L'evoluzione del virus
Avviso importante
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di Ruggero Scarponi
Fernandino Romani sospettò di essere portatore sano di una rarissima forma di malattia infettiva il giorno stesso dell’esame di licenza liceale. In seguito, numerosi test clinici lo confermarono, ma non ne siamo sicuri. Il caso suscitò molto clamore sui giornali e nella comunità scientifica poiché le più approfondite ricerche non ne rintracciarono il minimo accenno nella letteratura clinica. Così che scoppiarono aspre contese tra gli specialisti per stabilire l’origine patogena della malattia. L’unica cosa su cui tutti concordarono, fu proprio sulla diagnosi. Fernandino era senza dubbio il primo caso di cui si avesse notizia, affetto da una forma mai riscontrata di infezione timica comunicante. Una patologia inverosimile, se non avesse avuto una portata tanto devastante. Fernandino poteva infettare i suoi simili attraverso una modalità sconosciuta alla scienza medica: la comunicazione. E comprese di essere affetto dal male quando si presentò agli orali di licenza.
- Fernandì – lo apostrofò il professore di lettere appena il ragazzo fu seduto di fronte alla commissione – ti vedo stanco, arruffato, e che…?
- Dormito poco – rispose. I professori prima si guardarono tra loro e poi si rivolsero con interesse su Fernandino.
- Dormito poco ? – fece eco il professore di lettere ridacchiando.
- Dormito poco? – esclamarono all’unisono gli altri della commissione, trattenendosi a stento dallo sbottare in una risata.
- Dor…mi…to poco – Confermò confuso Fernandino.
Era troppo. I professori non ressero e cominciarono a ridere a crepapelle tenendosi la pancia incapaci di frenare l’accesso, mentre il povero Fernandino che non aveva chiuso occhio durante la notte nella speranza di recuperare in poche ore un intero anno scolastico da dimenticare, guardava incredulo e preoccupato la scena.
Da fuori le sonore risate dei docenti richiamarono l’attenzione dei bidelli e degli altri candidati. Mentre quelli che già si trovavano nell’aula ne furono violentemente contagiati fino a rotolarsi sul pavimento con le lacrime agli occhi incapaci di resistere all’effetto esilarante prodotto dalle poche parole pronunciate dallo sfortunato ragazzo.
In tutto questo Fernandino assisteva serio all’evolversi della situazione fintanto che il Presidente di commissione stremato non gli ingiunse di ritirarsi.
I professori, all’uscita del ragazzo, tornarono a chetarsi, con qualche fatica. E ripreso finalmente il controllo, dovettero ammettere che Fernandino era un giovane meritevole e che bisognasse premiarlo con un’ottima votazione. Nessuno d’altronde fece obiezione sul fatto che i compiti scritti erano stati disastrosi e l’interrogazione inesistente.
- Parola mia – sentenziò il professore di lettere – quel ragazzo merita…
- merita…eccome! – risposero in coro gli altri.
A questo punto è necessaria una breve digressione. Sentiamo il parere di un luminare nel campo della psichiatria clinica il Professor Miagolin:
- Dunque, professore, siamo all’inizio della storia, l’insorgere della patologia, secondo testimonianze accreditate, è stato appena registrato. Ecco professore, i nostri lettori per prima cosa si domandano quale sia la causa del contagio e quali i rischi nel caso di contaminazione.
Dopo una lunga e sapiente pausa il Professore si espresse nei termini seguenti: - Come uomo di scienza sono costretto a mostrarmi molto scettico di fronte ad un fenomeno inusuale o addirittura unico. Purtroppo la cronaca quotidiana ci ha abituati a episodi in cui il protagonismo e la malafede spesso nascondono il desiderio meschino di un venale guadagno…
- Insomma Professore, lei non ci crede, Fernandino sarebbe nel migliore dei casi un mitomane se non addirittura un…
- Non dico questo. Non ho avuto modo di esaminare il ragazzo e mi riservo ogni dichiarazione in merito.
- Eppure professore avrà seguito in televisione la vicenda dei suoi illustri colleghi contagiati dopo aver tentato di studiare il paziente.
- La televisione, la televisione…Noi uomini di scïenza affrontiamo ogni giorno i mortali nemici del genere umano, chiusi in spogli laboratori, lontano da riflettori e telecamere, pronti a immolarci, se occorre, con umiltà sui sentieri ombrosi della conoscenza sperando solo di portare con il nostro contributo disinteressato, un minuscolo lucignolo che ne rischiari qualche tratto, in grado di far procedere un altro, dopo di noi e così via fino alla fine dei tempi.
Il Professor Miagolin ne sapeva quanto me e voi della cosa e non voleva esporsi in attesa che lo facesse per lui qualche collega meno cauto.
Riprendiamo la storia.
All’uscita dei quadri con le votazioni Fernandino restò senza parole. Aveva ottenuto il massimo. E questo lo fece riflettere. Anche perché da quel giorno, ogni volta che parlava con qualcuno, non poteva evitare di suscitare clamorose risate. La cosa aveva indubbi lati positivi. Insieme alle risate Fernandino incassava anche incondizionate attestazioni di simpatia, ovunque si recasse. Non poteva ordinare un cappuccino al bar senza provocare manifestazioni d’incontrollata ilarità. Naturalmente tutto quel ridere metteva la gente di buon umore. Però c’erano anche situazioni imbarazzanti. Per esempio, dopo l’esame, Fernandino che non era propriamente religioso, ma piuttosto, superstizioso, decise di confessarsi e comunicarsi, prima di andare a vedere i risultati.
Inutile dire cosa avvenne al riguardo. Dopo essersi inginocchiato al confessionale, tutto contrito, non fece in tempo a rispondere alla formula iniziale che il confessore fu colto da un tale accesso di riso da dover fuggire letteralmente a gambe levate come un pazzo. Si può immaginare l’imbarazzo e la vergogna di Fernandino di fronte agli sguardi esterrefatti dei fedeli incapaci di immaginare quale facezia potesse aver compromesso così l’equilibrio del confessore. Ma il peggio doveva avvenire. Fattosi piccolo, piccolo per non attirare l’attenzione, commise l’imperdonabile errore di accostarsi al sacramento dell’Eucaristia. Al sacerdote che gli porgeva l’ostia pronunciando serio e misterioso:
- Il Corpo di Cristo –
rispose a mezza bocca, nella segreta speranza di non essere udito. - Amen –
Tanto bastò. Il sacerdote con espressione di sorpresa e i tratti del volto alterati nello sforzo di contenersi, riuscì a malapena a mettere in salvo le particole prima di rischiare di spargerle ai quattro angoli del sacro tempio in preda a vere e proprie convulsioni mentre all’intorno, l’intera navata sembrava trasformata nella scena di un’improbabile varietà comico. Chi si rotolava da una parte, chi si appoggiava alle colonne, chi sghignazzava senza freno piegato in due sulla balaustra di fronte all’altare maggiore. L’austero edificio echeggiava in ogni angolo di risate inarrestabili.
Fernandino fu colto dalla disperazione.
Torniamo nuovamente dal nostro consulente Professor Miagolin.
- Ma insomma Professore davvero non si può far nulla per questo ragazzo? Dobbiamo rassegnarci a chiedergli di tacere o peggio a inibirgli per via chirurgica la facoltà del linguaggio?
- Mio giovane amico – rispose il Professore. (Per questi professori noi poveri cristi siamo tutti “giovani amici”, cioè, imbecilli) – Mio giovane amico dicevo, la cosa si fa interessante.
- E sarebbe?
- Sarebbe che il nostro Fernandino essendo l’unico portatore sano di questo morbo e mancando quindi i raffronti, le statistiche, i rilievi, è, come dire, come se non fosse malato. Il suo stato è più una peculiarità che una morbilità.
- Si spieghi Professore, noi “giovani amici”, non ne capiamo un gran che di questi giochi di parole. Fernandino è ammalato sì o no?
- E’ che lei la fa semplice, ma noi uomini di scïenza, siamo abituati al calcolo, alle statistiche, alle analisi, alle sintesi, alle comparazioni…In breve di tutto questo nel caso Romani non c’è traccia.
- Non c’è traccia?
- Appunto.
-E che vuol dire allora? - Mah. Questo non lo so. Però il tempo è galantuomo.
- Questo, con rispetto, Professore, lo diceva anche mio nonno, che era ciabattino.
- Una nobile professione, “mio giovane amico”, porti i miei ossequi a suo nonno.
- Si, al cimitero Professò.
La vicenda di Fernandino, da preoccupante che era, finì. No, dico, finì, finì. Cioè non se ne parlò più. Giornali, radio e televisione la dimenticarono o meglio la cancellarono.
Questi fatti che ho narrati avvennero molti anni fa che quasi li ho dimenticati anche io…se non fosse, caso strano ma strano veramente, che da un po’ di tempo a questa parte c’è un tale in televisione che appena apre bocca ridono tutti e ti mette così di buon umore che è proprio simpatico. Ne volete sapere una? Era diventato così simpatico e faceva ridere tutti quanti che gli hanno dato un incarico politico molto importante. Adesso sapete che succede? Che a forza di essere vessati e tassati siamo diventati tutti poveri, ma in compenso, si ride tutti i giorni che è una bellezza. Basta accendere la televisione. Ogni giorno quel signore sta lì a parlare su qualche rete e la gente è così allegra che non gliene frega niente se gli calano un’altra tassa sulla testa. Basta che apra bocca quello, che tutti ci sbellichiamo dalle risate e dopo siamo più felici di prima. All’estero non capiscono, ma da quando il nostro amico ha preso a frequentare le capitali straniere, le cose sono cambiate e le famose dichiarazioni ufficiali durante gli incontri politici, le devono trasmettere in mondovisione e a furor di popolo. E tutta la terra sembra più serena, sempre più povera, più infetta, ma di sicuro più felice.