Un ponte sull'abisso
di Ruggero Scarponi
Mario era giunto alla tarda età per restare completamente solo. Peppina la sua adorata moglie l’aveva lasciato già da molti anni. Se l’era portata via, in poco tempo, un male oscuro.
I suoi figli erano tutti lontani. Se n’erano andati di casa per trovare lavoro e si erano sistemati in altre città . Sebbene i rapporti fossero più che buoni le occasioni per ritrovarsi si riducevano di solito alle festività natalizie e poco più.
Non avendo molto da fare e per tenersi in esercizio, Mario, passeggiava tutti i pomeriggi per certe stradine di campagna dove si ricreava lo spirito a contatto con la bellezza della natura.
Un giorno, mentre rasentava una bassa muraglia invasa dai rovi, lungo un sentiero, notò un insolito particolare. Una piccola lucertola uscita dalla macchia si era messa ad osservarlo.
Naturalmente pensò che si trattasse di un caso e non vi dette importanza.
Ma nei giorni seguenti ogni volta che prendeva il sentiero delimitato dalla bassa muraglia non poteva far a meno di notare come il piccolo sauro fosse lì ad attenderlo.
Di un po’, disse un pomeriggio all’indirizzo della bestiola che lo osservava fisso, senza esserne intimorita, vorresti forse fare amicizia?
L’animaletto restò ancora un poco sulla muraglia, quasi avesse compreso le sue parole e poi si rituffò tra i rovi.
Quei curiosi incontri si ripeterono per qualche settimana.
Per Mario erano diventati un appuntamento importante, forse il momento piĂą bello delle sue solitarie giornate.
Quando giungeva in prossimità della muraglia, sempre alla stessa ora, la lucertola era già lì ad attenderlo, rigida, immobile, con il capo alzato e lo sguardo fisso su di lui.
Mario, un giorno, desideroso di testare la socievolezza dell’animale, si fece coraggio e a rischio di spaventarlo, tentò un approccio più diretto provando ad accarezzarlo sul dorso.
La lucertola sembrò gradire il contatto accettando di essere accarezzata anche sotto la gola e sulla coda.
In ogni caso gli incontri con il simpatico animaletto non si protraevano mai per piĂą di qualche secondo, un minuto, al piĂą.
Tempo che a Mario sembrava brevissimo, mentre al sauro, forse, doveva sembrare piuttosto prolungato.
L’uomo prese l’abitudine di arrivare in anticipo a quegli strani appuntamenti, per godersi l’arrivo dell’animale. Quello sbucare da una vegetazione intricata, impenetrabile, da un mondo dominato dagli istinti primordiali per stabilire un contatto affatto diverso lo incuriosiva oltremodo.
Ad esser franchi era stata la lucertola che per prima aveva lanciato un segnale restando impavida ad osservarlo passeggiare lungo la muraglia, senza ripiombare nella selva come tutti i suoi simili.
Non c’era dubbio, oramai, dopo un’intera settimana, che l’intenzione della lucertola era di stabilire un contatto stabile, qualcosa di simile ad una “conoscenza” e forse ad un’amicizia.
Mario era stupito dalla puntualità dell’animale che compariva ogni giorno alla stessa ora e fantasticava su come potesse accadere che mentre le altre lucertole si dedicavano alle attività per le quali erano predisposte dalla natura, una sola, invece, mossa da chissà quale impulso o istinto, decidesse di investire una parte importante della sua breve vita per esplorare qualcosa di incomprensibile, nel suo habitat.
Una pazzia, pensò Mario, tra gli esseri umani così sarebbe classificata l’intuizione imperscrutabile di un genio.
Mario ridacchiò pensando alle critiche e alle maldicenze che la piccola lucertola doveva attirare su di sé per l’ostinazione a condurre un gioco che non produceva né cibo né sicurezza.
Chi te lo fa fare? Che cosa ci guadagni? Immaginava che le dicessero schernendola le altre compagne. Eppure, anche in quel mondo primordiale, meditò serio, forse, cresceva rigogliosa la pianta dell’invidia. Come tra gli uomini, che facilmente criticano chi si dedica ad imprese rischiose senza ricavarne un compenso immediato, per poi invidiarne i successi e l’intelligenza che n’è stata la causa.
Dopo un’altra settimana Mario non trovò più, presso la muraglia, la sua piccola amica ad attenderlo.
Forse era divenuta il pasto di qualche predatore, o chissĂ .
Purtroppo per l’anziano fu una grave perdita. Ne soffrì come avesse perso una persona cara.
E tuttavia in quel sentiero fuori mano costeggiato dalla bassa muraglia invasa dai rovi era avvenuto un fatto straordinario. Era stato gettato un ponte sopra l’abisso che divide due specie così distanti tra loro come gli esseri umani e i sauri. Un’amicizia era sorta recando conforto e gioia secondo modalità incomprensibili e insondabili.