L’ultimo giapponese
di Dante Fasciolo
Se tutt’intorno ci fosse la pace, allora, il Presidente del Consiglio sarebbe uno sciocco ad imbracciare il fucile e sparare verso ogni dove.
Ma intorno la pace non c’è: diversi gruppi di persone, con addosso divise improbabili ed intercambiabili, si rendono protagonisti, ahime da molto tempo, di battaglie in nome del popolo sovrano e brandiscono poteri che nessuno più è disposto a riconoscergli.
La guerra è in ogni angolo, ogni nuova possibile e necessaria azione per recuperare il tanto tempo perduto mobilita gli interessi corporativi di quanti sentono minare le loro posizioni sociali, ancorchè stantie e anacronistiche, e trovano nelle formazioni politiche giustificazioni legate solo al consenso di parte.
Non c’è chi non veda che il cammino intrapreso è difficile e impegnativo per tutti, ma la logica della conservazione è frenare il nuovo, creare ostacoli anche pretestuosi, siano gli altri a pagare!…non io!
E questo sporco gioco di false idealità cerca di cacciare nella intricata foresta l’”ultimo giapponese” rimasto dell’esercito dei cittadini sfiniti e demotivati, tuttavia in attesa e pronti ad assecondare una possibile riscossa.
Se il dialogo e il buon senso non prevarranno, se la giustizia continuerà a calpestare i deboli, se l’economia resterà concentrata e prigioniera, se l’assurda guerra di posizione non cessa… all’ultimo giapponese non resterà altro che sparare tutte le polveri che ha in canna, aprendo scenari politici imprevedibili.