Filosofia
di Giuseppe Sanchioni
Estate 2015. Il professore rientrando ritirò la posta dalla cassetta. Fra le solite bollette e la solita pubblicità questa volta c’era anche una busta per l’ill. prof. Aristofane Pazienza con nell’angolo in alto a sinistra il logo dell’ateneo. Salì verso casa con in testa una serie di pensieri tumultuosi che sembravano agitarsi e sgomitare per poter uscire. Forse all’ufficio del personale si erano ricordati di lui dopo secoli passati da professore a contratto precario oppure più semplicemente c’era una nuova variazione nel corso assegnato. Chissà .
Entrato in casa mise tutto sul tavolo e azzannato dalla curiositĂ apri la busta e lesse la comunicazione.
“Egr. prof. bla bla bla è stato assegnato bla bla al nuovo corso di filosofia greca bla bla che si terrà nell’Anno Accademico bla bla presso bla bla distinti saluti”
C’era pure un allegato: un foglio con alcune note amministrative ed un elenco di documenti da presentare.
Se non la felicità , che non è di questo mondo, almeno la serenità si impadronì di lui. Finalmente, poteva svolgere il corso sull’argomento che più amava nella vita: la filosofia greca, quella che considerava l’inizio, il trionfo e la fine della filosofia tutta. Poteva parlare dei suoi pensatori preferiti, da Talete ad Aristotele passando per Socrate e Platone.
C’era solo da preparare i documenti e via. Rasserenato si preparò per la cena accendendo la TV proprio mentre il TG mostrava i filmati delle dimostrazioni in piazza Syntagma ad Atene con gli scontri tra manifestanti anti Troika e polizia.
Qualche giorno dopo era pronto per andare in segreteria e soddisfare la burocrazia. E solo li seppe dell’inghippo, il sassolino che inceppa tutto il meccanismo. Per ottenere l’avvio effettivo del corso c’era un ulteriore adempimento formale, almeno così lo chiamarono. Servivano dei soldi per il pagamento delle royalties, che purtroppo l’ateneo non era in grado di effettuare a causa della spending review ormai imperante dappertutto. Si trattava di alcune migliaia di Euro.
Soldi? Pensò il professor Pazienza. E perché mai? Sono io che dovrei essere pagato per tenere il corso. Che idea balzana: pagare per lavorare!
Esclamò un po’ irritato ma anche un po’ sorpreso.
(1-continua)