#156 - 25 aprile 2016
AAAAA ATTENZIONE - Cari lettori, questo numero rimarrà  in rete fino alla mezzanotte del giorno sabato 30 novembre quando lascerà  il posto al numero 358 - BUONA LETTURA A TUTTI - Ora ecco per voi alcune massime: "Nessun impero, anche se sembra eterno, può durare all'infinito" (Jacques Attali) "I due giorni più importanti della vita sono quello in cui sei nato e quello in cui capisci perchè" (Mark Twain) "L'istruzione è l'arma più potente che puoi utilizzare per cambiare il mondo" (Nelson Mandela) "Io non posso insegnare niente a nessuno, io posso solo farli pensare" (Socrate) «La salute non è un bene di consumo, ma un diritto universale: uniamo gli sforzi perchè i servizi sanitari siano accessibili a tutti». Papa Francesco «Il grado di civiltà  di una nazione non si misura solo sulla forza militare od economica, bensì nella capacità  di assistere, accogliere, curare i più deboli, i sofferenti, i malati. Per questo il modo in cui i medici e il personale sanitario curano i bisognosi misura la grandezza della civiltà  di una nazione e di un popolo». Alberto degli Entusiasti "Ogni mattina il mondo è un foglio di carta bianco e attende che i bambini, attratti dalla sua luminosità , vengano a impregnarlo dei loro colori" (Fabrizio Caramagna)
Poesia

Dal poema "Mi svelo ma in animo nuda"

Mi era compagno un cammello

di Antonio Bruni

Gelosa è la sala da bagno
in cui mi rinchiudo regina
ampliando di casa il silenzio

vapore suonante saluta
invita alla vasca la schiuma
abbonda in riflessi di sfere

mi svelo da lino notturno
al doppio scrutare di specchi
controllo girando i profili

ancora avvenente la curva
di snelle colline il paesaggio
ardita si slancia figura

distendo le braccia e i capelli
il pubblico sento applaudire
mi avverto trionfare nel corpo
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in danza procedo alla vasca
ma al primo contatto del bagno
rallento di mosse la gioia

si calma la pelle nell’acqua
dimentico in bolle di sali
quel primo turgore esultante

si svuota la mente ai colori
che ho dato alla stanza in ricchezza
per renderla alcova ma allegra

affiora da tende l’infanzia
merletti e sorrisi gentili
penombra di casa signora

vapore crescente ha velato
contorni e riflessi cristalli
in nuvola avvolta mi sento
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la lingua istintiva deterge
sudore al di sopra del labbro
ho gola del senso salato

che emano in umore dai pori
lo gusto e non l’offro a nessuno
mi immagino in baffi rossastri

son maschio e mi bacio con cura
mi raspo e mi lecco le labbra
poi mordo ma piano le guance

avverto domanda e risposta
lo scontro e il groviglio di lingue
e godo la resa giù in gola

ma manca chi al collo si avvolga
la stretta di spalle possente
minaccia e promessa di assalto
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turbata mi scorgo allo specchio
a crocchia sollevo i capelli
lontano somiglio a Brigitte

in curva mi lascio alla schiuma
esterni pensieri detergo
richiamo di lotta abbandono

per darmi a lusinga sottile
all’altro versante dei sensi
che gode femminea andatura

son cupide in cerca le mani
si allungano attorno alle braccia
comincia su pelle il mio viaggio

carezza che in onda si muta
arriva sui seni in attesa
ricevo nel palmo le punte
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da sola il mio tocco è perfetto
la giusta pressione alimento
sottile sfiorata soffiata

so dare ai miei pori la scossa
che innesca circuiti segreti
attiva i rimandi dei sensi

conosco lentezza in processo
per far arrivare i messaggi
dai punti lontani e innocenti

fin al gravitare più interno
per dare sommossa al mio antro
pur senza irruzione virile

non reggo compagni maldestri
ed ora son uomo a me stessa
già fremo ed è complice l’acqua
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ricordo una luna di Egitto
deserto gelava le spalle
e mi era compagno un cammello

le gambe ad arcione stringevo
il pelo tra morbido e vivo
leggero un diaframma di tela

il lungo ondeggiare di schiena
notturno mi entrava nei lombi
stupore di marcia nuziale

mi prese in interno un incendio
ignara avvampava la notte
schiudendo il sentiero alla fila

cammelli lamenti velati
spariti gli umani compagni
mi sciolsi nel grido di orgasmo.
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