In occasione dell'inaugurazione per la recente riapertura
Parco d'Arte Contemporanea - Firenze
Enzo Pazzagli
dal "Lastrismo" alle "Particelle Celesti"
Riapre il Parco d'Arte Contemporanea di Enzo Pazzagli a Firenze a fianco del Lungoarno.
23.900 metri quadrati dei quali, circa la metà sono occupati da una grande realizzazione arborea dal titolo "La Trinità : opera composta da 300 cipressi che raffigura due profili e un fronte, particolarmente intriganti se visti soprattutto dall'alto.
E in questo Parco c'è la vita del Maestro: tutte le sue più significative opere - salvo quelle numerose sparse nei musei e nelle collezioni di tutto il mondo - a partire da quel Pegaso simbolo della sua Regione Toscana.
Troppo spazio occuperebbero le descrizioni delle vicende che hanno caratterizzato la vita di questo eclettico artista - e perfino inventore di affascinanti congegni di vita pratica - e ne facciamo ammenda ai nostri lettori invitandoli comunque a curiosare insieme a noi nelle pagine a lui dedicate da i più noti critici d'arte e uomini di cultura che hanno avuto modo di conoscere e seguire fin dai suoi esordi...
In riferimento al Lastrismo (così è appellata la particolare tecnica in cui si esprime il Pazzagli e che, trasformata in **corrente artistica* ne è automaticamente assurto a capofila) così scrive Antonio Berti: "...Enzo Pazzagli non sceglie il legno o la pietra, ma il forte e rude acciaio: sono lastre di circa due o tre centimetri, rielaborate e trasformate in forme infinitamente diverse. Anche i soggetti scelti sono dei più svariati dalle figure umane agli animali fino a sagome astratte e fantastiche...." e Raffaele De Grada aggiunge: "...Appunto le sculture di Pazzagli** ci riportano a queste immagini dell'infanzia, fuori dalla società angusta e arida in cui viviamo, sono il frutto di muna bella fantasia, che può essere anche cinematografica, ma che è anche tanto legata alla tradizione figurativa decorativa della nostra epoca.
"E le sue sculture, stupende per movimento, per agilità e per possanza, vigorose per slancio, hanno una vitalità che soggioga, una dimensione inquietante, l'impronta di un'armonia lungamente ricercata, voluta e sofferta". Così si esprime il giornalista Antonio Gervaso cui fa eco Tommaso Paloscia: "...Quella spessa lamina di metallo, ritagliata con maestria siono ad apparire snella e nervosa, sempra riproporre in termini di estrema modernità il 'Kalipter' etrusco di Acquarossa che è uno dei reperti più noti e ammirati degli scavi nel viterbese."
In una recente ampia antologia dedicata a Pazzagli, si susseguono scritti e considerazioni sulla sua opera di insigni personalità , basti ricordare: Paolo Levi, Marcel Souvage, Gualtietro Da Vià , Dario Di Gravio, Philippe Hoissiasson, Stanislaw Lorentz, Armando Nocentini, Marcello Venturoli...
"L'uso dell'acciaio - scrive Domenico Purificato - nobilitato a espressione d'arte attraverso interventi di maestria professionale ha trasformato anche il laboratorio in una officina di Efesto. Nella fucina di Pazzagli la materia si fa emblema, fantasma, immagine; si trasforma in sagome che simulano scansioni tetemiche, spazi decorativi, rapporti ideogrammatici, sagome umane o mitici animali".
Se ne deduce che un sottile filo rosso lega il pensiero di tutti coloro che si sono cimentati nell'interpretazione dei "Segni" di Enzo Pazzagli e delle novità che ha sempre saputo offrire al suo pubblico nel raccontare con semplicità , sempre, le suggestioni dell'anima...e ancora una volta ci sorprende ora, attraverso questo suo nuovo filone di opere - che accompagnano e illustrano questo breve scritto - al quale l'artista ha voluto dare un nome, ancora una volta suggestivo ed intrigante, di Parcelle Celesti ...un nuovo sconosciuto firmamento di colore capace di rivelarsi ogni giorno nel cuore degli uomini.
"...Non sempre essere nuovi significa essere autenticamente creatori; - scrive Renato Civello - semmai è proprio vero il contrario, se si identifica il nuovo nel capriccio . Ma nel caso di Enzo Pazzagli una idea-forza è riuscita a superare le secchezze dell'azzardo e a farsi poesia.