Giustizia fai da te
di Dante Fasciolo
Tutto è cominciato come un videogame:
un gioco di parole capaci di evocare scenari improbabili.
Dapprima una sbruffonata: abbiamo “centomilafucili pronti…
vogliamo l’indipendenza della padania…”
verrebbe da ridere se non fosse che la frase, ripetuta piĂą volte,
suonasse come la minaccia di un capopopolo
geograficamente e storicamente analfabeta.
La minaccia muta in azione,
un trattore camuffato da carro armato scorta un uomo,
un arrampicatore guerriero, alla conquista del campanile
che vigila sulla piazza grande di Venezia
per proclamare “Veneto libero”;
No, non è il carnevale di Venezia, ma il carnevale
impigliato nelle menti di sedicenti patrioti rivoluzionari.
Il tempo è come il medico condotto,
lascia che la malattia guarisca da sola…purtroppo però
non tiene conto delle ricadute, pericolosissime.
Fucili pronti a sparare per la causa
e carri armati per schiacciare l’oppressore
diventano simboli di una presunta libertĂ
e si ripropongono in modo piĂą attivo nella contingenza.
I guai irrefrenabili, causati da scontri geopolitici
che accendono miccie tra popoli e nazioni,
si riversano sugli spazi liberi circostanti:
milioni di uomini, donne, anziani e bambini cercano pace.
Fuggono dalla bombe, dalla fame, dalla violenza
e indirizzano la loro vita dove pensano sia possibile vivere ancora,
col sacrificio e col lavoro…e l’amore per i figli.
I tanti che affidano la propria disperazione al mare
e si nutrono di una speranza di un approdo possibile,
ecco la nuova occasione offerta ai cultori del grilletto:
“Alzare i muri, respingere i fuggiaschi, affondare le barche…
bombardare i porti d’imbarco …dichiarare guerra…
e chiedere di intervenire all’odiata Europa
che si vuole abbattere a suon di referendum.
L’idolo delle armi non ha mai prodotto valore,
e l’emulazione è dietro l’angolo:
dalle file dei fanatici qualcuno si mette in evidenza,
mostra la sua arma perfino in TV con spavalderia
a accende nell’animo degli sprovveduti impauriti
l’idea di farsi giustizia da soli uccidendo senza rammarico,
perché questa è la tesi sociale del proprio partito politico.