militari inesplosi. I più colpiti sono i bambini e i contadini.
Lavorando al progetto “Ghosts from the past” Karl Mancini ha passato quattro anni ad occuparsi del problema, collaborando con diversi gruppi ONG che operano nelle zone delle province di Banteay Meanchey, Krong Pailin, Oddar Meanchey, Preah Vilear, Pursat e Siem Reap, offrendo aiuto a chi ha bisogno di riabilitazione fisica e supporto medico.
Dal 1997 ad oggi più di 150 paesi hanno firmato la Convenzione di Ottawa che vieta la produzione, l’immagazzinamento, l’uso e la vendita delle mine antiuomo. A quindici anni di distanza dalla firma degli accordi di pace, ancora oggi, ogni mese circa venti persone sono vittime di questa piaga. Una famiglia su due in Cambogia ha subito un uccisione da parte dei Khmer Rossi. Molti dissidenti oggi sono tornati nei loro villaggi con il desiderio di superare gli effetti di quella guerra e di poter ricominciare una nuova vita.