#147 - 8 febbraio 2016
AAAAA ATTENZIONE - Cari lettori, questo numero rimarrà  in rete fino alla mezzanotte del giorno sabato 30 novembre quando lascerà  il posto al numero 358 - BUONA LETTURA A TUTTI - Ora ecco per voi alcune massime: "Nessun impero, anche se sembra eterno, può durare all'infinito" (Jacques Attali) "I due giorni più importanti della vita sono quello in cui sei nato e quello in cui capisci perchè" (Mark Twain) "L'istruzione è l'arma più potente che puoi utilizzare per cambiare il mondo" (Nelson Mandela) "Io non posso insegnare niente a nessuno, io posso solo farli pensare" (Socrate) «La salute non è un bene di consumo, ma un diritto universale: uniamo gli sforzi perchè i servizi sanitari siano accessibili a tutti». Papa Francesco «Il grado di civiltà  di una nazione non si misura solo sulla forza militare od economica, bensì nella capacità  di assistere, accogliere, curare i più deboli, i sofferenti, i malati. Per questo il modo in cui i medici e il personale sanitario curano i bisognosi misura la grandezza della civiltà  di una nazione e di un popolo». Alberto degli Entusiasti "Ogni mattina il mondo è un foglio di carta bianco e attende che i bambini, attratti dalla sua luminosità , vengano a impregnarlo dei loro colori" (Fabrizio Caramagna)
Poesia

Dal ciclo "esodo"

Naufraghi

Di Anna Manna

Orfani di radici
subimmo la scelta luttuosa dei padri
e sfociammo in un naufragio senza colpa.
Aggrappati alla violenza del dolore
con la mente in anestesia
fummo catapultati nello spazio vuoto
dell’angoscia
e partimmo per forza d’inerzia
senz’altra zavorra che un passato di lutti.
E fu giorno e fu notte
e furono anni di zattere improvvisate alla meglio.
Sfiniti dai giorni ci annientavamo in sonni
pieni di domande
Tentammo ogni onda
senz’altro progetto che la sopravvivenza
e fu pace ogni canto
vero o falso
cullati soltanto da lusinghe
svegliati da ogni temporale
finché l’ansia e la paura
varcarono ogni itinerario
e restammo sospesi nel vuoto di ieri
e ci sembrò conquista
Naufraghi
avvistammo terre sconosciute
Scilla e Cariddi
Caino e Abele
cercavamo comunque la vita
Solidali ci attaccavamo con funi d’ironia
evitando il tarlo dei ricordi
e superammo lo strazio della nostalgia
e le certezze le rubavamo agli occhi dei bambini
sminuzzavamo le voci fino al bisbiglio
per difenderci dall’urlo dell’angoscia
e gonfiavamo a vela le briciole dei sogni
ma non bastavano per andare avanti
e allora ne facemmo reti perché il naufragio
non andasse avanti
Naufraghi
crescevamo ad ogni tempesta
e il vento che ci sbatteva come stracci
finì per asciugare il pianto
Impastati dal sale dei rimpianti
ci indurimmo fino al ghiaccio
e nell’acqua riuscivamo a galleggiare
La deriva diventò ricerca
e l’ansia si fece avventura
Avvistammo altre terre sconosciute
tagliando il nodo di Gordio
con le unghie dei morti
e cercammo la terra promessa
nelle grotte sull’acqua
Mischiati in una processione di derelitti
nei loro occhi scoprimmo la vita
e cominciammo a lanciare parole
per raccontarci il dolore,
dardi che al sole
prendevano a scintillare come stelle
e lasciammo nel mare una scia luminosa
e tracciammo la rotta
senz’altra bussola
che il loro scintillante galleggiare
e scoprimmo tramonti fiorati
e albe di occhi riaccesi
e soli e lune e giorni
d’una insperata resurrezione.

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