Tempi...moderni?
Dopitecnologia
di Giuseppe Sanchioni
Apprendiamo dai giornali una cosa di cui eravamo già da tempo convinti. E cioè che la realtà supera di gran lunga la fantasia!
La notizia di cronaca è che in una gara dei mondiali di ciclocross in Belgio è stata scoperta un’atleta che aveva equipaggiato la sua bici con un motore nascosto nel telaio nel tentativo di renderlo invisibile. Insomma aveva dopato la bici invece che se stessa!
Finalmente gli atleti (atleti?) hanno capito che il doping farmacologico è troppo pericoloso per la loro salute, che è un bene prezioso da conservare, e quindi è meglio investire risorse e fantasia per truccare la bici che quando si rompe la rottami e ne prendi una nuova.
Certo questo getterà nello sconforto e creerà nuova disoccupazione in quei laboratori farmaceutici di mezzo mondo che passano il loro tempo a cercare nuove sostanze dopanti non rilevabili dalle analisi e le loro controparti che invece passano il loro tempo ad inventare analisi in grado di rilevare tutto quello che può sembrare doping.
Ma tant’è: consideriamone il lato positivo. Per una porta che si chiude, si apre un portone.
Certo, perché si aprono nuove ed interessanti prospettive di lavoro per chi ha spirito d’iniziativa imprenditoriale. Anzi si potrebbe dire che si è dato il via ad una nuova branca della tecnica, la Dopitecnologia, cioè la scienza che permette di dopare le macchine senza che sia possibile scoprirlo.
Ora viene il momento di quelle officine che una volta magari truccavano semplicemente i motorini e che ora invece, facendo un notevole salto di qualità , passeranno il loro tempo migliore ad installare dispositivi sempre più potenti e miniaturizzati da nascondere ovunque e le loro corrispettive che invece passeranno il loro tempo ad inventare metodi per scoprire i dispositivi stessi.
Certo ci dispiace per quei tipi di sport che non usano mezzi meccanici da dopare tecnologicamente: dovranno continuare con i farmaci e farsene una ragione. Amen.
Che s’ha da fare pe’ vince!