Forse l’autunno
di Giorgio Bisignano
Velo di nostalgia
sulla plumbea volta.
Bagliori lontani, cupi boati,
stravolgono il mio cielo.
Nubi selvagge incalzano rabbiose.
L’Estate ci lascia,
con aspro rimpianto.
Il sapore di mare svanisce
dai corpi abbronzati,
ritorna agli scogli,
fra crepe che mare lambisce
e risucchia nell’acqua profonda.
Occhi smarriti, di bella ragazza
corteggiano quel mare, or desolato,
che la rese felice,nella sabbia e nel sole,
or sfiora il suo corpo
fra lo schernir dell’onde.
Arriva l’autunno,
come un deja-vou,
greve l’odore
di un letto di foglie,
e lacrime del cielo,
nella terra smarrite.
Nubi di orride mosche
sciamano lontano,
spariscono, come fuliggine,
nell’aria ancora calda
del meriggio.
Foglie ormai morte,
dal vento rapite,
fra echi dei monti,
come amori impazziti,
vissuti nel sole,travolti dall’onde
per sempre finiti,
in un grigio mattino.