Dal poema "Mi svelo ma in animo nuda"
Le calze aderenti mi stiro
di Antonio Bruni
Appena suonato intervallo
antico teatro in velluto
appicciano mani tabacco
nel palco con lui sono sola
sollevo la gonna a campana
le calze aderenti mi stiro
appare istintiva di donna
la mossa è studiata e diretta
agli occhi di chi mi accompagna
mi intriga sentirmelo affianco
un tacito braccio mi appoggio
lo sguardo di un cane scozzese
fedele lui cela ardimenti
mi piace attizzarlo in fiammella
gli vieto di uscire a fumare
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indugio nel palco ed espongo
dei rossi capelli l'ondeggio
la rete di gambe e di scollo
un velo accennato sugli occhi
segnala che inizia a turbarsi
ma ostina quell'aria da freddo
ancora non mostro gli artigli
rapace avvicino l'orecchio
il lobo con lingua gli sfioro
il petto profumo poi mi ungo
i polsi le spalle le tempie
qualcuno mi sbircia lì accanto
le braccia mi stringo da sola
il seno prorompe fremendo
offerta divento all’esterno
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lui si alza e mi cinge le spalle
confine e possesso segnala
ingenuo cadendo in tranello
altera di avere successo
veloce trasbordo dal palco
davanti allo specchio nel bagno
arriva colui che sbirciava
anziano ma piccolo e sveglio
solleva la gonna di spalle
trabocco vanitosamente
cavalla che tira stallone
mi lascio al richiamo ferino
non offro disfatta ma attacco
mi giro e gli spacco i calzoni
mi prostro davanti al suo ventre
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il pene leggero si è mosso
padrona desidero armarlo
totale le labbra spalanco
potente son io non il membro
a lui più in possesso non penso
ingoio la forza che ha espresso
sparisce e pretendo che l'altro
serena mi prenda nel palco
ripasso il rossetto e ritorno
inquieto mi attende in silenzio
vertigine fingo e traballo
lui deve sorreggermi ai fianchi
e morbida allento le curve
si sgretola sento il suo ghiaccio
mi parla e diventa carezza
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si infila e mi muove i capelli
la fronte mi sfiora e le labbra
gli rendo più caute risposte
sudando già scopro la guardia
divento paurosa mi fermo
resisto a me stessa e ragiono
mi piace lo voglio procedo
non celo a me stessa l’istinto
assumo dell'atto la guida
lo bacio e comincio a frugarlo
sbottono camicia in un punto
gli insinuo la mano nel petto
capezzoli arrivo a toccargli
allora gli scatta la molla
si intrufola tra le mie gambe
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son pronta si è schiusa la rosa
avverto la prima cascata
mi avvito leggera svolazzo
intorno si accendono luci
decido ignorare la gente
inseguo e dilato la voglia
lui mi entra ed attacca la corsa
lo accetto lo blocco e lo caccio
e brusca interrompo il mio sogno
concludere temo in amaro
così spasimare dei corpi
restare in singhiozzo sospesa
da sola al suo cedere in forza
avendo saggiato il giardino
la sabbia mangiare in deserto.
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