#139 - 9 novembre 2015
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Editoriale

Il dio denaro

di Dante Fasciolo

C’è un lungo filo rosso che attraversa verticalmente
l’intera penisola italiana.
Da Milano a Palermo, passando per Roma,
c’è una parola che connota il lavoro
di infaticabili miserevoli personaggi,
una parola che rimbomba sinistramente: Corruzione.

Nasce dalla notte dei tempi e si perpetua
in ogni dove…ovunque è possibile lucrare
a danno di altri e della comunità.
Ma nell’anno 2000 questa piaga, questo tumore
è diventato metastasi nel tessuto delle amministrazioni pubbliche
e trascina tutto nel vortice senza scrupoli.

Una malintesa dottrina liberale
ha sciolto le briglie agli affaristi di turno
e imbizzarriti galoppi invadono praterie incontrollate di denaro.
Ragni velenosi tessono le loro reti ammaliatrici
e moltiplicano strumenti di violenza e di sottomissione
e rendono ciechi, ciechi di paura, chi dovrebbe controllare.

E il tarlo si è insinuato profondamente perfino dentro il Vaticano
al punto da mortificarne l’essenza morale e spirituale.
E proprio di lì, ora più che in precedenza, si eleva una voce,
alta ed autorevole, monito per tutti, credenti o meno,
contro la bramosia del potere e del denaro, strade maestre
che conducono alla devastazione della vita sociale.

Nell’assordante assuefazione della società civile,
il fermo e sofferto richiamo di Papa Francesco
alla vera vita e alla dignità dell’uomo
possa penetrare con forza nel cuore duro di tanti uomini
e scardinare il meccanismo diabolico
che li spinge a così brutale manipolazione delle proprie coscienze.

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