#139 - 9 novembre 2015
AAAAA ATTENZIONE - Cari lettori, questo numero rimarrŕ  in rete fino alla mezzanotte del giorno sabato 30 novembre quando lascerŕ  il posto al numero 358 - BUONA LETTURA A TUTTI - Ora ecco per voi alcune massime: "Nessun impero, anche se sembra eterno, puň durare all'infinito" (Jacques Attali) "I due giorni piů importanti della vita sono quello in cui sei nato e quello in cui capisci perchč" (Mark Twain) "L'istruzione č l'arma piů potente che puoi utilizzare per cambiare il mondo" (Nelson Mandela) "Io non posso insegnare niente a nessuno, io posso solo farli pensare" (Socrate) «La salute non č un bene di consumo, ma un diritto universale: uniamo gli sforzi perchč i servizi sanitari siano accessibili a tutti». Papa Francesco «Il grado di civiltŕ  di una nazione non si misura solo sulla forza militare od economica, bensě nella capacitŕ  di assistere, accogliere, curare i piů deboli, i sofferenti, i malati. Per questo il modo in cui i medici e il personale sanitario curano i bisognosi misura la grandezza della civiltŕ  di una nazione e di un popolo». Alberto degli Entusiasti "Ogni mattina il mondo č un foglio di carta bianco e attende che i bambini, attratti dalla sua luminositŕ , vengano a impregnarlo dei loro colori" (Fabrizio Caramagna)
Racconto

La valigia

di Ruggero Scarponi

C’era, nel sedile di fronte a me, una di quelle valigie classiche piuttosto ingombranti e un po’ fuori-moda, quelle per intenderci, di stoffa a fantasia con i bordi rinforzati in cuoio e borchie di metallo. Non avrebbe attirato la mia attenzione se non fosse stato per il fatto che dal suo interno proveniva un suono insistente, come il tono di chiamata di un cellulare.
Dal momento che il bagaglio era stato lasciato incustodito sul sedile, mi domandavo a chi potesse appartenere.
Trascorso altro tempo e preso dalle mie cose non vi badai più. Ebbi solo modo di constatare che dopo aver letto con interesse il giornale, essere andato alla toilette e aver preso un caffé nella carrozza bar, la valigia era ancora al medesimo posto. Mi guardai intorno, semmai il proprietario fosse nelle vicinanze. Nessuno, l’intero scompartimento sembrava deserto.

  • Prima o poi si farĂ  vivo,- pensai - non posso credere che qualcuno dimentichi una valigia di queste dimensioni; e poi il cellulare… – ma dopo tutto non era un mio problema e con un’alzata di spalle mi disposi a fare un sonnellino rannicchiandomi sul sedile. Chiusi gli occhi e stavo per appisolarmi, quando nuovamente fui disturbato dal suono di quel maledetto cellulare dimenticato nella valigia dallo sconosciuto. Cominciai a innervosirmi.
  • Ma che cavolo! – Esclamai ad alta voce. – Guarda tu come va in giro certa gente! Si dimentica la valigia, il cellulare…E tutto per il gusto di infastidire il prossimo!
  • Se almeno si facesse vivo il controllore, potrei segnalare la cosa e far rimuovere quest’impiastro! – Ero decisamente contrariato.
    Fu poco prima di scendere che come volle Iddio si presentò il controllore.
  • Ah! Finalmente – lo affrontai – era ora!
  • Scusi? qualcosa non va?- rispose
  • Senta, ho dovuto sopportare per tutto il viaggio il fastidio di questa valigia…
    L’uomo mi fissò perplesso e mi sentii in dovere di chiarire.
  • Non è per la valigia, naturalmente! E’ che nel suo interno, il proprietario ha dimenticato un cellulare che non ha fatto altro che squillare per tutto il tempo, impedendomi di riposare…
  • Capisco – rispose flemmatico il funzionario – ma forse, Signore, poteva cambiare posto, la carrozza è praticamente vuota…
  • Ma ho la prenotazione – obiettai
  • Capisco – rispose quello nuovamente, squadrandomi per intero e abbassando la testa.
  • Mi vuol favorire il biglietto, prego?
  • Certo –
  • E… per questa? – lo incalzai indicando la valigia.
    L’uomo mi guardò inespressivo. Poi si curvò sulla valigia, la ispezionò, vide che non recava etichette e che era chiusa a chiave. Allora vi appoggiò l’orecchio in più punti e finalmente una volta risollevato disse:
  • Vedrò quello che si può fare.
  • Ma non potreste emettere un comunicato con l’alto-parlante per avvisare l’eventuale viaggiatore distratto che ha lasciato…?
    Il controllore, accennò di si con la testa, ma senza convinzione e poi disse.
  • Vedremo.
  • Vedremo ? – ribattei infuriato – Tutto qui? E’ questa l’efficienza delle ferrovie? Scriverò alla Direzione…
  • Capisco – rispose e se ne uscì nel corridoio.
    Intanto ero a destinazione. Il treno stava rallentando e io cominciai a prepararmi per scendere. Tirai giù la mia valigia dall’apposito mensolone. Stavo per avviarmi verso la piattaforma di discesa quando di nuovo si sentì squillare il cellulare dentro la valigia.
  • Accidenti! – Esclamai – quella maledetta valigia… Eppure il controllore aveva assicurato…Boh, io comunque piĂą di quanto ho fatto non posso…
    Mi apprestai a scendere. Il treno si fermò con un leggero sussulto e subito dopo saltai giù sulla banchina.
  • Ehi! Ehi Signore – urlò qualcuno – Si fermi…Ha dimenticato il bagaglio!
    Mi girai istintivamente.
    Un fattorino delle ferrovie che si era sporto da un finestrino del treno urlava e si sbracciava al mio indirizzo.
  • Dice a me?
    Domandai incredulo.
  • A lei – Rispose convinto – A lei, sì. Ha dimenticato la valigia!
  • Ma no, guardi che non è mia… – tentati di ribattere, ma il rumore della folla circostante coprì la risposta. L’uomo nel frattempo era scomparso e ai piedi del predellino, sotto lo sportello di discesa, in bella vista, ora si trovava la valigia.
  • Ma è una persecuzione questa – dissi tra me. E poi – Vabbè, chi se ne frega, io la lascio dove sta, tanto non è mia. – E feci per andarmene quando…
  • Signore, Signore, si fermi, credo che questa sia sua… –
    Mi voltai dalla parte di chi aveva parlato. Era un ragazzetto che con un ampio sorriso, convinto di farmi un grosso piacere e con uno sforzo non indifferente mi aveva raggiunto a passo di corsa ed ora mi porgeva la maledetta.
  • L’aveva dimenticata, Signore – disse sussiegoso – per fortuna che me ne sono accorto…E poi dentro ci deve essere il suo cellulare, si sente squillare.
    Restai senza parole. Il ragazzo ci restò male a vedermi così indifferente al suo gesto di cortesia. Mi guardò timoroso e si arrestò.
  • Credevo di averle fatto un favore… – protestò deluso, prima di allontanarsi.
    Ora avevo in mano la valigia.
  • A questo punto – decisi - vado alla polizia ferroviaria e la consegno a loro. - Certo sarĂ  imbarazzante spiegare come mai ne sia in possesso e perchĂ© non ho avvisato il personale del treno e poi come spiegare che sì avevo avvisato il personale e però me la sono portata via e …Un sacco di complicazioni…Se poi il legittimo proprietario dovesse denunciare la mancanza di denaro o altro…- Ok! – Dissi – tanto vale che me la porti a casa, e finalmente scoprirò cosa contiene!
    Fuori dalla stazione presi un taxi.
    L’autista s’incaricò di sistemare le due valigie.
  • le metto nel bagagliaio – disse.
  • Questa no – risposi – questa la tengo con me, debbo vedere alcune cose…
  • Come vuole – assentì quello sistemando la valigia sul sedile.
    Tentai inutilmente di aprirla, non ne volle sapere.
  • Dimenticato la chiave ? – Chiese l’autista del Taxi
  • GiĂ  – Risposi mentre serravo le labbra nello sforzo di aprire la serratura.
  • Succede a tanti, sa –
  • GiĂ  – confermai infastidito.
  • maledetta valigia – Imprecai appena giunto a casa – Voglio proprio vedere chi è piĂą testardo.- E tu! – Urlai all’indirizzo del cellulare che aveva ripreso a squillare – Vuoi stare zitto una buona volta?
    Impugnai un grosso cacciavite e cominciai ad armeggiare sulla serratura.
  • Voglio proprio vedere… – sbottai in preda all’irritazione, visto che non riuscivo neanche a scalfirla.
    Alla fine mi stancai.
  • Basta! – Urlai fuori di me – Questa valigia è maledetta! Domattina la porto da un fabbro.
  • Ora me ne vado a dormire, accidenti a tutto! – conclusi tremante di rabbia.
    Mi sentivo frustrato, non riuscivo ad accettare il fatto che non fossi riuscito a forzare la serratura.
    Avevo la sensazione che fossi coinvolto in qualcosa di misterioso, come una maledizione.
  • Devo disfarmi di quella valigia - pensai.- C’è qualcosa di oscuro, di diabolico che la possiede.
    A letto non riuscii a prendere sonno. L’idea di dormire con quella “cosa” nella stanza accanto, m’inquietava.
    Alla fine non resistetti. Mi alzai, mi rivestii in fretta e presi la valigia con decisione.
  • M’interessa un fico secco di quello che contiene – dissi a denti serrati – ora me ne libero una volta per tutte.
    Furtivo uscii di casa e dopo essermi accertato che non ci fosse nessuno in giro, raggiunsi i cassonetti dell’immondizia che stavano di fronte a una vecchia palazzina a un centinaio di metri da casa mia.
  • Ecco, questo è il posto che ti meriti! – sibilai rabbioso - Sollevai il coperchio e la precipitai nel buio indistinto del cassonetto.
    Poi alzai lo sguardo alle finestre della palazzina per accertarmi che nessuno avesse visto e con il cuore finalmente leggero me ne tornai a casa a dormire.
    Durante la notte una violenta esplosione sconvolse il quartiere.
    I notiziari informarono i cittadini che il noto Boss della malavita John B*** era saltato in aria nella sua automobile mentre parcheggiava a tarda notte nei pressi del suo nascondiglio, un appartamentino di una vecchia palazzina, nella periferia della cittĂ .
    A causare la morte del pregiudicato era stata una bomba ad alto potenziale nascosta all’interno di un’anonima valigia posizionata in un cassonetto.
  • Un probabile regolamento di conti – sentenziò il giornalista al termine del servizio – Un regolamento di conti tra clan rivali della malavita organizzata.
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